ROMA

Di clima si muore. La denuncia di Extinction Rebellion a Roma

Nel laghetto dell’Eur gli attivisti del movimento ecologista hanno simulato una strage in mare, ricordando con i loro corpi che per molte persone quello è il presente e per tante altre potrebbe essere il futuro

Nel pomeriggio di ieri, domenica 15 dicembre, attivisti e attiviste di Extinction Rebellion (XR) si sono tuffati nel laghetto dell’Eur simulando la morte per annegamento. Nel mezzo dei loro corpi lo striscione: «Agiamo prima che sia troppo tardi». La performance si è svolta sotto la sede storica della multinazionale dell’energia Eni, già contestata in diverse città, tra cui la stessa Roma, in occasione del quarto sciopero per il clima degli studenti di Fridays For Future.

«Questo è il presente e sarà il futuro per milioni di persone nel mondo se non agiamo ora per fermare il collasso climatico e ambientale che sta travolgendo il pianeta» dichiara il gruppo XR di Roma. Gli attivisti ambientali chiedono al governo di agire adesso e dare immediata applicazione alla mozione che riconosce l’emergenza climatica appena approvata dal parlamento. Per farlo, sostengono, occorre eliminare da subito tutti i sussidi pubblici all’industria del fossile.

«L’innalzamento del mare combinato con altri fenomeni climatici estremi aumentano senza precedenti la frequenza di eventi catastrofici, determinando danni a persone, animali e a interi sistemi produttivi – scrive Xr Roma nel comunicato – Nel solo 2019 in Italia si sono registrati 1.543 eventi estremi, dato tra i più alti in Europa. Dal secondo dopoguerra al 2018 le calamità naturali, terremoti esclusi, sono costate all’Italia quasi 160 miliardi di euro. Nonostante questo l’Italia spende più 18 Miliardi di Euro l’anno in sussidi ai combustibili fossili».

Al centro della protesta anche il decreto voluto clima del governo, che gli attivisti ritengono assolutamente insufficiente a ridurre le emissioni nella prospettiva indicata dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), cioè quella della necessità contenere il riscaldamento globale a +1,5 gradi dell’era preindustriale.

Necessità a cui non assolverebbe nemmeno il rispetto da parte di tutti gli stati di tutti gli accordi presi alla Cop21 di Parigi. Se già prima era difficile sperare accadesse, dopo il fallimento della Cop25 a Madrid la situazione del pianeta è sempre più inquietante.