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Espulsioni, ovvero comprendere la brutalità del presente

Espulsioni è un testo fondamentale per provare a capire come sta evolvendo il sistema capitalistico.

Attraverso un’eccellente bibliografia il libro costruisce una solida ipotesi servendosi di una “cassetta degli attrezzi” decisamente utile a chi è interessato ad indagare le recenti evoluzioni dell’economia globale. Poiché le parole sono importanti, la ricerca di termini che possano dare significato ai mutamenti socioeconomici in atto, è in realtà difficoltosa e spesso insufficiente, e Saskia Sassen ha il merito di saper trovare le parole “giuste” che anticipa già dal titolo: espulsioni avvengono nelle più disparate sfere della società ad opera di formazioni predatorie che generano una “forma di accumulazione sempre più primitiva”. La brutalità di tale meccanismo socioeconomico genera esclusione, rappresentando la più vistosa differenza con il capitalismo novecentesco, eppure “la complessità concorre a determinare l’invisibilità”: si tratta di forze concettualmente sotterranee. Saskia Sassen per rendere visibili tali movimenti indaga il margine sistemico, “il luogo in cui si estrinseca la dinamica chiave dell’espulsione dai diversi sistemi in gioco: l’economia, la biosfera, il sociale”. C’è un sottile file rosso che lega questioni apparentemente lontane, che vanno dalle foreclosures seguite alla crisi dei subprime e dei CDS (credit default swaps) allo scioglimento del permafrost, dal fracking ai contadini che vengono allontanati dalle loro terre per fare posto a piantagioni di palme da olio, dai profughi alle carcerazioni.

In riferimento alle carcerazioni, si fa un inquietante collegamento con quelle perpetrate dai regimi dittatoriali e si sostiene inoltre che le popolazioni carcerarie, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove si va diffondendo la loro gestione privata, sono “sempre più simili alla versione attuale della manodopera eccedente che caratterizzò i brutali albori del capitalismo moderno”.

In questo contesto nord e sud globale subiscono, seppure in forme spesso diverse, le stesse brutalità. Nel nord si chiama austerity mentre nel sud “programmi di aggiustamento strutturale”, ma il risultato è la stessa contrazione dello spazio dell’economia di un paese, che allo stesso tempo non intacca la redditività delle imprese. Inoltre, tali programmi sono correttamente definiti “regimi destinati a imporre disciplina“.

Illuminante al riguardo il riferimento al caso greco: la Grecia è soltanto un caso particolarmente semplice e accelerato di tale ristrutturazione, che in altri paesi è semplicemente più mediata e quindi più lenta.

Ciò che avviene è una sorta di “pulizia economica” per cui sistematicamente, sempre più frequentemente e in diversi punti del globo viene espulso ciò che è considerato molesto. Sassen si spinge al punto di riconoscere che non si tratta di anomalia o di una qualche crisi ma esattamente “l’attuale approfondimento sistemico dei rapporti capitalistici“.

Tra le conclusioni degne di nota emerge anche la chiamata alla correità degli stati nazione, sì in crisi d’identità ma non semplici vittime della globalizzazione, in quanto “è di fatto il ramo esecutivo del governo che si allinea sostanzialmente al capitale delle società multinazionali”. Saskia Sassen comunque non mitizza la fase keynesiana del capitalismo, anzi la pone correttamente in prospettiva: si è trattato di un periodo in cui l’inclusione era conveniente e dunque necessaria per lo sviluppo economico.

Proprio da questi assunti nasce uno dei quesiti che restano al termine della lettura: se il periodo migliore del capitalismo è stato tale per una pura logica economica, se la sua configurazione attuale non è un’anomalia né una semplice crisi, perché non mettere in discussione il capitalismo in sé? Il secondo quesito è posto tra le righe dalla stessa autrice quando afferma la necessità di concettualizzare lo spazio degli espulsi, perché è lì che sarà possibile agire. Un compito ancora enorme anche se agevolato sicuramente da questo testo. In realtà ritengo che i due quesiti siano collegati e le risposte potrebbero essere trovate più facilmente con il soccorso di qualcuno da Treviri.