POTERI

Essi vivono. Safari nel Mali

Un Luttwak de’ noantri ci spiega che l’Italia deve intervenire in Mali. Lo vuole l’Onu, lo vuole l’Europa, lo vuole la causa della civiltà.

I precog, i precog! Ancora Ph. K. Dick? No! Uno di quegli pseudo-esperti di terrorismo internazionale che la radio somministra ai sonnacchiosi ascoltatori delle edizioni del mattino, un luttwak de’noantri, ci spiega che l’Italia deve intervenire in Mali –lo vuole l’Onu, lo vuole l’Europa, lo vuole la causa della civiltà–, deve mandare aerei da trasporto e istruttori militari, deve sorvegliare il territorio con ricognitori senza pilota, “droni pre-cognitivi”, punta avanzata di quell’intelligence che serve la giustizia, perché consente di colpire soltanto i guerriglieri senza coinvolgere la popolazione civile. Meglio del caffè, per cominciare la giornata.

Riassumiamo la questione e facciamo qualche scontata previsione. La deposizione del non rimpianto dittatore Gheddafi, complice di Berlusconi e Maroni, fu organizzata direttamente dai servizi segreti inglesi e francesi per rafforzarsi sul mercato del petrolio e del gas a spese di Eni e Gazprom e sostenuta indirettamente da Obama per garantirsi il controllo sulle primavere arabe. Operazione geniale? Tutt’altro! Le conseguenze furono il radicamento di una componente islamica fondamentalista in Cirenaica, lo sgretolamento tribale della Tripolitania e il trasferimento dalla Libia meridionale o Fezzan verso il Sahel di truppe ex-gheddafiane addestrate e con armi moderne, che sono state messe al servizio dei gruppi qaedisti e di semplici banditi. Un risultato altrettanto brillante di quello della campagna d’Irak, che ha portato il governo di quel paese sotto l’influenza iraniana. Ora, normalmente alle grandi potenze di quattro tuareg straccioni non gliene potrebbe fregare di meno, però nel sud dell’Algeria e in Libia ci sta un sacco di petrolio e fra Mali e Niger ci sta un sacco d’uranio e le centrali atomiche francesi non funzionano ad acqua. Dunque, si pone un problema di civiltà occidentale e di intervento umanitario, mica di migranti taglieggiati. Ci sta il petrolio, quindi interveniamo per difendere le donne dal velo e dalle mutilazioni sessuali. Ci sta l’uranio, quindi salvaguardiamo i monumenti di Timbuctu, distrutti dai fanatici come le statue afghane di Buddha, ecc. Tutte cose verissime, ma che valgono solo a certe condizioni. E adesso valgono. Per bloccare l’avanzata degli integralisti islamici e degli indipendentisti tuareg verso la capitale del Mali, Bamako, controllata prima da un governo corrotto e poi da golpisti militari che non saranno tanto meglio, si è precipitato l’ex-dominatore coloniale, la Francia, già presente in Costa d’Avorio per bilanciare l’influenza della nuova strategia africana di Obama. Il quale si guarda bene dall’intervenire sul campo in prima persona, manda qualche drone, aerei-radar e per rifornimento in volo e invita gli europei, i primi interessati, a sostenere lo sforzo bellico francese, per ora non risolutivo. Sui contingenti africani coinvolti stendiamo un velo pietoso.

All’appello rispondono di slancio il ministro degli Esteri Terzi e il ministro della Difesa Di Paola, in contatto con il suo omologo uscente Usa L. Panetta. Forniranno i C-130 per il trasporto delle truppe francesi, la disponibilità degli aeroporti di Trapani e Gioia del Colle (ma forse anche Aviano e Dal Molin, no?), i succitati droni precog e un po’ di carabinieri come istruttori militari. Poi si scoprirà che i ricognitori sganciano bombe come in Kosovo e in Libia, che gli istruttori combattono e allora diventano “i nostri ragazzi”, salutati alla partenza con sventolio di bandiere da ministri e presidenti di Repubblica, Camera e Senato, visitati dai medesimi a Pasqua e Natale con tanto di virile rancio sotto le tende, purtroppo a volte riaccolti all’aeroporto di Ciampino dalle suddette autorità in lutto più eminenze cattoliche e commemorati a S. Maria degli Angeli. La destra parlerà di italiche maschie virtù, il centro-sinistra sosterrà che è la giusta applicazione dell’art. 11 della Costituzione, trattandosi di guerra giusta, autorizzata dall’Onu o dalla Nato o dalla Cee o dalla Cei. Le ingenti spese sono insopprimibili, mica riguardano scuola e sanità, anzi, già che ci siamo, compriamo qualche altro F-35 e attiviamo il Muos per difenderci da negri e beduini fanatici. Il governo di centro-sinistra non sarà certo un ostacolo, magari ci ritroviamo agli Esteri D’Alema, volpe del Tavoliere e aquila del Kosovo. Ci sarà in Parlamento un’opposizione radicale? Magari con alla testa Diliberto, che approvò l’intervento in Jugoslavia…

Adesso non è bene prospettare la guerra insieme alla soppressione delle tasse, del finanziamento ai partiti e della corruzione, al dimezzamento dei parlamentari e dei controlli amministrativi, meglio distrarre il popolo votante con candidature, desistenze, scazzi spettacolari e promesse a ruota libera. Appena finita la campagna elettorale, gli alieni lanceranno la campagna per il nuovo intervento umanitario e spese relative, anzi spiegheranno che loro volevano, sì, ridurre le tasse, ma poi è capitata questa tegola e dunque di pressione fiscale e pareggio del bilancio si parlerà domani. La guerra è pace, la guerra è amore. Ricordare Le déserteur? Monsieur le président… Signor Presidente (non intercettabile)…

Nell’originale di Boris Vian:

Et je dirai aux gens:

Refusez d’obéir

Refusez de la faire

N’allez pas à la guerre

Refusez de partir

S’il faut donner son sang

Allez donner le vôtre

E nella libera versione di Luigi Tenco:

Se c’è da versar sangue

versate solo il vostro;

signori, ecco il mio posto:

io non vi seguo più.

Essi vivono fra noi, sono simili a noi ma a guardarli con gli occhiali giusti si rivelano alieni maligni, scesi quaggiù per ingannarci, sfruttarci e farci del male. I messaggi subliminali che si nascondono dietro le loro accattivanti parole d’ordine vanno decrittati e convertiti: austerità=povertà, sviluppo=recessione, equità=diseguaglianza. They live. Intanto smascheriamoli. Leggi tutte le puntate.