ITALIA

Contro disuguaglianze e confini, reclaim the street! Appello per una mobilitazione a Torino

Un appello per una street parade antirazzista nella città di Torino, contro il Decreto Salvini e la deriva autoritaria del Governo

Assistiamo ormai da tempo, in Europa, agli effetti prodotti dalla propaganda contro chi migra e dalla chiusura dei confini nazionali. Le frontiere vengono usate come uno strumento di controllo dei corpi e di costruzione del consenso attraverso il razzismo, il nazionalismo e l’odio per il diverso. La violenza di questi effetti è continuamente presente nelle nostre vite: arresti e respingimenti, caccia all’immigrato e polizia di frontiera fanno da alcuni anni parte dell’esperienza quotidiana. Dal canto suo, la cosiddetta “accoglienza istituzionale” poggia su un sistema che seleziona chi è degno di potersi spostare dal proprio paese e chi immigra invece “illegalmente”. I pochi cui viene riconosciuto lo status di rifugiato sono obbligati a rimanere nel paese di arrivo, spesso alla mercé di cooperative che guadagnano sulla loro pelle o costretti ad entrare nel circuito del caporalato. Chi si vede negata la domanda può invece scegliere tra il rimpatrio in paesi dove regnano guerra e carestia o la “clandestinità”, rischiando così di rimanere intrappolato in traffici illeciti e tratte di manodopera. In breve: i migranti possono essere etichettati diversamente, ma il loro corpo è comunque destinato a essere sfruttato e disciplinato.

Se questo sistema perdura da tempo, in Italia la situazione è divenuta ancora più grave negli ultimi mesi. La Lega e i 5 Stelle, dopo aver cavalcato la giusta rabbia contro la crisi e le politiche d’austerità ed essere così giunti al governo, hanno dichiarato guerra ai poveri e agli sfruttati. Il migrante è additato come capro espiatorio per una popolazione bianca sempre più immiserita: ne risulta una guerra fra ultimi e penultimi, nella quale a guadagnarci sono i ricchi e i potenti, imprenditori italiani o multinazionali. L’endorsement del presidente di Confidustria alla Lega parla chiaro: profitti garantiti e frontiere chiuse sono ora le parole d’ordine da adottare. A sei mesi dalla firma del “contratto di governo”, è ormai chiaro che i respingimenti e i sequestri delle navi operati nel Mediterraneo e le politiche razziste e sessiste della Lega vanno di pari passo con la riduzione delle promesse “sociali” dei 5 Stelle a vuota retorica. Lo sgombero delle occupazioni abitative si accompagna alla riduzione del “reddito di cittadinanza” ad una elemosina moralizzante, in cambio della quale sarà estorto lavoro gratuito. Anche il genere e i corpi sono al centro dell’attacco reazionario pentaleghista: Verona è ufficialmente una “città pro-vita”, nella quale è dunque sempre più difficile esercitare il diritto all’aborto  (già messo a repentaglio dall’obiezione di coscienza), mentre a livello nazionale le soggettività LGBTQI vengono costantemente stigmatizzate. A perderci sono sempre gli stessi: migranti sequestrati in mare ed espulsi; milioni di precari e disoccupati che non percepiranno alcun reddito di cittadinanza; occupanti di case che, in caso di sgombero, non avranno diritto ad alcuna ricollocazione; donne e soggetti non allineati alle norme di genere contro cui si scagliano le politiche demografiche, misogine e familiste del ministro Fontana e del ddl Pillon.

In questo contesto, il “decreto immigrazione e sicurezza” proposto da Salvini è l’emblema del reazionarismo di questo governo. Il confinamento dei corpi migranti e di tutti coloro i quali non risultano conformi al “decoro pubblico” è il contenuto principale del decreto, che introduce misure che richiamano il modello dell’apartheid. La cancellazione della protezione umanitaria per i rifugiati, la revoca del diritto d’asilo per una condanna in primo grado e l’inasprimento delle pene contro le manifestazioni di dissenso sono alcuni dei tratti del regime razziale e securitario che Lega e 5 Stelle vogliono imporre.

Di fronte a tutto ciò non possiamo restare in silenzio: mentre dai palazzi inventano un’invasione che nei fatti non esiste e incitano all’odio, sono molti i gesti di solidarietà che si affermano nelle città. Da Ventimiglia a Riace, da Macerata a Catania, fino alla flotta di Operazione Meditarranea, migliaia di persone rivendicano apertura delle frontiere e libertà di movimento. Queste iniziative non possono restare isolate, devono essere moltiplicate e allargate: mobilitarsi e riprendersi le strade della nostra metropoli diventa allora essenziale. Non solo Torino si trova a pochi passi dalla frontiera francese, dove una rete di solidarietà si è da tempo sviluppata a sostegno dei migranti respinti alla frontiera, ma i 5 Stelle torinesi risultano oggi in piena continuità con il governo pentaleghista nazionale. Non hanno soltanto tradito le promesse elettorali grazie alle quali vinsero le elezioni municipali, ma si preparano ora ad applicare le direttive di Salvini e Di Maio, procedendo allo sgombero degli spazi sociali e delle occupazioni abitative, cioè attaccando quei “beni comuni” dei quali si fregiavano fino a poco tempo fa nelle loro campagne elettorali. L’incontro tra la sindaca e il ministro degli interni sull’espulsione degli abitanti di un’altra palazzina dell’Ex-MOI e lo sgombero del rifugio autogestito per migranti ChezJesus avvenuto a Claviere ne sono la dimostrazione.

Una mobilitazione aperta e trasversale è necessaria per dire che Torino non accetterà il razzismo di Stato e che la nostra città intende rifiutare l’applicazione delle direttive razziste, sessiste e securitarie del Governo, per ribadire che Torino è città aperta e solidale, decisa a schierarsi con chi abbatte confini e frontiere, qualsiasi forma essi assumano. Vogliamo libertà di movimento e autodeterminazione per tutte e tutti: libertà di scegliere in quale paese progettare un futuro, libertà di accettare o meno un lavoro, libertà di scegliere se e quando fare figli.

Facciamo un appello a singoli e collettivi, alle reti di solidarietà migrante, alla cultura e all’arte indipendente, alle associazioni, ai centri sociali, ai sindacati, al movimento transfemminista e queer per una grande giornata di opposizione al governo, una giornata per la libertà di movimento, di espressione, di divertimento, che si muova a partire da alcuni dei quartieri che sono e saranno maggiormente colpiti dalla spirale reazionaria. Le strade e i corpi sono ormai terreno di scontro e siamo pronti a batterci!

Ci vediamo sabato 27 ottobre alle ore 15.  Ritrovo al Baloon, in Corso Giulio Cesare
per una street parade musicale, meticcia, libera e solidale! Contro razzismo e confini, No al Decreto Salvini!

 

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