TERRITORI

Corteo a Niscemi, migliaia contro il Muos fino alla base Usa

In cinquemila nonostante i divieti della questura e le cariche della polizia hanno raggiunto le reti davanti alle antenne del Muos, riconquistando il diritto a manifestare. Il 27 marzo la sentenza del Tar, mentre il movimento annuncia nuove mobilitazioni.

Niscemi, 1 marzo: un serpentone si muove attraverso la sughereta lungo un percorso totalmente militarizzato, per ribadire la contrarietà all’installazione delle antenne Muos, che sono state terminate poche settimane fa, anche se l’entrata in funzione delle stesse è prevista tra un anno. Ma come sottolineano i comitati, la lotta non si ferma qui, perché fin da subito la mobilitazione no muos ha tenuto assieme istanze differenti capaci di comporre in una battaglia di lungo periodo diversi elementi quali il rifiuto della guerra e della militarizzazione del territorio, la difesa dell’ambiente e l”autodeterminazione, la denuncia dell’impatto delle antenne Muos sulla salute degli abitanti della zona.

Ieri nonostante la pioggia e le provocazioni poliziesche un corteo pacifico ma determinato a praticare gli obiettivi prefissati è tornato a percorrere le strade della sughereta, sfidando il divieto imposto dalla Questura: arrivati davanti alle reti del cancello 1, entrata principale della base, la polizia ha caricato il corteo e manganellato i manifestanti, tra cui diversi hanno subito ferite. Il corteo ha però continuato il suo percorso avanzando fino ad arrivare alle antenne del Muos, per riprendersi con determinazione il diritto a manifestare e dimostratre di non voler arretrare di fronte al divieto che la Questura ha imposto il giorno prima.

La zona off-limits del cancello n. 4, da dove è visibile il Muos, è stata comunque raggiunta dai manifestanti, che come segnalato già prima del corteo, intendevano arrivare simbolicamente davanti alle antenne per vedere con i propri occhi le nuove antenne, per squarciare il velo di invisibilità che la Questura avrebbe voluto imporre, memore dell’invasione della base Usa dello scorso 9 agosto, quando ancora i lavori di installazione delle antenne erano bloccati (ripreso poche settimane dopo la grande manifestazione di agosto). “Essere di nuovo in tanti per continuare questa battaglia, nonostante il completamento dei lavori, e le provocazioni della Questura, ” dicono dal comitato di base di Modica “era il nostro obiettivo, così come quello di arrivare davanti alle antenne, non accettando alcun divieto, praticando e difendendo il diritto a manifestare”. “E’ inaccettabile impedire al corteo di arrivare davanti all’obiettivo della contestazione” continua Paola Ottaviano, avvocato del team legale No Muos.

Dopo la giornata di ieri, il movimento non si ferma e annuncia già la prossima manifestazione per il 25 aprile, quando i comitati da tutta la Sicilia torneranno a mobilitarsi. Prima, però, un’altra data importante per la battaglia contro il Muos sarà il 27 marzo, giorno in cui si pronuncerà il Tar, rispetto a tutti i ricorsi presentati.

“Vi sono infatti diversi ricorsi su cui il Tar sarà chiamato a pronunciarsi” ci dice ancora Paola Ottaviano, “ da quello presentato dal Comune di Niscemi nel 2011, a cui aderiscono anche i comitati, Legambiente ed altre associazioni, fino ai due ricorsi presentati dal ministero della difesa contro la regione per la revoca temporanea di Crocetta, il ricorso presentato da Legambiente contro la revoca della revoca ed infine il ricorso presentato da diversi comuni siciliani, tra cui Vittoria, Acate, Ragusa etc.”.

“Il 27 marzo”, continua Paola Ottaviano “sarà una data importante in cui mobilitarsi, se il tar dovesse dare ragione ai ricorsi contro il Muos, le autorizzazioni non sarebbero più valide e vi sarebbe la necessità di ricominciare l’iter burocratico dall’inizio, con conseguente impossibilità da parte della Us Navy di mettere in funzione le antenne del Muos”. Ma intanto i movimenti dovranno continuare a tenere alta l’attenzione sul tema preparandosi ad una primavera di conflitto tutta da costruire.

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