PRECARIETÀ

Da Bologna: il report dello Strike Meeting

Reddito, lavoro migrante, sindacalismo sociale, comunicazione, i temi fondamentali discussi dallo Strike Meeting bolognese. Il report della due giorni per rilanciare la lotta contro la precarietà

Il 14 Novembre 2014, con il primo esperimento di Sciopero Sociale, abbiamo lanciato una sfida: «organizzare l’inorganizzabile», mettere in comunicazione figure del lavoro diverse unite e separate dalla precarietà, aprire una possibilità concreta di insubordinazione in un mondo del lavoro che fa della precarietà la regola. A un anno dal 14N ci siamo ritrovati nella terza edizione dello StrikeMeeting, per interrogarci su come essere all’altezza di questa sfida. Una due giorni di assemblee e workshop, in cui, in tante e in tanti, abbiamo rimesso al centro il processo dello sciopero sociale e grazie a un confronto ricco, profondo e immediatamente pratico, abbiamo trovato nuova linfa vitale con cui ripartire.

Agire nella frammentazione del mercato del lavoro, ricomporre una molteplicità di figure lavorative e costruire dispositivi capaci di organizzarle sul territorio verso un nuovo sciopero sociale: questi sono gli obiettivi che ci siamo posti nella discussione comune.

Siamo partiti dalla verifica del lavoro avviato nell’ultimo anno: dal successo del #14N ai limiti organizzativi riscontrati dopo il secondo Strike Meeting, dalla potenza comunicativa degli strikers alla mancata connessione delle vertenze territoriali, dalla sperimentazione politica e relazionale del processo dello sciopero sociale alle campagne individuate comunemente ma a volte senza sufficienti ricadute materiali.

Abbiamo avviato un processo di condivisione delle esperienze esistenti nei diversi territori, ci siamo confrontati sugli strumenti per potenziare le molteplici vertenze e le molecolari lotte, ci siamo interrogati sul mutualismo tra le lotte e l’organizzazione delle stesse, per riuscire a trovare elementi programmatici comuni. Sappiamo che le nostre difficoltà hanno ragioni oggettive, soprattutto nel momento in cui le politiche aggressivamente neoliberali del governo Renzi aumeno la frammentazione e la divisione tra le diverse figure del lavoro. Partiamo dal dato che, sino a oggi, siamo stati in grado di mettere in campo forme di resistenza parziali, spesso ancorate ad ambiti territoriali e settoriali, e per questo insufficienti.

Superare questo limite è possibile, costruendo ampi ed incisivi spazi in cui connettere vertenze, esperienze diffuse e concrete di mutualismo e di sindacalismo sociale, facendo del progetto dello sciopero sociale la prospettiva politica capace di unificare, amplificare e potenziare le lotte esistenti all’interno di un percorso comune. Su queste basi, da qui in avanti dovremo riuscire a dare concretezza ai processi di organizzazione tra i territori, a lavorare sugli elementi programmatici comuni, a condividere e a connettere sempre più le diverse esperienze di lotta. Riusciremo a costruire coalizioni, ricomporre divisioni, superare i limiti delle singolarità, organizzare e potenziare le varie istanze e le diverse vertenze, allargare la partecipazione e la mobilitazione, solo se riusciremo ad insistere con continuità sui dispositivi organizzativi e di costruzione di una prospettiva politica comune. È in questa prospettiva che si sono svolti i diversi workshop organizzati a Bologna.

WS Formazione e Ricerca.

Nel tavolo tematico dedicato alla formazione e alla ricerca siamo partiti da una considerazione: il crescente intervento di riforma e regolazione in senso spiccatamente neoliberale della scuola e dell’università sta trasformando i luoghi dei saperi in palestre di addestramento alla precarietà e alla sua accettazione rassegnata. In particolare, l’imposizione dei dispositivi di valutazione causano al tempo stesso un’agevolazione per il lavoro gratuito e invisibile e una limitazione degli spazi di autonomia delle pratiche della ricerca.

Per rispondere in modo concreto alla necessità di tracciare e costruire intersezione fra i mondi della formazione e della ricerca abbiamo ritenuto centrali i percorsi di lotta già attivi sull’opposizione ai nuovi parametri ISEE e sull’estensione della DIS-COLL al precariato di ricerca. Il percorso dello sciopero sociale deve partire da queste due linee vertenziali e trasformarle in strumenti capaci di generare una più ampia riflessione e proposta di organizzazione e lotta dentro e oltre i mondi della formazione e della ricerca, per rivendicare reddito di fronte alle crescenti forme di lavoro gratuito, non riconosciuto o sottopagato. Pretendiamo che l’Università sia un luogo nel quale il lavoro, in quanto tale, venga riconosciuto e retribuito. Dopo aver vissuto la data del 13 Novembre, che ha visto scioperare insieme studenti e insegnanti in occasione dello sciopero della scuola convocato dai COBAS, continueremo questo cammino nella giornata internazionale degli studenti del 17 novembre, con l’ambizione di intrecciare sempre di più i percorsi di conflitto e di lotta che stanno maturando nel mondo dei saperi e contribuire alla costruzione degli Stati Generali della Formazione e della Ricerca, convocati per il prossimo gennaio dal Coordinamento Ricercatori e Ricercatrici Non Strutturati/e Universitari.

WS Reddito, Salario, Welfare, Lavoro Migrante.

Il workshop “Reddito, salario, welfare, lavoro migrante” è partito dalla messa in comune di diverse analisi attorno a questi nodi per provare a tracciare linee di azione alternative a quelle imposte dalla crisi. Da una parte si è registrata la necessità di smarcarsi dalla retorica renziana che etichetta il reddito come misura assistenziale mentre ne fa una leva centrale di un nuovo progetto di workfare, e di mettere a tema l’espansione delle forme di lavoro gratuito come quelle sperimentate nell’ambito di grandi eventi come Expo e il Giubileo, l’uso dei voucher come strumento per obbligare a una completa disponibilità al lavoro e il più generale attacco ai salari. Dall’altra si sono messe in comune alcune esperienze di vertenzialità che si sono aperte sui vari territori, come la campagna per la legge di iniziativa popolare sul reddito garantito in Campania o quella “Garantiamoci un futuro” nel Lazio. A partire dall’esigenza di offrire una cornice politica comune alle diverse esperienze di lotta e sindacalismo sociale e di rilanciare il progetto politico dello sciopero sociale, è emersa l’esigenza di elaborare una Carta degli strikers che tracci le linee guida di analisi e proposta politica all’interno delle quali le diverse azioni territoriali possano trovare una cornice di senso complessiva e puntare ad allargarsi ad altri soggetti non ancora coinvolti nel progetto dello sciopero sociale. Qui dovranno trovare spazio ed essere approfondite le rivendicazioni programmatiche di welfare e reddito, salario minimo e permesso di soggiorno europei, rivendicazioni la cui forza politica sta nel nesso che va costruito tra esse. Riconoscendo la centralità della mobilità e del suo governo nelle trasformazioni contemporanee del lavoro e il protagonismo di lavoratori e lavoratrici migranti nelle lotte degli ultimi anni, inoltre, si è assunta la data del 1° marzo, già indicata nel Transnational Strike Meeting di Poznan, come un’occasione collettiva per costruire un processo di mobilitazione che, attorno alle figure del lavoro migrante, riesca a far parlare le molteplici forme del lavoro contemporaneo.

WS Strumenti territoriali, organizzzione e sindacalismo sociale.

Il workshop “Strumenti territoriali, organizzazione e sindacalismo sociale” ha rilanciato la sfida organizzativa al percorso della coalizione per lo sciopero sociale. Siamo partiti dai limiti e dai punti di blocco del processo organizzativo, per superarli, per riprendere il cammino e intensificare la ricerca comune. Abbiamo da subito indagato le possibili relazioni tra le esperienze concrete di sindacalismo sociale e di mutualismo raccontate durante il workshop, assumendo la difficoltà di trasformare le singole vertenze in percorsi di organizzazione e mobilitazione comune, andando ad agire su un frammentato mondo del lavoro. In questo primo e produttivo confronto abbiamo descritto e indagato le esperienze di lotta esistenti nei diversi territori ma anche gli strumenti utilizzati, rintracciandone efficacia e possibilità di trovare modalità di connessione, continuità e condivisione. Le attività di servizio (assistenza legale e fiscale) – portate avanti nei tanti sportelli che quotidianamente animiamo – sono state discusse come un’esperienza importante da sperimentare (anche se non risolutiva) dentro il processo di sindacalizzazione sociale. Siamo consapevoli che l’ottica di servizio è stata anche strumento di spoliticizzazione delle lotte sul lavoro negli ultimi anni. Per questo, il lavoro di assistenza e di sportello e soprattutto l’attività sindacale nel suo complesso – nelle nuove forme e nel nuovo stile relazionale che caratterizzano le esperienze descritte nel workshop– devono porsi l’obiettivo di individuare nuove traiettorie di politicizzazione. Da qui l’esigenza espressa da molti di provare a mettere in comune queste esperienze di social corner in un appuntamento formativo a Napoli nel mese di Dicembre. Oltre ad assumere questo spazio come raccordo delle vertenze in essere con sostegno condiviso in varie forme, il confronto tra le tante esperienze ci ha permesso di individuare non solo possibili strumenti condivisi ma anche terreni programmatici comuni: lavoro del terzo settore, e quindi non solo compressione salariale ma sempre più lavoro gratuito; lavoro autonomo e quindi working poor, esclusione dal welfare, accanimento fiscale e previdenziale; lavoro migrante, ricatto del permesso di soggiorno e connessione col lavoro di accoglienza. La sfida e il progetto di uno sciopero capace di coinvolgere ed essere spazio di presa di parola di tutte queste figure insieme, con tutte le difficoltà che contiene, rappresenta in questo senso essa stessa uno strumento di organizzazione che intendiamo rimettere in campo con forza.

WS Comunicazione.

Il workshop “Comunicazione” ha ragionato sulla riorganizzazione del media sociale a partire dall’esigenza di rinnovare l’attitudine che aveva caratterizzato i primi mesi di sperimentazione, la valorizzazione dell’intelligenza collettiva e una comunicazione intesa, immediatamente, come pratica politica. Abbiamo letto la potenza espressiva degli strikers proprio nella capacità che hanno avuto dei semplici pittogrammi di moltiplicarsi nell’etere e nei territori, spesso, e per fortuna, superando i materiali da noi prodotti. In tanti e tante, da piccole realtà territoriali a singoli, hanno potuto, attraverso gli strikers, prendere parola durante la giornata del #14N, riadattando grafiche sulle proprie specifiche esigenze, inserendosi in questo modo in un coro di voci e riconoscendosi l’un l’altra nelle differenze di una condizione comune. In altri casi gli strikers sono diventati parte integrante del linguaggio di alcune vertenze e lotte specifiche, come nel caso della Coalizione27f. In questo senso, vogliamo che la comunicazione sia una tra le possibili pratiche di mutualismo da mettere a disposizione del processo dello Sciopero Sociale, capace di mettere in connessione esperienze, competenze e prospettive, fornendo strumenti utili tanto nel dare visibilità alle lotte e ai percorsi, quanto a produrre la narrazione e il linguaggio delle nuove forme di sciopero e di riappropriazione di tempi e qualità della vita. Per fare questo, immaginiamo un doppio lavoro. Da una parte riprendere una riflessione sul linguaggio politico, ineludibile, tanto sul piano della forma quanto del contenuto, trovandoci immersi in una società dell’iperconnettività e dell’informazione veloce che non lascia tempo alla riflessione e che continua, spesso riuscendoci, a produrre narrazioni tossiche, che noi dobbiamo avere la capacità di smontare, affinchè altre trovino spazio. Dall’altra riaggiornare gli strumenti a disposizione, recuperandone alcuni che hanno funzionato molto bene, come le declaration, la produzione di video, le bionarrazioni e intregrando elementi più agili e dinamici, come le motion graphic, o producendo veri e propri Vademecum capaci di chiarire quali sono gli strumenti a disposizione. È anche emersa, dalla plenaria conclusiva, la necessità di riarticolare il sito dello Sciopero Sociale con una parte dedicata alla cartografia e all’inchiesta, alla mappatura delle vertenze e degli sportelli esistenti, e di definire una redazione e trasformarlo in uno spazio pubblico e partecipato di confronto su determinati focus.

Conclusioni e prossimi appuntamenti.

Alcune iniziative comuni sono state individuate attorno a questi elementi: una data di mobilitazione nel mese di Dicembre attraverso la quale rilanciare il progetto dello sciopero sociale con iniziative coordinate nei territori a partire dalla cornice politica condivisa della Carta degli strikers; la giornata di mobilitazione del Primo marzo, assunta come centrale durante l’incontro del Transnational Social Strike a Poznan, che diventa occasione per avviare un processo ampio di mobilitazione e in vista della quale si propone un’assemblea organizzativa nel mese di Dicembre.

Ripartiamo dalle proposte programmatiche fatte durante lo Strike Meeting. Ripartiamo dalla prima settimana di dicembre in cui mettere in pratica iniziative che, sulla base della Carta degli strikers, facciano emergere temi e specificità, come quella del lavoro gratuito, all’interno della cornice politica dello sciopero sociale. Ripartiamo dal 1 marzo e dalla possibilità di avviare un processo di mobilitazione a partire dalle figure del lavoro migrante e ampliandolo alle molteplici forme del lavoro contemporaneo.

La sfida e il progetto dello sciopero sociale sono ancora in campo!

*tratto da scioperosociale.it