ITALIA

Contratto Rom

Il contratto di governo liquida in poche righe il destino di migliaia di persone appartenenti alla popolazione rom, considerate un pericolo per la sicurezza e il decoro delle città.

Tra le molte voci del “contratto” di governo tra Lega e 5 Stelle, compaiono poche righe dedicate ai rom. In cui si dice che verranno progressivamente smantellati i campi, tutti i campi, sia quelli irregolari che quelli regolari. Non c’è però scritto che fine faranno coloro che ci abitano e quale dovrà essere il destino di chi è italiano e su cui quindi non grava l’espulsione (o, come eufemisticamente lo chiama la sindaca Raggi, “rimpatrio assistito”) in un eventuale paese di provenienza.

Le parole sono pietre, e quelle del cosiddetto “contratto” appaiono particolarmente dure da digerire. A cominciare dalla stessa nuova denominazione dell’accordo, che diventa “contratto” a indicare che il governo è una entità squisitamente aziendale, non un patto sociale, non una acquisizione politica. E, quindi, come tale, deve fare profitti e tagliare i rami secchi. Tra questi, i rom, appunto.

Nell’ultima stesura del “contratto” i campi da chiudere diventano tutti. Non solo quelli irregolari anche se la fretta, l’indifferenza o l’ignoranza fanno dichiarare (nero su bianco) che nei campi ci sono attualmente 40 mila persone (in realtà sono 28 mila) a fronte di una popolazione totale rom di 120/180 mila persone. Segno, se qualcuno sapesse leggere e far di conto, che da un minimo di 100 mila a un massimo di 150 mila rom hanno trovato, senza alcun sostegno da parte di nessun governo né locale né nazionale, né ora né in passato, forme proprie di stabilità.

Ma questo non conta perché, si legge ancora nel “contratto”: «Negli ultimi anni il dilagare dei campi nomadi, l’aumento esponenziale di reati commessi dai loro abitanti e le pessime condizioni igienico sanitarie a cui sono sottoposti a reso tale fenomeno un grave problema sociale con manifestazioni esasperate soprattutto nelle periferie urbane coinvolte». In altre parole, è colpa dei rom se c’è nei loro confronti intolleranza e razzismo. È colpa loro se ricevono trattamenti inumani e degradanti da parte delle istituzioni. È colpa loro se vengono varate Strategie europee e stanziati considerevoli fondi per migliorare le loro condizioni di vita e quelle stesse leggi vengono ignorate e i fondi addirittura spariscono nel nulla.

Quanto al presunto “aumento esponenziale dei reati”, è l’Unar, l’ufficio del governo contro le discriminazioni e il razzismo, a dichiarare che «non esistono dati che certifichino una maggiore incidenza di furti e crimini nella popolazione rom, se non l’ovvia constatazione che nella marginalità e nell’indigenza si delinque più facilmente. Mentre una cosa è certa: la famigerata “emergenza nomadi” inventata da Alemanno sindaco in nome della quale si sono potute compiere le più orrende persecuzioni è stata dichiarata illegittima dalla Cassazione «per assenza di un effettivo pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica». Nessun dato ha mai dimostrato ad esempio l’incremento di determinate tipologie di reati a causa della presenza di rom.

Ci sarà tempo (forse) di ragionare a mente fredda sui reali risvolti che avrà il “contratto” sui rom. Se dovessimo giudicare dalle iniziative prese di recente dalla giunta romana, c’è da preoccuparsi parecchio perché la delibera dello scorso aprile, di modifica di quella varata (e fallita) solo pochi mesi prima, è un’ autentica groviera. Infatti, sono più i buchi che la sostanza, fermo restando che la sostanza è essa stessa, un disastro. Ma di questo parleremo in seguito.

Per ora, e sempre con spirito di collaborazione e a dire il vero (temiamo) con non poca apprensione, ecco le prime dichiarazioni di Davide Casadio, presidente della federazione Sinti e Rom (una tra le molte associazioni): «molti Rom e Sinti hanno votato Lega e 5 Stelle. Noi condividiamo la chiusura dei campi perché i grandi campi sono per noi sinonimo di segregazione, di chiusura, di emarginazione. Favoriscono la nascita di pregiudizi tra le persone. Sono alla base della nostra stigmatizzazione».

Ma, al momento nessuno degli estensori del “contratto” ha interpellato i diretti interessati, altrimenti magari avrebbe potuto prevedere ciò che i rom chiedono da sempre: ad esempio cambiare la legge 38 del 2001 che considera i campi nei terreni privati abusi edilizi e dare la possibilità di insediarsi, sul modello dell’Emilia Romagna, in micro aree o terreni privati. «Questo significa prevedere – dice Casadio – che in un campo possa essere ospitata una famiglia allargata e non di più. Con Salvini e Di Maio vogliamo collaborare. Solo una cosa chiediamo: che non facciano politica sulle spalle di Rom e Sinti».

L’autrice fa parte dell’associazione di promozione sociale “Cittadinanza e minoranze”