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Elezioni in Messico: il paese cambierà rotta?

Per la prima volta AMLO è in vantaggio in ogni sondaggio nel paese latinoamericano, ma quale cambio porterà la sua presidenza?

Domani, domenica 1 luglio, è un importante giorno di elezioni in Messico. Si svolgeranno infatti anzitutto le elezioni presidenziali, ma pure parte del parlamento sarà rinnovata, così come cambieranno i presidenti degli stati che compongono la federazione.

Il paese arriva all’appuntamento stremato dal punto di vista della violenza politica dopo i 6 anni di governo di Enrique PeñaNieto, che ha da un lato compiuto una serie di provvedimenti finalizzati a mercificare le risorse del paese per venderle al mercato sempre affamato delle multinazionali, dall’altro ha accelerato il processo di militarizzazione del paese e di sinergia tra gruppi criminali (focalizzati in armi e droga) e stato, sia a livello federale che a livello microregionale. In questa prospettiva due conseguenze hanno devastato il tessuto sociale del paese: il paramilitarismo si è diffuso capillarmente,al fine di permettere che nessun ostacolo si frapponesse all’estrattivismo,  e i gruppi criminali hanno potuto controllare per intero la rotta migratoria deicentroamericani verso gli Stati Uniti, lucrando in modo atroce sulle loro vite (sequestri, estorsioni, violenze ripetute lungo le varie tappe verso il muro). Sono tanti i simboli di questi sei anni tragici, i tanti nomi di difensori di diritti ambientali ammazzati, le miniere aperte spezzando resistenze locali, i leader indigeni uccisi come il maestro zapatista Galeano, ma forse più di tutti, emblema di questi anni sono i 43 studenti della scuola normale di Ayotzinapa morti assassinati durante una trasferta politica nel settembre 2014, un massacro senza precedenti, aoggi interamente impunito.

Per la terza volta si candida alla presidenza Andrés Manuel López Obrador, conosciuto con l’acronimo di AMLO. Èa capo di un movimento di rinnovamento a sinistra, Morena, nato dopo la sua uscita dal PRD, con il quale si era candidato nel 2006. Per la prima volta, tutti i sondaggi lo dànnoper vincitore. Con lui competono Ricardo Anaya, candidato per il PAN (estrema destra) e il PRD (originariamente centrosinistra, ora diventato partito conservatore), e JoséAntonio Meade, candidato per il PRI (centrodestra) il partito dell’attuale presidente PeñaNieto.

AMLO si presenta con una serie di proposte concentrate nella lotta alla corruzione visto come problema centrale del paese, sbilanciando quindi il focus rispetto al retorico “lotta alla criminalità” della destra, che si traduceva in maggiore militarizzazione e violenza sociale.

In una serie di altri temi, come la collaborazione con gli Stati Uniti, o i trattati di libero commercio, AMLO si sta presentando con proposte moderate di dialogo e compromesso. Bisognerà vedere una volta eletto come le tradurrà in atti legislativi.

Molti analisti ipotizzano che i toni della campagna di AMLO, decisamente moderati e concilianti sono parte di una strategia finalizzata aottenere maggiori consensi, anche nelle fasce moderate della popolazione. Ovviamente però i suoi toni preoccupano non poco i movimenti sociali di sinistra. In un recente comunicato, Las Abejas de Acteal, comunità che sostengono la resistenza zapatista, hanno denunciato che AMLO non rappresenta nessun cambiamento, perché non basta parlare di lotta alla corruzione, è necessario parlare con coraggio di diritti umani e diritti indigeni, cosa che non avviene nei documenti programmatici del candidato alla presidenza.

Proprio per mettere al centro la questione indigena, un anno e mezzo fa il Consiglio Nazionale Indigeno (CNI) aveva scelto una portavoce da candidare alle elezioni, Marichuy. Dinamo haa lungo seguito il suo tentativo di raccogliere le firme necessarie per candidarsi senza avere rappresentanza parlamentare, tentativo poi fallito

Il CNI scrisse allora un comunicato ribadendo che non prende posizione rispetto alla competizione né da indicazione di voto alcuna, ma invita a tornare aorganizzarsi in lotte sociali in tutti gli stati della federazione.

Sarà quindi attraverso le lotte sociali che si produrranno dal 2 luglio in poi la vera possibilità di cambiare il destino di un paese così martoriato da violenza e sopraffazione negli ultimi anni. In ogni caso, sarà pure interessante vedere, nel caso di una vittoria di AMLO, se il contesto politico che verrà a determinarsi sarà più “agibile” per i movimenti sociali oppure se il cambiamento sarà solo del partito che governerà il paese e, per il resto,continueranno invece violenza ed emarginazione che hanno duramente colpito indigeni e classi impoverite del paese in questi anni.