ROMA

Bella Storia: un festival di storia resistente tra i bar di Roma Est

Giovedì 7 marzo prende il via un inedito percorso di approfondimento della storia di Roma, che si snoderà attraverso bar e taverne di Centocelle, Quadraro, Torpignattara, Certosa, Pigneto e Prenestino Labicano

Bella storia. Narrazioni di strada” è il titolo del festival che nei prossimi mesi attraverserà le strade di Roma Est: un progetto autofinanziato e patrocinato dal V Municipio, dall’AAMOD – Archivio Audiovisivo del movimento Operaio e Democratico, dal Museo storico della Liberazione di Roma, dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Stefano e da Forte Apache Cinema e Teatro.

L’obiettivo del progetto è parlare al territorio mediante la realizzazione di un ciclo di 15 incontri, sotto forma di lezioni aperte al pubblico, i cui temi saranno i mutamenti storici e antropologici del quartiere nelle sue molteplici rappresentazioni. Allo stesso tempo questo percorso di ricognizione sarà anche un modo per raccontare ai cittadini di Roma, nativi e migranti, il passato resistenziale della città, il suo ruolo nel processo di liberazione dal nazifascismo e le dinamiche socio-politiche che hanno determinato la fisionomia dei nostri quartieri.

La narrazione storica della città sarà ripercorsa attraverso l’intervento di studiosi, ricercatori e testimoni e corredato da fonti tipografiche, visive e documentaristiche: alle lezioni si alterneranno, quindi, presentazioni di documenti audiovisivi storici, di repertorio e di ricostruzione narrativa. In particolare il mese di maggio sarà dedicato alla presentazione documentaristica presso il Nuovo Cinema Aquila.

Un aspetto significativo del festival è rappresentato dai luoghi delle lezioni. Gli spazi d’incontro si allontanano dagli ambienti tradizionali del “sapere”, prediligendo i siti di aggregazione quotidiana, i punti vivi della città, che richiamano ad una trasmissione della conoscenza orale e spontanea.

A ospitare questi momenti di condivisione saranno, quindi, i bar, le osterie, i ristoranti, le strade e le piazze del V Municipio. A sua volta la zona prescelta si riempie di significato evocativo: Centocelle e il Quadraro, due quartieri insigniti della medaglia al valore per la Resistenza, Torpignattara e il Pigneto con il confine di Porta Maggiore, da un lato, e di via dell’Acqua Bulicante, dall’altro, erano un tempo parte dell’VIII zona della resistenza partigiana, abitata dagli sfollati del centro della città e dai migranti dal sud Italia e da coloro che, imbracciando le armi, combattevano contro i nazisti.

L’immagine dell’ex zona partigiana oggi è spesso oggetto di un’altra narrazione: un quartiere raccontato come una “periferia” criminale e malavitosa, sovente associata “all’invasione” dei migranti. In qualche modo è ancora oggi un quartiere che qualcuno vorrebbe riservare a cittadini di seconda categoria. Ai poveri, ai migranti che non sono più i meridionali, ma “altri stranieri”, a cui il centro è negato perché appannaggio di turisti e classe abbiente.

Altro tema evocato dal percorso di ricostruzione del festival è il ruolo delle donne nella dimensione resistenziale. È proprio in questo contesto che esse si fecero carico di responsabilità sociali che servirono a ribaltare la lettura divisiva dei ruoli di genere. L’apporto femminile alla Resistenza fu determinante, rivestendo un peso narrativo e iconografico di rilievo, ma soprattutto permettendo alle donne di emergere come soggetto storico visibile, oltre l’ambito familiare, verso valori quali l’autodeterminazione e la convivenza civile.

In maniera parallela il festival vuole toccare un altro aspetto controverso relativo alla storia delle donne nel triennio 1946-49, vale a dire quello del collaborazionismo, attraverso un’analisi ravvicinata su singole storie femminili a partire da situazioni, casi e documenti individuali: episodi che contribuiscono ad arricchire il quadro dell’occupazione tedesca a Roma, mettendo in luce situazioni e comportamenti che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti o noti attraverso versioni parziali e addomesticate.

Bella storia” vuole quindi raccontare i mutamenti storici, sociali, economici, culturali e politici a partire dal coinvolgimento dei quartieri nella resistenza al fascismo fino ai giorni nostri, in cui il tessuto sociale del territorio è attraversato da dinamiche di gentrificazione, migrazioni transazionali, compresenza di diverse fedi, lingue e reti sociali. 15 incontri dunque per raccontare il fascismo nell’area, l’intreccio tra dittatura e sfruttamento lavorativo nelle fabbriche del territorio, gli antifascismi e i movimenti migratori.

Il festival sviluppa diversi richiami alla fase attuale. La fisionomia del confine, che è oggi tra gli elementi più dibattuti nel novero delle trasformazioni dello spazio globale, riguarda anche il contesto urbano in quanto lente d’osservazione dei mutamenti storici. Roma, città dalle molte frontiere politiche, etniche, burocratiche, ma soprattutto sociali tra centro e periferie e interne alle periferie stesse, è un punto d’osservazione da cui esplorare i meccanismi del controllo, della gestione della forza lavoro, delle geografie migratorie.

In qualche modo Roma e la sua periferia sono il contesto territoriale in cui prende forma quello che Sandro Mezzadra e Brett Neilson definiscono “confine epistemico” come strumento per decifrare l’articolazione spaziale, la produzione di sapere e le tensioni del nostro tempo. In questa città moderna, fatta di nuove geografie spaziali e mosaici multi-culturali, spesso si richiedono nuove strategie interpretative e nuovi percorsi di consapevolezza per quanti vivono quotidianamente lo status di confinamento, per quanti lo affrontano a livello scientifico e, infine, per coloro che vogliono farne un terreno conflittuale. In quest’intersezione di immagini, la città diviene talvolta un terreno confuso ed escludente, attraverso forme di privatizzazione e marginalizzazione. Tramite una riflessione comune e un percorso conoscitivo condiviso e riproducibile, conoscere la storia della città diviene spesso coscienza e narrazione di sé e dei propri spazi di esistenza.

Ad aprire il festival sarà l’antropologo Niso Tommolillo, che il 7 marzo, alla vineria Tiaso del Pigneto, parlerà dell’intreccio complesso tra malattie professionali e violenza politica, mediante l’analisi delle cartelle, dei registri medici e delle schede dell’Archivio della Viscosa e Centro di documentazione territoriale Maria Baccante, situato all’interno del “Parco delle energie” in via Prenestina.

Il 14 marzo, al ristorante eritreo “La taverna del Mossob” su via Prenestina, si discuterà insieme all’antropologo Osvaldo Costantini delle complesse dinamiche della migrazione eritrea a Roma. La scelta particolare del luogo di incontro consentirà una narrazione intrecciata con alcuni testimoni privilegiati della comunità eritrea.

In occasione del settantacinquesimo anniversario delle Fosse Ardeatine, il 21 marzo, a “La pecora elettrica” ci sarà l’incontro con Alessia Glielmi, tecnologa e responsabile degli Archivi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Doriana Serafini e Sara Vannozzi, entrambe collaboratrici di ViBiA :Virtual and Biographical Archive victims of Fosse Ardeatine. Attraverso la presentazione del progetto, verrà ripercorsa la storia documentaristica della strage delle Fosse Ardeatine, con materiali biografici e storici.

Il 24 marzo lo storico e scrittore Alessandro Barbero presenterà presso il Nuovo Cinema Aquila una lezione dal titolo “Le reti clandestine. Una rete di partigiani: i GAP di Roma e l’azione di via Rasella”. Si parlerà in maniera approfondita dei Gruppi di Azione Patriottica nella Roma occupata e di quello che è passato alla storia come l’azione più sanguinosa subita dai nazisti in una città dell’Europa occidentale e che scatenò la terribile rappresaglia dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Elisabetta Serafini, dottorata in Storia e Scienze filosofico–sociali presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e studiosa di orientalismo femminile, presenterà la prima lezione sul tema di genere. Partendo dalle letture delle opere e dei racconti in chiave diaristica delle molte donne europee che nell’800 hanno viaggiato nel “Vicino Oriente”, trasmettendone un’immagine diversa rispetto ai viaggiatori che le avevano precedute.

A chiudere il mese di marzo sarà la lezione di Luciano Villani, ricercatore di Storia contemporanea, che guiderà verso una comprensione dei processi di informalità urbana per capire le trasformazioni delle città di oggi, con particolare attenzione al caso romano.

A queste prime date del mese di marzo ne seguiranno altre, con l’obiettivo di mantenere viva la memoria e il significato profondo dell’identità resistenziale della città di Roma, i suoi valori antifascisti e il prezioso repertorio storico e umano che si libera delle polveri del tempo e torna a vivere nelle strade insieme a chi le attraversa.

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