Il Decoro urbano cancella il murales per Roberto Scialabba

“I muri di Roma parlano una lingua diversa da quella della toponomastica “riappacificatrice” di veltroniana memoria, parlano un linguaggio partigiano.”

Solerti sono arrivate le squadre del decoro urbano dell’Ama a cancellare il murales per ricordare Roberto Scialabba (giovane vicino a Lotta Continua assassinato brutalmente da Fioravanti e soci) realizzato a Piazza Don Bosco, li dove il 28 febbraio del 1978 cadde giustiziato dal commando neofascista. La scusa per la rimozione è stata la segnalazione di alcuni genitori della scuola elementare “Antonio De Curtis” sul cui muro era stato realizzato il murales dove erano contenuti “simboli comunisti”, ovvero una falce e martello. Il murales era stato realizzato alla fine della manifestazione per ricordare Roberto lo scorso giovedì in occasione del 35 anniversario del suo omicidio.

Ecco come ha commentato il presidente di Ama Piergiorio Benvenuti l’episodio:„”l’impegno dell’azienda prosegue, quindi, anche su questo versante, ma auspico che cresca la consapevolezza che imbrattare i muri e deturpare l’ambiente urbano in cui viviamo è un malcostume a cui bisogna porre un argine”. Quello che ci viene da pensare è che il malcostume a cui dovrebbe pensare la municipalizzata capitolina sono piuttosto le assunzioni facili e politiche (le municipalizzate riempite di “camerati” di ogni generazione), gli stipendi d’oro ai manager e il flop della raccolta differenziata della Capitale. Viene poi da chiedersi in cosa un murales dai colori accesi e allegri con su scritto “Ogni giorno coltiviamo voglia di libertà”, con il viso di Roberto Scialabba, possa “deturpare” o “imbrattare”; viene anche da chiedersi perché la stessa precipitosa solerzia non venga applicata quando si tratta di cancellare scritte omofobe, fasciste, revisioniste e negazioniste sui muri di Roma, il cui onere della cancellazione se lo assumo in molti territori direttamente i cittadini e le realtà sociali.

C’é poi da aggiungere che il dipinto era stato autorizzato dal Dirigente scolastico della scuola e dal X Municipio. Sandro Medici, presidente del municipio, a così replicato in maniera assai dura all’azione dell’Ama, definendo “squadracce” i gruppi del decoro urbano e dicendosi “indignato e profondamente dispiaciuto per quanto accaduto, una decisione animata da impulsi ideologici di chiara matrice fascista”.

Un vecchio adagio recitava “muri puliti, popoli muti”. I muri di Roma non hanno mai smesso di parlare e si assumono spesso il compito di raccontare e tenere vive storie e memorie. I muri di Roma parlano una lingua diversa da quella della toponomastica “riappacificatrice” di veltroniana memoria, parlano un linguaggio partigiano, perché non sempre la storia può essere “condivisa”, soprattutto con chi tiene una croce celtica al collo. Con chi una volta salito al potere ha perseguito solo gli interessi della sua “parte”, dei suoi vecchi e nuovi camerati, con chi ha foraggiato e coperto le organizzazioni neofasciste. Non ci può essere memoria “istituzionale” e “condivisa” con quei neofascisti, diventati post all’ombra dell’uomo forte Silvio Berlusconi, che ha traghettato al potere dopo decenni di “cordone sanitario”, gran parte dell’estrema destra italiana, eversiva e non.