DIRITTI

Con Luca

Il Tribunale di Sorveglianza ha comunicato a Luca Casarini di dover scontare agli arresti domiciliari una condanna relativa ad un’occupazione abitativa di uno stabile disabitato da tempo. Solidarietà a Luca! Liberi tutt*!

L’Italia è un paese strano. Si avvicendano ceti politici, uomini di governo, forme di opposizione. Si celebrano funerali di partiti e si annunciano nuove forme della politica. Eppure una corrente nera continua a scorrere sottotraccia e a colpire con freddezza, a vendicarsi di chi ha sfidato i potenti e li ha guardati in faccia con lungimiranza, ben prima che la crisi globale esplodesse e che le forme della rappresentanza mostrassero la corda. E’ la storia di questi anni, è la storia della generazione di Genova, seppellita da denunce, infamie, sanzioni amministrative. E’ la storia di chi ha ripreso a camminare, reinventandosi le forme della politica dal basso. “Siamo nuovi ma siamo quelli di sempre”, diceva un tale col passamontagna dalle montagne del sudest messicano.

E’ anche la storia di Luca Casarini. Lo attendono tre mesi di arresti domiciliari per condanne pregresse. Luca è colpevole di aver occupato case per i precari, di aver organizzato manifestazioni contro il neoliberismo, di aver protestato contro la guerra globale che ha coltivato l’Isis e l’orrore di questi giorni. La giustizia bussa alla porta di chi si è ribellato e gli nega ogni soluzione di scontare una pena alternativa al carcere. Noi, che sappiamo riconoscere un fratello e un compagno anche in mezzo alle tante solitudini e alle divisioni, non lo lasceremo solo.

Riportiamo dal profilo facebook

Ci siamo. Ho da scontare una condanna a tre mesi di carcere per il reato di occupazione di una casa sfitta da anni del later di venezia, la casa a Marghera nella quale ho abitato per una vita. Avevo fatto istanza di affidamento sociale, proponendo un progetto messo a punto con il centro diaconale Valdese di Palermo. Proponevo di rendere utili a qualcuno, oltre che a me, questi tre mesi, nel caso specifico a migranti ospitati nella Casa del Mirto. La questura di Palermo, anzi l’ufficio misure di prevenzione, ha inviato su di me una relazione pessima, che si concludeva con “non si escludono contatti con la criminalità organizzata e non“.

Sarà formula di rito nel caso di in pregiudicato come il sottoscritto, ma detta da Palermo mi ha fatto.impressione. Qui la criminalità organizzata è una cosa seria, coincide con una montagna di merda. Oggi l’avvocato mi ha informato che la richiesta è stata rigettata, e sono stati disposti gli arresti domiciliari. Dunque a giorni o ore arriveranno i carabinieri e mi metteranno agli arresti a casa. Espresso divieto di comunicare all’esterno, di avere contatti con persone che non siano i miei familiari. Motivazione: sono pieno di condanne e di reati.

Ora, i miei 4 anni sono relativi all’attivismo politico e sociale che ho sempre praticato e a violazioni di leggi ingiuste che mille e mille volte rifarei. Bloccherei seduto sui binari ancora una volta quel treno carico di armi per la guerra in Iraq per il quale ho preso un anno di reclusione.

Manifesterei contro la fiera del Biotech a Genova ancora con Don Gallo, come allora, anche se mi è costato un altro anno. Disobbedirei ai centri di detenzione per migranti ancora e ancora, come feci a Trieste nonostante l’anno e mezzo di condanna. Occuperei e ristrutturerei con autorecupero come ho fatto con centinaia di altri organizzati nell’Agenzia Sociale per la Casa, altre abitazioni pubbliche tenute vuote e fatiscenti mentre tantissime persone ne hanno bisogno.

I quattro anni, adesso questi tre mesi, i fogli di via, la sorveglianza speciale, le espulsioni da Israele, Colombia e Messico, non sono niente. C’è chi sta molto peggio ed è in carcere per le sue idee o perché si è ribellato. Io i reati che mi attribuiscono li ho compiuti, e posso andarne fiero. Ma questi tre mesi avrebbe avuto più senso dedicarli ad altri piuttosto che stare chiusi in casa.

Ma evidentemente a questi giudici interessava di più la vendetta che la funzione sociale della pena. Oppure coincidono in una società come la nostra.