MONDO

Colombia al voto, tra speranza e paura

Domenica 17 si vota in Colombia, con la speranza di una vittoria di Petro Gustavo, contro il ritorno della destra estrema di Uribe

Domenica si vota per il ballottaggio delle elezioni presidenziali colombiane.

Dopo decenni di ballottaggi tra il candidato di centro e quello di destra, questa volta il candidato dell’estrema destra, Duque, deve affrontare un candidato forte e credibile radicato in una concreta proposta politica di sinistra: Gustavo Petro.

Il paese latinoamericano, storicamente è sempre stato il più sottomesso al controllo statunitense, per via delle sue risorse e della posizione geo-strategica su due oceani e in testa a tutto il Sudamerica; per queste ragioni la presenza al ballottaggio di Petro è già di per sé una notizia straordinaria. Basti pensare che nella tragica storia colombiana, tre volte un candidato alla presidenza di sinistra è stato ucciso prima delle elezioni. Nel 1948 fu assassinato Jorge Eliecer Gaitàn, dando luogo al Bogotazo, una rivolta popolare culminata in una strage sanguinaria della popolazione di Bogotà che era scesa in piazza per protesta contro l’assassinio di Gaitàn. Nel 1990 furono uccisi due candidati, Bernardo Jaramillo, candidato della Union Patriotica ed esponente del partito comunista e Carlos Pizzarro, ex combattente della guerriglia del M19, che aveva da poco firmato accordi di pace con il governo ed era passata alla lotta politica “civile”.

Gustavo Petro, anche lui ex guerrigliero dell’M19, ha subìto un attentato durante la campagna elettorale, ma è ancora vivo, e in quello che è stato definito “il paese dell’eccesso” non è poca cosa.

Se vincesse la destra di Duque, strettamente legato all’ex presidente Uribe, uno dei più repressivi e sanguinari politici che il paese abbia conosciuto, si aprirebbe il baratro. Gli accordi di pace con la FARC sarebbero a forte rischio, il para-militarismo si imporrebbe in tanti territori, più ancora di quanto non stia facendo già ora: la porta sarebbe aperta alle multinazionali dell’estrattivismo e le politiche neoliberiste sarebbero un colpo pesante per le fasce più povere della popolazione.

La vittoria di Petro potrebbe significare la speranza di uscire dalla spirale infinita della violenza che il paese ha conosciuto, potrebbe significare che una proposta politica di sinistra può esistere in Colombia, senza essere costretta, per sopravvivere, a fuggire nella selva imbracciando le armi, come qualunque gruppo politico di sinistra ha dovuto fare nel corso del 900.

Ci sono alcuni movimenti significativi in questi ultimi giorni prima del voto, in cui è fondamentale convincere l’elettorato incerto e chi vuole lasciare scheda bianca o non recarsi al voto. Molti volti importanti della politica e della società colombiana hanno dato il loro appoggio esplicito a Petro, da candidati di centro al primo turno (Humberto de la Calle) a vice candidati come Claudia Lopez, e perfino l’ex prigioniera politica delle FARC Ingrid Betancourt. Ma non solo, hanno scritto una lettera pubblica a favore di Petro una decina di sacerdoti del paese, vicini alla teologia della liberazione, ancora molto rilevante nelle zone rurali del paese, e così pure hanno dimostrato con un documento pubblico il proprio appoggio a Petro un centinaio di uomini e donne che lavorano nell’industria cinematografica.

La mobilitazione degli attivisti di base per trascinare al voto la popolazione è straordinaria, molto più elevata di quanto si è abituati in un paese dove a stento va a votare il 50% della popolazione. L’ELN ha dichiarato una tregua unilaterale per facilitare il processo di voto, e ha fatto ampiamente capire che con Duque il processo di pace appena iniziato verrebbe di fatto interrotto.

La propaganda politica della destra insiste nel raffigurare Petro come un Chavez colombiano, ma anche questa raffigurazione comincia a non trovare più così tanto consenso, perché Petro ha fatto il possibile per rimarcare le differenze tra il suo approccio ai temi sociali e quello del leader venezuelano, e questo in vari ambiti, tra i quali anche le politiche estrattiviste. Petro, infatti, dice di voler puntare tutto sulle energie rinnovabili, la lotta al latifondo improduttivo e sulla tutela dell’ambiente.

La strada è in salita. La differenza di voti tra i due al primo turno è stata notevole, quasi 3 milioni di persone, e anche se mai Petro vincesse, dovrà lavorare con un congresso con una grande maggioranza di destra. Nonostante tutto questo, non sono pochi i colombiani che coltivano una speranza tante volte negata al proprio paese, non sono pochi i colombiani che attenderanno con ansia i risultati di domenica notte.