EUROPA

Calais, la Giungla resiste: per adesso fermato lo sgombero

La guerra ai migranti nel cuore dell’Europa.

Mentre a Idomeni i rifugiati abbattevano la recinzione che divide Grecia e Macedonia, a Calais iniziava lo sgombero della parte sud della Giungla. Sgombero parzialmente fermato dalla resistenza di migranti e attivisti.

Questa settimana l’Europa ha deciso di dare il buongiorno a modo suo a chi scappa da guerra e miseria: la frontiera tra Macedonia e Grecia è stata chiusa e migliaia di persone sono rimaste bloccate a Idomeni, un piccolo paese al confine. Nello stesso tempo, è iniziato lo sgombero di una parte della Giungla di Calais. Solo qualche giorno fa il tribunale di Lille aveva approvato questa decisione, ma nessuno aveva pensato che i tempi potessero essere così stretti: e invece, già dalle prime ore di lunedì, sono arrivate le camionette delle forze dell’ordine a distruggere gli alloggi costruiti dai rifugiati.

La Giungla di Calais, contrariamente a quanto pensano in molti, non è abitata solo da profughi in tenda, ma anche da persone che si trovano lì da molto più tempo – in attesa di riuscire a passare lo stretto della Manica per arrivare in Inghilterra – e che sono riuscite a costruirsi alloggi di fortuna più dignitosi. Il governo francese aveva rassicurato che per le persone sgomberate ci sarebbero state delle soluzioni abitative pronte in vari centri d’accoglienza: ma già altre – troppe – volte si sono verificate situazioni in cui le persone sgomberate anche da altri campi in Francia (come quello a La Chapelle) siano finite semplicemente in mezzo alla strada, senza nessuna soluzione alternativa o dignitosa. Senza contare che a Calais sono molti i minori non accompagnati e i nuclei familiari che vogliono attraversare la Manica per arrivare in Inghilterra e ricongiungersi con parte dei loro cari che si trovano già nel Regno Unito: fare domanda d’asilo in Francia per loro, vorrebbe dire non poterli rivedere per molti anni, dato che, attualmente, la frontiera tra Francia e Inghilterra è praticamente chiusa (alla faccia di Schengen).

In seguito allo sgombero della parte sud della Giungla di Calais (solo parzialmente riuscito) e agli scontri che ne sono derivati tra rifugiati, attivisti e forze dell’ordine, manifestazioni in solidarietà con Calais sono state chiamate in diverse parti della Francia. A Parigi è stato convocato martedì scorso un presidio in Place de La Republique, composto principalmente da migranti, mentre venerdì è prevista una manifestazione alle 18 che partirà da Gare du Nord.

La civile Europa, l’Europa che parla di accoglienza, l’Europa che condanna l’attività dell’Isis in Siria, non ha la minima intenzione di far fronte a questa crisi umanitaria, e lo stiamo vedendo con l’ignobile innalzamento di filo spinato lungo i suoi confini e con la chiusura totale delle frontiere per la “difesa dello Stato”. Tutto questo sulla pelle dei disperati che scappano dallo stesso nemico che fa tanta paura all’Occidente, lo Stato Islamico, ma che di colpo smette di essere pericoloso quando si tratta di rispedirci i rifugiati che tentano di arrivare in Europa. Fortunatamente questa vergogna non si sta consumando totalmente sotto silenzio: a Idomeni i migranti hanno abbattuto i muri di filo spinato che chiudevano il confine tra Grecia e Macedonia e a Calais gli scontri sono riusciti a fermare – almeno per ora – lo sgombero della parte sud della Giungla. Perché c’è anche una parte di Europa che non ha intenzione di guardare immobile questo scempio.