PRECARIETÀ

Blocchiamo il JobsAct!


Martedì 13 maggio presidio in Piazza Montecitorio durante il voto sul DL Poletti dalle ore 15,00. L’assemblea che si svolta ieri presso la facoltà di Scienze politiche della Sapienza è stata un’assemblea importante, per qualità degli interventi e per partecipazione.. Tante e tanti le studentesse e gli studenti, i precari, lavoratrici e lavoratori, disoccupati. Ampia la convergenza delle reti territoriali, del sindacalismo conflittuale, dei collettivi studenteschi, ma anche dei giuslavoristi più coraggiosi, che non intendono rimanere in silenzio di fronte alla mattanza.

Un’assemblea che è andata dritta al punto: il DL Poletti è l’ultimo atto, forse il più violento, di un processo di devastazione dei diritti del lavoro, avviato da Treu nel 1997, radicalizzato da Biagi-Maroni nel 2003, accelerato a dismisura dalla crisi esplosa nel 2008. Sacconi, Fornero, e adesso Poletti-Renzi, gli ultimi protagonisti della furia neoliberale che ha come obiettivo principale, oltre all’erosione dei diritti e della possibilità di organizzazione sindacale conflittuale, la compressione al minimo dei salari e, più in generale, del reddito sociale.

Il DL Poletti, con l’introduzione del contratto a termine senza causale di 36 mesi (ogni contratto prorogabile 5 volte) e la nuova regolamentazione del contratto di apprendistato (ormai privo di ogni contenuto formativo), istituzionalizza de facto, come neanche Maroni e Sacconi erano riusciti a fare, la precarietà, la ricattabilità permanente, imponendo ovunque e per tutti il lavoro miserabile o working poor. Nulla invece si fa sul fronte degli ammortizzatori sociale. Si rinvia piuttosto ad un Disegno di legge delega la questione del reddito e del salario minimi, del contratto unico a tutele crescenti. Nulla per quanto riguarda le partite Iva e le aliquote insostenibili, gestione separata dell’INPS in primo luogo, che gravano su di loro. La complicità colpevole dei sindacati confederali, l’elemento che oggi come ieri più caratterizza il disastro sociale e politico in corso.

L’idea emersa con forza da tutti gli interventi è semplice: non si può rimanere fermi e in silenzio. C’è bisogno di una mobilitazione immediata, proprio ora che il DL raggiungerà la Camera per la terza lettura e il voto finale. La prossima, dunque, sarà una settimana importante, già densa di appuntamenti: il 12 maggio varrà la pena partecipare al corteo indetto dai “Movimenti per il diritto all’abitare e contro la precarietà e l’austerity”, segnalando l’opposizione radicale al DL Poletti, oltre che a quello Lupi e al “Salva Roma”; il 13 maggio pomeriggio, in corrispondenza del voto finale alla Camera, sarà fondamentale essere in tante e tanti sotto Montecitorio. Altrettanto, la prossima sarà una settimana di azioni diffuse nei territori, fino a giungere al corteo sui Commons del 17 di maggio, giornata di avvio, tra l’altro, della settimana di mobilitazioni europee Blockupy.

Oltre alla mobilitazione immediata, però, c’è bisogno di una mobilitazione che duri nel tempo, che sappia insistere nella quotidianità dei conflitti dentro e fuori i posti di lavoro, che ricostruisca nuovi strumenti di auto-tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, che sia radicata e, nello stesso tempo, sappia definire un luogo di connessione dinamico e plurale. L’assemblea di ieri, infatti, è nata anche dall’esigenza di animare uno spazio pubblico reale, aperto, in grado di costruire alleanze larghe tra le vertenze precarie, per la maggior parte frammentate, che segnano la nostra città, tra chi si trova a vivere tutti i giorni l’alternanza lavoro-non lavoro, tra i lavoratori autonomi di nuova generazione, i disoccupati e tutti quei soggetti maggiormente colpiti dalla crisi e dalla ristrutturazione del mercato del lavoro. Processo, quest’ultimo, che può essere compreso pienamente – occorre ricordarlo – solo sul piano europeo, pensando ai PIIGS come a delle vere e proprie “zone speciali” dove vengono compressi al minimo i salari ed eliminati diritti e welfare. Ma pensando anche alla Germania di Hartz IV e dei minijobs da 400 euro al mese.

Esigenza comune, dunque, è stata quella di avviare una nuova sperimentazione, un campo di relazioni che, a partire dall’opposizione al DL Poletti e al Jobs Act, rimetta al centro i nodi del rifiuto della precarietà, dell’auto-organizzazione del lavoro, dei diritti sindacali e di nuove forme di mutualismo, del salario minimo e della dignità del lavoro, della pretesa del reddito di base, incondizionato e universale. L’imminente ripresa dell’iniziativa del NeetBloc sarà occasione per rivederci e per stabilire le prossime tappe di discussione. Con all’orizzonte il vertice sulla disoccupazione giovanile dell’11 luglio (Torino) e il contro-semestre o semestre sociale europeo, ma con l’idea di costruire una nuova temporalità, fatta sì di grandi momenti di mobilitazione, capace però di mettere al centro e di far crescere e irrobustire le resistenze di tutti i giorni.

>#STOPJobsAct