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Il Decreto Flussi sulla spiaggia di Cutro

A seguito delle ultime morti nel Mediterraneo, vicino la costa di Cutro il governo italiano risponde con un Decreto flussi. Ingresso a migranti selezionati, selezionati da datori di lavoro italiani

Nei giorni successivi la strage di Cutro il ministro Lollobrigida ha annunciato l’apertura di un Decreto Flussi straordinario per circa 500 mila persone. Il titolare del dicastero dell’Agricoltura ha dovuto in breve tempo ritrattare, osteggiato da alcuni membri suo stesso governo. Nelle dichiarazioni seguenti la proposta è stata ridimensionata nel complesso di un progetto di quattro o cinque anni, con quote annuali di circa 100 mila migranti. L’intento di programmare gli ingressi semplificando la normativa è stato poi sancito dal consiglio dei ministri convocato nella cittadina crotonese, nel Decreto Legge approvato è stato previsto un piano triennale di flussi.

Le dichiarazioni di Lollobrigida sono state rilasciate due giorni dopo il naufragio, quando ancora l’opinione pubblica era scossa dai corpi senza vita ritrovati tra le onde del mar Jonio. L’annuncio dell’apertura di canali di ingresso legali era anche un diversivo per spostare l’attenzione dalle dichiarazioni disdicevoli del ministro dell’Interno. L’ex prefetto Piantedosi nei giorni della tragedia ha tentato di sottrarsi dalle proprie responsabilità in maniera maldestra, additando i genitori delle piccole vittime come i colpevoli della morte dei loro figli. Eppure le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura dicono di più della semplice cortina di fumo per offuscare le uscite inopportune dei membri del governo. L’obiettivo è governare le migrazioni secondo un duplice canale: aperture legali per migranti “selezionati”; rimpatrio accelerato per gli irregolari.

Chi sono i migranti “selezionati”? La risposta è semplice quelli necessari all’economia italiana per colmare i vuoti nella domanda di lavoro.

Non può essere un caso se pochi giorni dopo, il 10 marzo, il presidente della Coldiretti ha dichiarato che nelle campagne italiane mancano circa 40 mila braccianti per raccogliere la frutta. Prima era stato il turno di Assoturismo che lamentava l’assenza di 50 mila addetti per l’inizio della stagione. Un concetto ribadito dal vicepresidente di Ance, costruttori edili, nell’audizione presso il Senato, dove ha dichiarato che per realizzare i progetti del Pnrr sono necessari circa 65 mila operai in più. Tali dichiarazioni sono la conseguenza delle tendenze del mercato del lavoro italiano post Covid-19, la ripresa economica è avvenuta in maniera diseguale. L’occupazione, infatti, è cresciuta in maniera significativa per gli uomini residenti nelle regioni settentrionali, lasciando indietro le donne e i meridionali. I settori di maggiore aumento dell’occupazione sono stati le costruzioni, gli alloggi e la ristorazione, proprio quelli dove si concentra la presenza dei lavoratori migranti e che sono caratterizzati da bassi salari e prospettive incerte.

Il governo, dunque, sulle spiagge di Steccato di Cutro ha lanciato un messaggio agli imprenditori italiani, dicendo chiaramente: faremo entrare più lavoratori. Anche l’abolizione del Reddito di cittadinanza, infatti, rientra nell’ottica di spingere lavoratori poveri dal Sud verso il Nord, ma tuttavia non basta a colmare il gap occupazionale. Lo strumento prescelto dall’esecutivo è il Decreto Flussi, un dispositivo di legge introdotto dalla Turco-Napolitano e talmente farraginoso da essere adottato per l’ultima volta in via ordinaria nel triennio 2004-06. Da allora solo misure transitorie con quote di ingresso decrescenti.

Il Decreto Flussi si basa sul principio assurdo e impraticabile che il lavoratore migrante trovi un’occupazione direttamente dal paese di partenza.

Facile a dirsi, molto più complicato a realizzarsi: un imprenditore edile, un albergatore o una famiglia dovrebbero assumere uno sconosciuto da un altro paese. Di fatto si tratta di una misura che nel passato è servita per sanare la presenza di coloro che già vivevano e lavoravano in Italia. Molto più semplice sarebbe adottare una norma già presente in alcuni paesi come il permesso di soggiorno per ricerca lavoro rilasciato dalle ambasciate italiane all’estero. Un provvedimento già proposto in passato che permetterebbe a molti di evitare viaggi rischiosi e di arrivare legalmente in Italia.

In questo contesto, le possibilità di ingresso irregolari rimarranno ancora le uniche possibili ma saranno più rischiose, più ostacolate, più dure. I diritti per coloro che riusciranno ad arrivare in Italia diminuiranno con il fondato rischio di ricadere nell’economia sommersa e nello sfruttamento senza limiti. Il decisionismo della presidente del Consiglio mira a governare le migrazioni, ma è impossibile fermare chi vuole una vita migliore soprattutto nell’epoca dalle policrisi in uno scenario globale in cui si combinano guerre, cambiamento climatico, crisi economiche e politiche.

Il governo italiano non ha, tra i suoi poteri, quello di fermare le migrazioni ma può notevolmente incidere sulle condizioni di vita dei migranti in Italia e in Europa e da questo punto di vista la prospettiva è un netto peggioramento.

Immagine di copertina di Openverse di Rafael de Luis