MONDO

Egitto – Vigilia di tensione per la piazza anti Morsi

Ne abbiamo parlato con Laura Cappon, giornalista freelance che vive al Cairo

29/06/2013

Domenica 30 giugno le opposizioni egiziane scenderanno in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Mohamed Morsi, primo presidente democraticamente eletto dopo la Rivoluzione. Il clima in cui si arriva a questa data è carico di tensione, negli scorsi giorni proteste violente in tutto il paese, dal Cairo a Suez, da Port Said ad Alessandria e in tante città minori. Le tende vengono di nuovo piazzate a Piazza Tahrir, sedi dei Fratelli Mussulmani date alle fiamme, centinaia di feriti, tra cui un cittadino americano,tre morti.

Abbiamo parlato di questa vigilia ad alta tensione con Laura Cappon, giornalista freelance che dal 2011 vive al Cairo, in prima fila nel raccontare la Rivoluzione e l’Egitto del post Mubarak. “La situazione è quanto mai incerta e imprevedibile – ci racconta Laura – oggi sono state consegnate dalle opposizioni ventidue milioni di firme per chiedere a Morsi di andarsene, più degli elettori di Morsi e dei Fratelli Mussulmani sottolineano i portavoce della campagna. In molti si chiedono se domani inizierà una nuova rivoluzione. Non lo sappiamo, ma la differenza è che questa volta si tratta di abbattere un governo, per quanto autoritario, democraticamente eletto e con ancora molto consenso, grazie anche agli aiuti ai più poveri elargiti dai Fratelli Mussulmani. Quando è stato abbattuto un governo eletto in passato le soluzioni sono state due: la guerra civile o una giunta militare, come in queste ore molti analisti stanno sottolineando”.

Laura descrive un paese fortemente polarizzato, pro o contro Morsi e il suo governo, ma la differenza è che i Fratelli Mussulmani sanno ricompattare il loro elettorato, fortemente manipolabile a causa degli aiuti materiali che l’organizzazione islamica fornisce agli strati sociali più poveri, l’opposizione è divisa e frastagliata: “in piazza domani ci sarà di tutto: dai Tamarod, ovvero il gruppo di attivisti che ha organizzato la raccolta di firme e che ha saputo riprendere in mano lo spirito migliore della Rivoluzione e le sue istanze di cambiamento, ai nostalgici del vecchio regime, ai sostenitori dei militari. L’opposizione per troppo tempo si è occupata solo di questioni giudiziarie o legali, stando lontano dai bisogni della gente e dalle strade. La verità è che non esiste al momento una leadership alternativa chiara, a cominciare dal principale gruppo il Fronte di Salvezza Nazionale e il dopo Morsi sarebbe un salto nel buio, considerando sempre il ruolo che può giocare in una fase di incertezza l’esercito in un paese come l’Egitto. Esercito a cui in molti cominciano a guardare come possibile garanzia di stabilità e alternativa”

Sullo sfondo delle tensioni politiche del paese, una crisi economica durissima e disuguaglianze sociali proprio come sotto il vecchio regime “in campo economico – spiega Laura – la continuità tra il vecchio regime e il governo dei Fratelli Mussulmani è sostanziale. Il paese senza gli aiuti del Fondo monetario internazionale sarebbe in seria difficoltà, così per garantirseli si continuano sulla linea delle politiche liberiste. Le persone chiedono sempre quelle stesse tre semplici cose che chiedevano durante i giorni della rivoluzione: pane, giustizia sociale e libertà”.

Nei prossimi giorni continueremo a seguire gli sviluppi della situazione egiziana. Intanto se volete seguire Laura Cappon la trovate su twitter @lacappon o la potete ascoltare sulle frequenze del network di Radio Popolare.