ROMA

Fridays For Future sanziona Enel

Alla vigilia del #GlobalClimateStrike di venerdì 27 settembre, protesta del nodo romano di Fridays for Future davanti alla sede Enel di viale Regina Margherita, a Roma. La settimana di mobilitazioni per il clima culminerà domani nello sciopero studentesco

Sono le 15 quando un gruppo di giovanissimi, studenti e studentesse, medi e universitari insieme, fanno capolino davanti alla sede, appendendo su un muro uno striscione che dice: «Siamo nel pieno di una crisi ambientale e voi parlate solo di soldi e favole su un’eterna crescita economica…How dare you!?». Lo striscione riprende alcune parole pronunciate dall’ultimo discorso di Greta Thumberg a cui anche gli attivisti italiani si rifanno, traducendole sulle specificità dei disastri ambientali italiani. Hanno le idee chiare. «Non saremo noi, cittadini, utenti, lavoratrici e lavoratori, a pagare. Dovrà pagare chi ha speculato sull’ambiente, sulle nostre vite e sul nostro futuro», dicono. Giuseppe, studente della Sapienza, dice al megafono: «Siamo qui per contestare l’ipocrisia del greenwashing di Enel, proprio davanti al suo quartier generale. Chiediamo la sua ripubblicizzazione e la transizione verso fonti ecosostenibili, senza far cadere i costi sugli utenti e sulle lavoratrici e i lavoratori». Gli fa eco Sara, studentessa al terzo anno di ingegneria, la quale anche punta il dito contro il greenwashing di Enel: «che dice di investire sulle energie rinnovabili, mentre due delle otto centrali a carbone sulle otto che controlla in Italia, quelle di Civitavecchia e Brindisi, sono tra le più inquinanti in Europa, causando un elevatissimo costo sulla salute dei residenti».

«Siamo qui oggi per protestare davanti alla sede di una multinazionale italiana che sta mentendo sulla transizione ecologica dell’economia, che viola i diritti umani nel Sud America. Siamo di fronte ad una azienda strategica che dal 1992 al 1999 è stata avviata dalla classe politica verso una privatizzazione quasi completa, la quale ha provocato grossi danni ai contribuenti italiani». E ancora: «Siamo qui a pretendere che Enel dismetta la produzione fossile, perché convertire le centrali a carbone in centrali a gas non è riconversione. In tutta Europa il carbone causa 23 mila morti l’anno». Con queste parole oggi pomeriggio gli studenti e le studentesse di Friday For Future hanno aperto un sit di protesta improvvisato davanti alla sede centrale di Enel Produzione Spa, in viale Regina Margherita.

«Stiamo protestando davanti alla sede di una multinazionale italiana che sta mentendo sulla transizione ecologica dell’economia, che viola i diritti umani nel Sud America. Siamo di fronte ad una azienda strategica che dal 1992 al 1999 è stata avviata dalla classe politica verso una privatizzazione quasi completa, che ha provocato grossi danni ai contribuenti italiani». E ancora: «Pretendiamo che Enel dismetta la produzione fossile, perché convertire le centrali a carbone in centrali a gas non è riconversione. In tutta Europa il carbone causa 23 mila morti l’anno». Con queste parole oggi pomeriggio gli studenti e le studentesse di Fridays For Future hanno tenuto un sit di protesta davanti alla sede centrale di Enel Produzione Spa, in viale Regina Margherita.

Ma la protesta contro l’Enel non si riferisce soltanto al territorio nazionale. Spiegano i giovani di Fridays For Future: «Al centro della contestazione di oggi c’è anche e soprattutto l’azione di Enel nei paesi dell’America Latina. Vedi la Colombia, dove prosegue impunita la sistematica violazione dei diritti umani della popolazione Wayùu ad opera delle imprese minerarie da cui anche Enel importa carbone». Non c’è però soltanto la protesta. Gli attivisti al termine del sit in hanno improvvisato un’assemblea davanti alla sede dell’Enel fino all’arrivo delle forze delle ordine, discutendo di giustizia ambientale e della necessità di una ripubblicizzazione e democratizzazione nella gestione e nella stessa distribuzione delle risorse energetiche. Nel frattempo si danno appuntamento domani, in Piazza della Repubblica, a Roma, dove scenderanno in piazza come in tantissime altre città del pianeta, per salvarlo.