DIRITTI

Cari amici e care amiche etero, per favore non venite al Pride se non avete capito queste sei cose

A cinquant’anni dai moti di Stonewall, i riot che cambiarono per sempre la storia del movimento LGBTQI+, l’8 giugno a Roma torna la sfilata del Pride. Alcune cose da sapere affinchè nel giorno dell’orgoglio e dell’esplosione di corpi, dei generi e delle sessualità lo spazio sia accogliente per tutt*

1. Il primo Pride è stata una rivolta contro la polizia.

Ogni estate, celebriamo il Pride per commemorare le Rivolte di Stonewall del 1969. All’epoca, molti stati (USA) avevano leggi che impedivano ai soggetti LGBT di riunirsi in gruppi. Nonostante fosse vietato, la criminalità organizzata aprì dei bar LGBT per trarre profitto  dalla discriminazione della nostra comunità. I bar erano l’unico spazio sicuro per le persone LGBT ed erano oggetto di frequenti incursioni della polizia alla ricerca di mazzette. Stanch*_ di soprusi e discriminazioni, chi era allo Stonewall Inn protestò e diede inizio a una serie di azioni che sfociarono in diversi giorni di scontri. Al culmine delle proteste, più di 1.000 persone si ripresero le strade del Greenwich Village in una delle prime espressioni organizzate di protesta LGBT. Chi era allo Stonewall Inn, in maggioranza persone transgender e di colore, sono riconosciute come quelle che diedero vita al movimento LGBT per i diritti civili.

Vedrete quindi paillettes, arcobaleni, carri decorati e feste in piscina sponsorizzate dalla Absolut, ma sappiate che il Pride è allo stesso tempo una celebrazione, una protesta e un evento di costruzione di una comunità. È quel momento dell’anno in cui possiamo ritrovarci e stare insieme alla famiglia che abbiamo scelto. Poiché il governo, i gruppi religiosi e anche le persone che amiamo controllano ancora i nostri corpi e le nostre identità, consideriamo  Pride come l’occasione per poterci esprimere nel modo più autentico per la nostra comunità. A volte lo facciamo cantando ubriache a squarciagola le canzoni di Raffaella Carrà, a volte lo facciamo in lacrime durante gli elogi funebri per le nostre sorelle trans uccise. Abbiamo tutto il diritto di provare più sentimenti allo stesso momento mentre celebriamo le nostre vittorie e piangiamo le nostre perdite come comunità. 

 

2. Un bar di lesbiche durante il Pride non è il posto in cui cercare il vostro “unicorno”*

In quanto donna queer femminile, mi è capitato così tante volte di essere avvicinata da uomini cisgender e coppie in contesti queer che ormai ho perso il conto. Alcune donne queer sono attratte dagli uomini, altre non lo sono. Frequentiamo gli spazi LGBT per stare insieme ad altre persone LGBT e celebrare la nostra identità con chi è come noi. Certo, ci sono persone che sarebbero interessate alle vostre avances, ma ce ne saranno altre che si sentirebbero offese e  messe a disagio. Tenetelo a mente e prendete in considerazione l’idea di organizzare online, preventivamente, i vostri mènage à trois con persone che sono interessate.

   

3. Non fateci foto o video senza permesso.

Vedrete gente vestita di cuoio, drag queen e transgender, persone non binarie, nudità, abbigliamento crossgender e vestiti stravaganti. Non siamo qui per realizzare uno spettacolo per voi. Siamo qui per fare festa insieme a chi è come noi. Non pubblicate le nostre foto sui social per sentirvi “sopra le righe” o per mostrare la vostra “apertura mentale superiore”. Non prendeteci nemmeno in giro online, non siamo qui per il vostro divertimento.

 

4. Se pensate che «Gay va bene ma non capisco la questione trans…»

…non venite al Pride. 

 

5. Il Pride non è il posto più indicato per la vostra “serata tra donne”, per il vostro addio al nubilato o per la vostra misoginia.

Molte donne etero mi hanno detto che amano andare nei bar gay perché possono ballare e fare festa senza preoccuparsi delle avances degli uomini. Ho visto matricole ubriache arrampicarsi sul palco e cercare di spostare l’attenzione su di loro. Ho visto donne troppo alticce provarci o molestare uomini gay biascicando “Sei gay, quindi non conta…”. Ho visto comportamenti altrettanto disgustosi tra gay e lesbiche, quindi nessun* provi a fare l’innocente. Una volta sono stata allo Splash di New York con una coppia di amici gay e mi sono sentita rispondere «I pesci non possono entrare». Potrei andare avanti per ore a parlare dei comportamenti omofobici e misogini all’interno degli spazi LGBT, ma ho dei limiti di battute da rispettare. Invece, vi lascerò con un articolo uscito su “Slate” che parla di donne etero e cultura drag, e con un altro uscito su “Broadly” a proposito di uomini gay che odiano le donne.

 

6. Sei ospite del nostro spazio, comportati di conseguenza.

La questione di fondo non è che le persone LGBT odiano le persone etero/cis. Non riguarda nemmeno la presenza di persone etero/cis al Pride. Riguarda i comportamenti inappropriati e culturalmente indelicati di persone etero/cis che minacciano o sviliscono la fruizione da parte di persone LGBT di eventi che sono pensati innanzitutto a nostro uso e consumo. Gli etero/cis possono andare a qualunque festa e sentirsi a proprio agio a ballare, a stringersi la mano, a baciarsi con il/la propri* partner (o con il/la fortunat* di turno) senza sentirsi in pericolo a causa della propria identità. Non sempre le persone LGBT dispongono di questo lusso. Se scegliete di andare al Pride, siate degli osservatori solidali e partecipate alle attività organizzate, ma non cercare di mettervi al centro dell’attenzione.

[* donna bisex che alcune coppie americane cercano per iniziare relazioni “a 3” esclusive, ndt].

 

Articolo apparso in inglese sul sito Matador Network 
Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress