EUROPA

C’est plus belle la vie en grève

La lotta degli intermittenti francesi si allarga ed intensifica. Una valanga di scioperi mette a rischio la stagione dei festival. Leggi qui la pagina in italiano in aggiornamento continuo con tutti gli appuntamenti, le azioni, gli scioperi e la mappa delle mobilitazioni che stanno riaprendo uno spazio importante di lotta in Europa.

La temperata primavera a cui abbiamo assistito sembra essere il preludio di una caldissima estate in terra francese. Il conflitto attorno all’accordo UNEDIC del 22 marzo scorso sta arrivando ad un momento cruciale. Nonostante il voto di sfiducia delle elezioni comunali ed europee, il PS sembra essere deciso nel firmare la proposta di riforma stilata dal sindacato dei padroni. In risposta, gli scioperi dei precari dello spettacolo si moltiplicano giorno dopo giorno e rischiano di mettere in crisi l’intera stagione estiva dei festival.

Dopo mesi di mobilitazioni, sono stati artisti e tecnici del festival “Printemps des Comédiens” a Montpellier, a dare inizio alla nuova fase: il loro sciopero è iniziato il 3 giugno ed è stato rinnovato giorno dopo giorno per una settimana intera. La mossa del governo socialista è stata quindi quella di nominare l’8 giugno un “mediatore” che valutasse “eventuali problemi” nel patto tanto contestato.

La risposta degli scioperanti è stata immediata: rinnovo della serrata per 48 ore e rilancio dell’unica soluzione accettabile, il “no” all’accordo del ministro del lavoro Rebsamen. In pochi giorni sono cominciati a catena gli scioperi di altri festival e eventi culturali, nonché l’annullamento di moltissimi spettacoli teatrali. François Perrin ha soppresso la prima del Molière che avrebbe dovuto aprire il festival d’Anjou. Altre compagnie teatrali hanno dichiarato che non metteranno in scena i loro spettacoli in molti teatri della Francia. L’equipe dei tecnici del Festival parigino della Villette Sonique ha indetto lo sciopero e, convergendo con gli altri soggetti in lotta, da alcuni giorni ha formato una vera e propria agorà davanti alla Grande Halle della Villette. Ormai tutti i festival sono seriamente messi in discussione, compreso il festival d’Avignone, secondo in Francia per importanza (dopo Cannes), che dovrebbe svolgersi dal 4 al 27 luglio.

Gli scioperi diffusi, le azioni comunicative, le occupazioni e le interruzioni degli spettacoli portate avanti dai Coordinamenti dei precari e degli intermittenti, hanno già mostrato un’enorme potenzialità. Ponendosi sempre all’interno dello spazio pubblico, hanno praticato la rottura in maniera maggioritaria là dove l’obiettivo è più sensibile. Bloccare gli spettacoli e i festival significa scioperare all’interno del settore più produttivo dell’intero paese, ossia quello culturale, mostrando chiaramente la contraddizione tra alta valorizzazione produttiva e mancanza di diritti sociali adeguati. Anche l’invasione dei centri dell’impiego è stata una pratica che ha messo a nudo i dispositivi perversi, necessari per avere accesso alle erogazioni assistenziali, e le subdole tecniche di controllo applicate su coloro che ne fanno domanda.

Si tratta in tutti questi casi di veri e propri scioperi precari: non soltanto per la loro composizione (un movimento di precari “in sè”), ma anche per i tempi e le pratiche. Scioperi che si diffondo “a valanga” sfruttando una comunicazione reticolare, capaci di creare un discorso comune sui diritti del lavoro discontinuo (un movimento di precari “per sè”). Oltre il corporativismo “culturale” che il Governo cerca di utilizzare come arma di divisione, si sta costruendo un fronte precario che interseca moltissime lotte. Lo slogan Ce que nous défendons, nous le défendons pour tous è la consapevolezza della generalizzazione della condizione precaria e della disoccupazione, ma anche la costruzione di un piano rivendicativo che vuole mettere fine alle differenziazioni in base a reddito e tipologia di contratto per accedere ai diritti sociali.

E’ con questo portato, e forti delle prime avvisaglie di allargamento degli scioperi, che a Montpellier il 7 e 8 giugno si è svolta l’assemblea nazionale della CIP, il coordinamento dei lavoratori intermittenti, interinali, precari e senza impiego che ha animato le mobilitazioni. Gli assi d’analisi e azione attorno ai quali si è sviluppata la discussione sono stati tre: diffusione e rilancio degli scioperi, allargamento della mobilitazione a differenti soggettività precarie, livello europeo della lotta. Si è sottolineata la grande centralità delle occupazioni dei poli dell’impiego, dei blocchi degli spettacoli e delle assemblee negli specifici luoghi di lavoro per rilanciare l’ondata di scioperi. Inoltre si è lavorato a fondo sulla convergenza con altre esperienza di lotta del lavoro precario (in particolare sul territorio parigino c’è stata una grande complicità con la lotta dei postini in sciopero da oltre 130 giorni!).

Sul piano europeo il dibattito si è incentrato sui due “eventi” di Avignone e Torino: da una parte la possibilità di espandere l’epidemia di scioperi anche al grande festival avignonese, dall’altra la manifestazione europea che punta a contestare il vertice dei Ministri del lavoro dell’11 luglio. Un réseau lega i due eventi da molti punti di vista. Avignone è un festival internazionale in cui è possibile ritrovare la forza-lavoro della mobilità europea, ma è anche un grande evento culturale, il vero volto del capitalismo contemporaneo, dove il lavoro precario è reso più ricattabile e sfruttabile.

In tutti i paesi d’Europa è portato avanti un attacco ai diritti del lavoro, un impoverimento collettivo differenziato a seconda delle specificità territoriali, ma comune in tutto il continente. Quale migliore strategia affinché i due eventi abbiano un respiro condiviso? Lo sciopero precario dal basso del festival di Avignone è un modo per rifiutare l’attacco che viene dall’Europa neoliberale della dittatura finanziaria. Quella stessa Europa che vorrà (ri)affermare tutto il suo potere austero e tecnocratico durante il vertice torinese, con il beneplacito della concertazione tra tutti gli Stati dell’Unione. Per questo la risposta che può arrivare da Avignone e Torino non può che avere una grammatica comune: la necessità di disegnare attraverso le lotte un altro tipo di continente.

Nella Francia che sembrava monopolizzata dal voto nazionalista, una nuova opposizione costituente inizia a prendere corpo e a interconnettersi con le altre insorgenze europee.

#Onsevoitleonze che sia a Avignone o a Torino!

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