POTERI

Essi Vivono. L’Eletto

Alla fine grande festa al Capranichetta per l’Eletto, come nei B-movies a tema Anticristo.

La stampa italiana si è facilmente adattata a una mitologia cinematografica americana e, come in altri casi (le primarie, appunto), ne ha fatto una scialba parodia. Ricordate il grandioso finale di quel film di John Ford, The Man Who Shot Liberty Valance,1962? Il vecchio e potente senatore Stoddart (James Steward), torna al paese dove aveva iniziato la sua carriera politica, circondato dall’aureola di coraggioso difensore della legge per aver eliminato in duello il bandito Liberty Valance, torna per assistere ai funerali di un oscuro cowboy (John Wayne), il vero uccisore, e confessa al reporter locale come davvero erano andate le cose. Il reporter ci pensa su e decide di non variare l’ormai consolidata leggenda. Nel West –vale a dire nel mondo– quando la leggenda si trasforma in storia, deve essere divulgata per vera: When the legend becomes fact, print the legend. E così le prime pagine dei nostri giornali e gli schermi televisivi spacciano la saga di un’aspra contesa per designare il premier, mentre il colpo decisivo parte dal fucile di Wayne-Monti, che del resto detronizzò effettivamente Berlusconi per conto della finanza e della Germania, dopo anni di cincischio dell’opposizione. Parodia, ovvio, dove l’epica del West (ma Ford aveva sott’occhio anche le imprese gangsteristico-guerresche della famiglia Kennedy) diventa lo scontro fra il Figlio del Benzinaio e Giamburrasca, con tanto di zuffa sulle mail cammellate e annullate.

Domenica Bersani ha serrato i ranghi, incassato il docile voto di Vendola stordito dal profumo di sinistra. offerto una birra a Renzi e si è portato a casa oltre il 60% dei voti nel ballottaggio. Prendete due reazioni a caldo e dite chi c’azzecca. Vendola: «il segno prevalente del voto del nostro popolo è un’uscita a sinistra». D’Alema: «Sono rilassato, ora posso lavorare tranquillamente senza dare battaglia». Il secondo, mi sa. Questo per la tattica e il bastone del comando nel Pd, ma per la sinistra masochista non cambia molto: nelle 50 sfumature di grigio, alla fine a fottere è sempre Christian Grey ovvero Mario Monti.

A questo punto il tentennante Berlusconi si sta decidendo a ridiscendere in campo, per salvare se stesso a spese del proprio partito, e già è iniziata la campagna contro il “comunista” Bersani e lo sventolamento dell’election day per arrivare a consultazioni anticipate a febbraio. Entrambi, Berlusconi e Bersani, ben lieti di legittimarsi a vicenda come nemici mortali e di mantenere il controllo sulla nomina dei deputati conservando l’incostituzionale Porcellum, con il rischio però di foraggiare il populismo grillino e di scontentare Napolitano. Restano pertanto alcune incognite sulla legge elettorale e le sue conseguenze. A Porcellum vigente, la coalizione bersaniana –con Vendola alleato alla Camera e fuso al Senato, dove la soglia di sbarramento è all’8%– avrebbe probabilmente la maggioranza assoluta nelle Camere (di sicuro a Montecitorio, forse a palazzo Madama). Con una nuova truffa calderoliana, un piccolo premio di consolazione andrebbe al partito prevalente (in tal caso Vendola dovrebbe confluire subito nel Pd) e avremmo un Parlamento ingovernabile. Nel primo caso, Bersani potrebbe essere il leader e Monti tenere le chiavi economiche del governo da superministro. Nel secondo, è più probabile una presidenza Monti con una maggioranza fortemente condizionata dal centro (a guida Montezemolo o Casini) e da robusti segmenti di destra in fuga da Berlusconi. Improbabile, visto lo sfacelo della destra e la penosa sceneggiata delle sue primarie, una grande coalizione condizionata da Berlusconi e che comunque vorrebbe Monti per leader. Quanto accomuna tutti i casi ipotizzati è l’adozione dell’agenda Monti. La sostanza del potere dietro la “crosta” della leadership, come per sbaglio si è lasciato scappare Monti. La crosta –ce l’ha detto mirabilmente non un politico ma un romanziere, Aldo Busi– proprio in senso dermatologico, quella che copre il pus. E ognuno ci senta il profumo che vuole.

Alla fine grande festa al Capranichetta per l’Eletto, come nei B-movies a tema Anticristo. Egli preannuncia che non racconterà favole e non pettinerà le bambole, ma condirà ulteriori sacrifici con saporite frasi sullo sviluppo, i giovani e qualche aggiustamento nel personale esecutivo. Con la disoccupazione che tira è umano che abbocchino anche i più alternativi all’interno di uno squalificato ceto politico. Sofferenza, desiderio e passione, cioè soggettività e politica, stanno altrove e si faranno sentire, come il 14 novembre e nelle due settimane successive, da Roma alla Valsusa e Livorno.

Essi vivono fra noi, sono simili a noi ma a guardarli con gli occhiali giusti si rivelano alieni maligni, scesi quaggiù per ingannarci, sfruttarci e farci del male. I messaggi subliminali che si nascondono dietro le loro accattivanti parole d’ordine vanno decrittati e convertiti: austerità=povertà, sviluppo=recessione, equità=diseguaglianza. They live. Intanto smascheriamoli. Leggi tutte le puntate.