ROMA

Casal Bruciato, la risposta antifascista mostra che non c’è nessuna rivolta anti-rom

Oltre 300 persone presidiano il quartiere e riescono a muoversi in corteo. La polizia protegge i fascisti assediati, che cercano di provocare

«Questa famiglia ha diritto ad avere una casa come tutte le famiglie italiane. È inconcepibile vedere tutta questa violenza. Ma quale prima gli italiani? I senza tetto italiani dormono in strada insieme ai migranti cacciati dai centri di accoglienza. Combattiamo il fascismo, con i libri, con la cultura, con le mobilitazioni. Casapound sfrutta l’odio e il razzismo per fare campagna elettorale. E a noi non ci sta bene». Le parole di una giovanissima studentessa che interviene al microfono durante il presidio per il diritto all’abitare di Casal Bruciato squarciano le menzogne di questi giorni.

In più di 300 si sono convocati in via Satta 7, a ridosso dell’edificio in cui una famiglia con madre, padre e figli, dati più importanti della “etnia roma” che qualcuno tiene a sottolineare, hanno avuto assegnato un alloggio popolare dal Comune di Roma. Casapound li chiama nomadi, invece sono persone che con dignità si sono messe in fila per ottenere un alloggio cui hanno diritto.

Protetto da un nutrito schieramento di celere e camionette il banchetto di poche decine di fascisti venuti da tutta Roma ha continuato a svolgersi, supportato da qualche residente. Per tutto il pomeriggio estremisti di destra hanno provocato la mobilitazione di abitanti del quartiere, associazioni, realtà solidali di base e movimenti per il diritto all’abitare. A un certo punto un paio di teste rasate hanno provato addirittura ad avvicinarsi ai manifestanti, attraversando magicamente i cordoni di polizia, salvo fuggire immediatamente dietro le camionette che li proteggevano.

«Non accettiamo divieti e nessuna pace sociale finché i fascisti saranno protetti dalle forze dell’ordine – ha detto al megafono un manifestante mentre il presidio faceva pressione sulla prima linea della celere – Vogliamo raggiungere il banchetto di Casapound, non devono avere nessuno spazio nei quartieri e nella città». Alla fine, la spinta della piazza è riuscita a strappare un corteo, che ha attraversato le strade di Casal Bruciato al grido di «Fascisti carogne, tornate nelle fogne».

«Dalle finestre in tanti si sono affacciati ad applaudire e mostrare sostegno a questa mobilitazione – racconta Mattia – Non è vero che in questo quartiere o nelle periferie stanno tutti con i fascisti. Sono una minoranza che gode di tanta visibilità mediatica e soprattutto di protezioni della politica e della polizia».