DIRITTI

Assalto al Cie(lo)

10.000 donne e uomini, tantissimi migranti, tanti giovani, per la prima volta così tanti a Ponte Galeria, contro il lager per migranti un tempo noto come CPT, e istituito dalla Legge Turco-Napolitano (1998), ora chiamato CIE. Un corteo appassionato e combattivo, segnato da un’azione collettiva da ripetere, fin quando il CIE non sarà chiuso: 50 metri di rete e filo spinato che cingono il lager sono stati buttati giù con rampini e corde, il corteo intero a trascinarle via

Non era facile essere così tanti. Del corteo s’è parlato poco, quasi nulla, e il Paese è in queste ore ostaggio dell’ennesima crisi di governo: la staffetta tra Letta e Renzi. I governi passano, senza che nessuno li voti, il Fiscal Compact, quello che ci costringerà a tagliare la spesa pubblica di 59 miliardi l’anno, fino al 2020, rimane intatto, l’unico (vero) sovrano che c’è.

Ci hanno provato in tutti i modi a comprimere la partecipazione: 17 misure cautelari contro il movimento per il diritto all’abitare; il rimpatrio dei migranti che, prigionieri del CIE, più si sono distinti nelle rivolte delle ultime settimane (la proteste delle bocche cucite); il sequestro del camion e dell’impianto che avrebbero dovuto facilitare lo svolgimento del corteo. Ma il desiderio di farla finita con Ponte Galeria, tra i primi lager ad essere costruito, contestato per la prima volta nel 1999, è stato più forte.

Il messaggio di oggi è stato chiaro: i CIE vanno chiusi, nessuna persona è illegale!

Il video dell’azione contro il CIE realizzato da Zona22

Un primo passo, imponente e radicale, di una campagna di lunga durata. Dei 13 CIE presenti sul territorio nazionale, solo 5 sono ancora funzionanti, Ponte Galeria è uno di questi. Il grido di disperazione di chi è recluso lì, senza aver commesso alcun reato, colpevole solo di esercitare il proprio diritto di movimento, non resterà inascoltato. Non basteranno blindati e muri a fermare la forza di chi sa che dietro il razzismo, i confini e l’inclusione differenziale, c’è sempre lo sfruttamento, le gerarchie salariali e dei diritti.

Domani i movimenti siciliani saranno a Mineo, a contestare il CARA più grande d’Europa. Torneremo a Ponte Galeria, finché il CIE non sarà chiuso, perché la libertà è tutto!

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