L’assemblea di #cambiaresipuò a Roma

Più di 300 persone si sono ritrovate all’ex Cinema Palazzo, oltre 50 gli interventi

La gradinata del Cinema Palazzo è gremita, come affollati sono i corridoi e la galleria. Questa è la prima scommessa vinta dall’assemblea del nodo romano di “Cambiare si può”. Oltre trecento persone, circa cinquanta interventi, uno spettro largo di quella sinistra diffusa e senza casa che prova a immaginare una nuova rappresentanza fuori dal centrosinistra e dalle “priorità” dall’agenda Monti. Età media oltre i 40, una forte presenza di attivisti di Rifondazione, ma anche tantissime esperienze sociali, legate alle nuove occupazioni culturali, alla lotta per la casa, in difesa dell’acqua, contro la precarietà, contro la violenza maschile e per i diritti di genere. Interventi contingentati, una presidenza a rotazione, alternanza di genere e valorizzazione delle esperienze locali.

Impossibile ricordare tutti gli interventi che seguono l’apertura, irrituale, affidata a Oliviero Beha, che auspica un percorso di ascolto e partecipazione capace di attraversare l’appuntamento elettorale, fissando però un orizzonte ben più ampio. Sandro Medici, che rilancia il laboratorio romano attorno alla sua candidatura, per rompere la gabbia della rendita e dei poteri forti; Fabio Alberti (Federazione della Sinistra) che annuncia il massimo impegno del partito in un processo aperto, plurale e inclusivo; Barbara Pettine di Alba, che rilancia i referendum per i diritti del lavoro e le leggi liberticide degli ultimi governi; Giuseppe De Marzo, dell’associazione A Sud, che descrive la dimensione globale della crisi, crisi economica, sociale e ambientale. Ma è l’intervento di Guido Farinelli, del Cinema Palazzo, che affronta senza reticenze il convitato di pietra del dibattito sul profilo politico di “Cambiare si può”, cioé l’ipoteca giustizialista incarnata da Ingroia e, in parte, da De Magistris. Le lotte sui beni comuni, le mobilitazioni studentesche e le resistenze operaia, dice Farinelli, mettono in discussione la concezione stessa di legalità, in un paese come l’Italia che utilizza il carcere come discarica e vendetta sociale. Il dibattito prende il volo tra esperienze di resistenza contro le grandi opere (l’ampliamento dell’areoporto di Fiumicino), contro la privatizzazione dei servizi, per nuove politiche di welfare.

La sfida è lanciata. L’assemblea di Roma punta forte su un polo fuori dal centrosinistra, mal sopporta il partito dei pm e sin interroga sulle forme adeguate di partecipazione per costruire uno spazio pubblico né minoritario né testimoniale. Ci si rivede il 22 dicembre, al nuovo appuntamento nazionale, sempre a Roma. Tutte le info su www.cambiaresipuo.net

Intervista a Sandro Medici:

Intervista a Oliviero Beha: