ROMA

Contestata la vicepresidente colombiana a Villa Borghese: «Basta massacri»

Nel pomeriggio del 26 ottobre la comunità colombiana a Roma ha manifestato il suo dissenso nei confronti della presenza della ministra degli esteri e vice-presidente della Colombia Marta Lucía Ramírez, che ha inaugurato una strada intitolata allo scrittore premio Nobel Gabriel García Márquez presso il parco di Villa Borghese

La vicepresidente Ramírez, contestata durante la sua presenza ieri a Roma, è una esponente di spicco del governo di Ivan Duque, che dal 2018 governa con metodi violenti e autoritari il paese latinoamericano. Sotto la sua amministrazione, le proteste sociali, come quelle cominciate nel mese di aprile e durate fino allo scorso luglio, sono state sistematicamente represse; gli accordi di pace siglati nel 2016 con le ex-FARC non sono stati rispettati, con conseguenze nefaste per la pace nel paese e per la vita delle e dei guerriglieri smobilitati che hanno firmato la pace e abbandonato le armi. Così la violenza e la guerra in Colombia sono tornate all’ordine del giorno, e solamente nel corso del 2021, si contano già 83 massacri.

La strategia portata avanti dall’esecutivo è stata quella di mostrare al mondo esterno un volto benevolo e pacifico. Proprio per questo, la rete umanitaria Tejidos resilientes ha denunciato la strumentalità della presenza della vicepresidenta Ramírez, «emblema della corruzione nel paese», come scrivono nel comunicato, all’inaugurazione di una strada dedicata a Gabriel García Márquez, autore colombiano che per tutta la sua vita ha lottato per far sì che il proprio paese possa vivere senza guerre e conflitti e che ha denunciato la violenza e la corruzione dell’elite al potere in Colombia.

Come scrivono le organizzazioni che hanno convocato il presidio, Gabriel García Márquez «fu uno scrittore socialista, amante della rivoluzione cubana dal 1959 fino alla sua morte, mantenne una amicizia profonda con Fidel Castro e lavorò per diversi anni a “Prensa Latina”, agenzia cubana di controinformazione. Divenne inoltre mediatore negli accordi di pace con il movimento M19, e a seguito di accuse e calunnie premeditate dovette esiliarsi in Messico».

Nell’appello che ha lanciato la protesta, sottoscritto da diverse organizzazioni di colombiani in Italia e da altre italiane solidali con le rivendicazioni di pace e giustizia, scrivono: «Noi colombiani residenti in Italia, come lavoratori ed esuli, rifiutiamo la presenza della Vicepresidente perché non ci rappresenta. Esigiamo che risponda puntualmente alla comunità internazionale sulla violazione sistematica dei diritti umani in Colombia e sul mancato impegno del suo governo di fronte all’Unione Europea per la loro tutela e per garantire la pace».

Durante la protesta, le e i manifestanti hanno chiesto anche verità e giustizia per Mario Paciolla, il cooperante partenopeo ritrovato impiccato il 15 luglio 2020 a San Vicente del Caguan, città colombiana dove svolgeva un lavoro di monitoraggio del rispetto degli Accordi di Pace per conto delle Nazioni Unite. Pesano dei grossi dubbi sulle reali implicazioni delle forze di sicurezza statali nella sua morte.

Chi ha partecipato alla giornata denuncia che durante la protesta di ieri, tenutasi in un parco pubblico al centro di Roma, la polizia italiana ha cercato in vari modi di impedire la loro presenza nelle vicinanze dell’evento istituzionale e ha tentato di isolare la mobilitazione. Un atteggiamento provocatorio e intimidatorio che rispecchia la volontà dell’Ambasciata Colombiana di non voler mostrare nessuna forma di dissenso nei confronti del governo di Ivan Duque.

Foto di Tejidos Resilientes