Il diritto penale del nemico

Per un nuovo garantismo, diritto e codice penale sono un terreno di conflitto.

“Il diritto penale del nemico” è stato il tema dell’affollato incontro del 23 aprile nella Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, in occasione della presentazione di “Forti con i deboli” di Livio Pepino. Un momento di discussione nato a partire da queste prime riflessioni sulle pagine web di DinamoPress e da diversi incontri “dal vivo” al Nuovo Cinema Palazzo sul tema del carcere, della tortura e delle libertà. Percorsi che si sono andati a intrecciare con la nuova Alleanza Ribelle degli studenti universitari.

“I processi contro i movimenti, ultimi i procedimenti per i fatti del 15 ottobre 2011, le leggi liberticide che colpiscono fasce di popolazioni “deboli” e puniscono severamente comportamenti sociali diffusi, come la Bossi Fini e la Fini Giovanardi, l’uso del Codice Rocco e del reato di devastazione e saccheggio, la “carcerizzazione” di ampi settori della popolazione, tutto questo rende necessario intraprendere un percorso di riflessione e conflitto sui temi della giustizia – ha chiarito all’inizio della discussione Guido Farinelli del Cinema Palazzo – superando il “populismo penale” che ha caratterizzato larga parte anche della sinistra in questi anni, costruendo un nuovo garantismo attivo per fare del diritto un terreno di conflitto”.

Francesco Romeo, avvocato penalista e difensore di molti attivisti in processi importanti come quello del 15 ottobre e i processi a carico dei manifestanti per il G8 genovese, ha registrato il progressivo inasprimento delle pene e del trattamento in questi anni a carico di chi protesta e manifesta. “Genova rappresenta la cattiva coscienza della magistratura genovese e italiana – ha detto Romeo. Il via libera a torture e campi di concentramento temporanei è stato dato approvando l’impossibilità per i difensori di vedere gli imputati trattenuti. Genova rappresenta un punto di non ritorno per la militarizzazione del conflitto, la sproporzione della repressione prima e delle pene inflitte poi”. Romeo ha ricordato come la lotta all’eversione degli anni ’70 prima e quella alla mafia poi abbiano reso permanente la legislazione e le pratiche d’emergenza in Italia, minando profondamente la democraticità del nostro sistema, e in ultimo ha criticato il discorso di insediamento di Napolitano: “Quali sono i pericoli eversivi di cui parla? Quale il nemico interno alla stabilità che ha agitato?”.

Augusto Illuminati, filosofo, ha invece sottolineato che – nel clima di un’ambigua tendenza cripto-presidenzialista e di recentissime evocazioni di una piazza “avventurosa e deviante” – “tornano le classi pericolose, e questo lo si rintraccia nella punizione sempre più aspra dei comportamenti marginali o sovversivi e nell’allargamento dell’utilizzo dei reati associativi”. “Non è scontato che i ‘reati di resistenza’, le insorgenze popolari siano puniti così duramente – ha detto Illuminati. “Perfino nei secoli passati spesso questi venivano giustificati dai giuristi di fronte a palesi ingiustizie e al comportamento extralegale dei poteri costituiti. Il populismo penale e il giustizialismo diffusi anche a sinistra convergono con le tendenze autoritarie a smantellare il garantismo, creando l’illusione di sostituire il conflitto sociale con misure processuali”.

Livio Pepino, ex magistrato protagonista dell’esperienza di Magistratura Democratica ed ex membro del Csm, nel suo intervento ha tenuto conto delle sollecitazioni degli altri interlocutori e delle realtà collettive, tenendo assieme la sua esperienza di magistrato con il racconto del suo ultimo libro. Pepino ha spiegato che “il diritto penale è terreno di scontro e di conflitto. Parliamo di diritto del nemico perché sempre di più la pratica e la legislazione segnano la natura di un diritto partigiano sempre con i più forti. Banditi, dissidenti, poveri di queste categorie si riempiono le carceri, e si riempiono non per l’aumentare dei diritti ma per l’irrigidimento delle norme e delle scelte dei magistrati”. Pepino ha parlato espressamente di “un doppio binario”, da una parte il diritto “dei galantuomini” dall’altro “il diritto dei briganti”: se un furto con scasso è punito sempre più duramente, il falso in bilancio per miliardi di euro è di fatto depenalizzato”. Pepino in ultimo ha invitato a ingaggiare “una battaglia che dovrà giocarsi per forza di cosa sul piano legislativo, ma è necessario tenere alta la guardia in difesa di quel minimo di garanzie che rendono possibile l’esercizio del dissenso e del conflitto”.

Intervista a Livio Pepino: