POTERI

Il balzo felino

Vendola si suicida con l’intercettazione sull’Ilva, ma Sel lo segue

“Perché sghignazza l’affabulatore Nichi, che anzi stavolta si esprime in modo molto semplice e diretto, senza le solite lambiccate metafore e supercazzole?”

Tanti anni fa la politica a sinistra aveva una dimensione tragica. Nel 1963 venne assassinato a Salonicco dai fascisti greci al servizio del governo (Alba Dorata non è una novità) il deputato pacifista e socialista Grigoris Lambrakis. Quella morte scatenò un’ondata di proteste che per un breve periodo spostò gli equilibri politici e fu schiacciata dal golpe del 1967, su tutti i muri apparve la scritta Z, iniziale di Zei, cioè (Lambrakis) vive, ci fu perfino un’inchiesta giudiziaria che individuò i responsabili. Negli atti processuali e poi nel bel film Z che ne trasse Costa-Gavras il giudice istruttore (che dopo il ritorno della democrazia divenne presidente della repubblica e nel film è sobriamente interpretato da Jean-Louis Trintignant) si convince dell’esistenza di un complotto ascoltando imputati, poliziotti e militari che descrivono con il medesimo termine una certa azione: “con un balzo felino”.

Nel 1969 l’anarchico Giuseppe Pinelli, falsamente accusato della strage di stato di piazza Fontana, venne interrogato per giorni, senza difensore, alla Questura di Milano e, secondo i verbali, eludendo la sorveglianza degli affabili interlocutori si sarebbe lanciato “con un balzo felino” fuori dalla finestra, precipitando nel cortile. Si trattò –scrisse il giudice D’Ambrosio, in seguito deputato Pci– di un “malore attivo”, cioè svenne e rimbalzò nel vuoto. Nessuno fu punito, almeno dalla giustizia.

Sono passati tanti anni, appunto, e la sinistra sguazza nella farsa, altro che nella tragedia e nel riscatto. Nichi Vendola è intercettato mentre sghignazza rumorosamente a colloquio con il bustarellaro e insabbiatore Archinà, incaricato delle relazioni pubbliche dell’Ilva. Perché sghignazza l’affabulatore Nichi, che anzi stavolta si esprime in modo molto semplice e diretto, senza le solite lambiccate metafore e supercazzole? Sghignazza sui morti di cancro all’Ilva di Taranto? Non fino a questo punto, ma solo perché il suddetto Archinà ha strappato il microfono dalle mani di un giornalista che voleva chiedere conto a Riva dei morti per cancro e lo ha fatto “con un balzo felino”. Ahah, un vero marchio di fabbrica, meglio del terremoto dell’Aquila per farci due risate sopra, e neppure da solo e brevemente, ma “per un quarto d’ora” e insieme al suo capo gabinetto. Non che manchi sullo sfondo la tragedia –i morti di Taranto, bambini compresi, e gli incolpevoli operai che perdono il lavoro mentre i Riva continuano a incassare soldi a piede libero o ai domiciliari. Ma il carismatico presidente pugliese e leader di Sel (quella “e” della sigla sta per ecologia, figuriamoci!) è figura farsesca, al telefono e quando poi balbetta scuse sostenendo che voleva “ambientalizzare l’Ilva” (sic). Ed è farsesco soprattutto un partito, Sel, che non lo caccia via a calci dieci minuti dopo la diffusione della telefonata, un partito, del resto, i cui dirigente considerano la Leopolda un redivivo Social forum.

Quanto al partito, basti spassionatamente ricordare che il suo ruolo ancillare rispetto al Pd è diventato superfluo nel momento in cui il Pd stesso comincia a darsi un leader ben più popolarmente affabulatorio di Vendola, ancor più superfluo da quanto Alfano offre al governo una stampella da destra. Per non parlare della sua immedesimazione nel capo, una parodia di Berlusconi e Renzi. Non è il caso di infierire, ci sono fra i militanti (meno fra i dirigenti) di Sel tanti bravi compagni che sbagliano, anzi il loro impiccio testimonia una difficoltà di tutti quei movimenti sparsi della sinistra (ultimi Rivoluzione civile e le varie vie maestre che ne hanno ereditato le tentazioni elettorali), che si fanno carico di sostenere il Pd o di attraversarne la crisi con speranze assortite di condizionamento. Le prossime elezioni europee riproporranno tali velleità e per questo bisogna criticarle senza esorcismi.

Quanto al capo, ex-carismatico, non facciamone una tragedia: mica si è buttato pentito in un altoforno dell’Ilva, è saltato ridendo a crepapelle nel bidone della monnezza. Con un balzo felino.