ROMA

Prima dell’Estate Romana: il Torneo Nistri a Tor Marancia

Negli anni Sessanta l’Estate romana non c’era ancora. A Tor Marancia invece un evento del tutto straordinario, in grado di animare le settimane tra giugno e luglio, era il Torneo notturno Industria e Sport dedicato a Umberto Nistri, il fondatore dell’Ottica Meccanica Italiana.

Negli anni Sessanta l’Estate romana non c’era ancora. Renato Nicolini era solo un brillante studente di Architettura e il suo estro di Assessore alla Cultura avrebbe dovuto aspettare le giunte di Giulio Carlo Argan, di Petroselli e Vetere, per venire fuori. Nelle periferie, assolate e disperse intorno a Roma, la “bella estate” voleva dire il bagno in marrana o al massimo il treno per Ostia, l’andata e ritorno dei “fagottari” al mare o in campagna mentre, per chi restava in città, c’era solo da svoltare la giornata tra un baretto, una grattachecca al chiosco o un film al cinema “dei preti”.

Lo stabilimento OMI alla Vasca Navale

A Tor Marancia invece un evento del tutto straordinario, in grado di animare le settimane tra giugno e luglio, era il Torneo notturno Industria e Sport dedicato a Umberto Nistri, il fondatore dell’Ottica Meccanica Italiana. Al tempo delle Olimpiadi l’OMI aveva conosciuto un’espansione particolare: riprendeva quota la sua proposta di strumenti ottici di precisione, si rafforzava la sua posizione nel campo dell’aerofotogrammetria e crescevano le quote di partecipazione legate all’industria bellica.

L’industria con sede alla Vasca Navale aveva allora modo di avventurarsi pure in campi nuovi: suoi i primi brevetti di particolari fotocamere a colori o l’ideazione del Cinebox cioè un nuovo tipo di juke-box, che consentiva di scegliere e ascoltare la canzone preferita mentre contemporaneamente sul suo schermo si proiettava, a mo’ di moderno videoclip, un breve filmato.

La classe operaia targata OMI era fortemente sindacalizzata e la tuta blu d’officina, a stretto contatto con i quadri tecnici, aveva le caratteristiche dell’operaio professionale, molto protetto dalla conduzione paternalistica dei Nistri e da quella consociativa di Cgil e Pci.

Corteo interno OMI

Un punto di forza in quella stagione, capace anche di farsi volano promozionale per l’attività industriale, fu il rafforzamento del Dopolavoro aziendale che realizzò in zona Tor Marancia un impianto sportivo di qualità. In questo impianto, che qualcuno arrivò a definire la “Scala del calcio proletario”, prese piedi una società dilettantistica di successo, capace di arrivare anche in serie D, di avere una scuola calcio di livello nazionale e in grado di lanciare campioni come l’indimenticato capitano giallorosso Agostino Di Bartolomei. Uno degli eventi che resero fama a quel Gruppo sportivo fu appunto il Torneo Nistri. Era un appuntamento estivo fisso per gli abitanti dei lotti di Tor Marancia e non solo. Tredici le edizioni del Torneo disputato tra il 1960 e il 1971 (nel 1961 fu stagione doppia) e questo articolo ricorda i protagonisti di quelle serate.

Dunque, c’era una volta l’OMI: il suo campo, le sue squadre e i suoi tornei. L’indirizzo storico di via Livio Agresti 13 è scomparso. Seppellito per anni dietro una distesa di rovi, detriti e sterpaglie, è oggi soppiantato da un impianto di megatonnellate di cemento e ambizioni. Un impianto, algido e asettico, freddo come una legge di mercato, che ha recuperato un’area ma che per ora ha sfrattato i ragazzi del quartiere e le voci che animavano le infinite discussioni del dopopartita al bar di Mario o di Checchina. Ma lasciando da parte rabbia e rammarico è forse ora il caso di mettere in moto la macchina del tempo e ricordare i nomi e i volti che riempivano quel terreno. La memoria, forse ballerina ma colma d’affetto, é tutta per chi gli anni del “Nistri” li ha vissuti da protagonista, scarpini ai piedi, sudore e polvere sulla maglietta, voglia incrollabile di vivere “à bout de souffle” il gioco più bello del mondo.

Tormarancia ’65

«Stagioni buone quelle passate allo stadio di Tor Marancia» – ricorda Franco Santini, bomber semipro degli anni ’60 – «Ho avuto la fortuna di giocarci sia con la maglia nerazzurra della Stefer che con quella dell’Omi e ancora ricordo quella finale quando segnai un gol di testa che valse per noi la conquista del trofeo. Certo i dilettanti d’una volta non erano mica quelli d’adesso. Una prima categoria d’allora tranquillamente potrebbe oggi dire la sua perfino in C2».

Orgoglio di veterano a parte, il ricordo del numero 9 aziendale fissa un momento magico per l’Ottica Meccanica Italiana. È la seconda edizione del torneo, fine giugno ’62, e la gestione Seguiti è in piena espansione. I campioni d’Italia juniores dell’anno prima sono cresciuti ed ora si battono alla pari con avversari titolati.

Nistri, OMI

Nell’Italia del boom allo stadio, in curva sud, s’entrava con 500 lire, più 60 di “soccorso invernale”. Al Nistri invece “co’ du’ piotte” svoltavi l’estate romana e gli spalti erano pieni di fantasie pallonare a far la sponda con i Mondiali in Cile. Nella finale del ’62 a Santiago il Brasile senza Pelé ma con Amarildo, Zito e Vava batte la Cecoslovacchia per 3 a 1; l’Omi di Armando Minicozzi fa 0 a 0 con la Roma allenata da Masetti, batte il Mantova e s’impone alla Tevere Roma vincendo così il suo Trofeo Industria e Sport.

Gli eroi di quel mese di luglio hanno nomi di borgata e facce scampate ai tiri delle sassaiole o alle nuotate in marrana ma, dalle parti di San Quintino -come é chiamata quella parte di Tormarancio, piena di palazzoni alti e non più sbilenchi, che s’affaccia sul campo dell’Omi- c’è ancora chi cita Granito in porta e Maccarelli stopper, Lullo in attacco con Patacchini, Severa e Pazienza.

La “Scala” del calcio proletario, per tutti gli anni ’60, era una tappa obbligata per chi s’occupava di sport. Gli attori che calcavano quel palcoscenico, a campionati conclusi, spesso erano nomi già noti, talenti già sbocciati, precoci frequentatori dell’Olimpico in cerca non di facili affermazioni ma di salutari prove di carattere. L’anno prima era stata la Roma di Ginulfi, Carpenetti e De Sisti a vincere battendo per 1 a 0 la Lazio con un gol di Fusco imbeccato da “Picchio”. Poi toccherà ad altri esaltarsi in sfide che si rinnovavano ad ogni fine stagione.

Nel ’64 vince la Lazio di D’Amato ai rigori sul Milan ma due anni dopo i giallorossi ristabiliscono le distanze. Al Nistri s’ammira il Milan del giovane Prati, la Samp, il Napoli, la Juventus allenata da Dino Da Costa con Bettega e Viganò in campo. Anche Herrera, mago poco ispirato a sud della linea gotica, non mancherà di farsi vedere sulla panchina giallorossa per guidare i babies o rampognare la voglia scamuffa dei già collaudati Enzo e Carloni.

OMI, corteo

Arriva il ’68 e il calcio romano “di periferia” vive un buon momento. Roma e Lazio soffrono tempi duri ma in campo giovanile l’OMI detta legge, l’Ostiense di presidente Anzalone vince la finale allievi e la Stefer allenata da Baragatti batte il Sora 3 a 0 imponendosi nella Coppa Italia dilettanti. L’Almas di Silvestro De Angelis aggiunge ai suoi trofei anche l’Industria e Sport dell’anno della contestazione. Gli schemi di Krieziu e Andreoli liquidano la Reggiana, Nunzi é il miglior giocatore del torneo ed è Sandro Natalini, futuro pro-sindaco di Roma, a offrire al 26′ la palla del gol vincente a Santarelli.

Un anno da incorniciare e per tanti motivi. Benvenuti regola Griffith e Bitossi pedala più forte dei belgi. C’era un po’ di “sana confusione” in giro per il mondo e a Parigi perfino i calciatori si muovono: il 23 maggio viene occupata la federazione con dentro i dirigenti Delaunay e Degaugnez, accusati di guidare “la mafia degli allenatori”. Su Avenue d’Ena sventola un drappo rosso e in Italia l’avvocato Campana fonda un sindacato che gli scioperi li convoca ma non li fa.

A ognuno il suo “assalto al cielo”. Al campo di via Agresti accorrono in tremila ogni sera e il più entusiasta sembra essere il cronista dell’epoca: «…una pagnottella, una birra, uno stick e via sugli spalti a tifare. Partite alla morte, frenetiche, spareggi, tempi supplementari, calci di rigore, rivincite sospirate un anno. Signori questo é il Nistri…».

Un’euforia destinata a spegnersi presto. La crisi é in agguato e sono ultimi bagliori quelli che s’accendono all’esordio degli anni settanta. L’OMI vince il titolo italiano juniores e con Jacovone, Izzo e Sparacca, allenata da Martorelli passa in serie D. Arriva però cotta all’ultimo torneo estivo che reca il nome del suo presidente. «Aver partecipato e vinto l’ultima edizione del Nistri» – ha confessato una volta Francesco Quintini – «è un’emozione per me altrettanto forte del debutto, in prima squadra tra i pali dell’Olimpico, avvenuto pochi mesi dopo». La Roma del ragazzo di Tor Marancia, con Vichi a duellare con D’Amico e con il giovanissimo Agostino Di Bartolomei entrato al secondo tempo a segnare la svolta alla partita, batte la Lazio 2 a 1 e va poi a vincere in finale, contro l’Inter, di misura nei tempi supplementari.