ITALIA

Anpal Servizi, i confederali firmano ma per i precari la partita non è chiusa

La battaglia dei «precari che ricollocano i disoccupati» ha un valore esemplare di ciò che accade in molti posti di lavoro, dalle partecipate alle società in house, ai servizi. Dopo le mobilitazioni guidate dal combattivo sindacato delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap), le organizzazioni sindacali maggiori firmano un accordo al ribasso, che lascia ampia discrezionalità all’azienda. Ma i precari non ci stanno. Il loro comunicato

Precari Anpal Servizi: per noi la partita non si è chiusa!

Le Organizzazioni Sindacali confederali, lo scorso 13 febbraio, hanno sottoscritto con l’azienda un accordo che oggi pomeriggio sarà ratificato in un’assemblea dei lavoratori il cui esito è già definito in partenza, e che di certo non assicurerà un adeguato sistema di voto. Un accordo debole, addirittura peggiorativo della Legge 128/2019, che non offre garanzie adeguata all’intera platea dei precari. Un accordo che esclude le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, prima Organizzazione Sindacale in azienda per numero di iscritti, nonché interlocutrice trattante negli incontri negoziali disposti dal Ministero del Lavoro e non solo. Prima di analizzarlo più nel dettaglio, vorremmo ricostruire le tappe della mobilitazione che ci ha portato fino a oggi, ovvero alle dichiarazioni della Ministra Nunzia Catalfo che, lo scorso venerdì, hanno annunciato la stabilizzazione di oltre 500 precari.

Nel mese di luglio del 2018, abbiamo avviato la battaglia contrastando gli esuberi di fatto di 10 nostre/i colleghe/i con contratto a tempo determinato scaduto. Da quel momento, non ci siamo più fermati: oltre dieci presidi nazionali, mobilitazioni regionali, sette gli scioperi proclamati e riusciti, tanti incontri con il Ministero del Lavoro e le forze politiche. Abbiamo imposto la nostra voce nel dibattito politico nazionale proprio durante l’approvazione della Legge 26/2019 che ha istituito il Reddito di Cittadinanza, trasformando la comunicazione mainstream in campo di iniziativa sindacale. Tra giugno e luglio 2019 (Governo Conte I), il Ministero del Lavoro, sotto la pressione della mobilitazione, per la prima volta ha prospettato un piano pluriennale di assunzione a tempo indeterminato per 400 lavoratori. L’Amministratore Unico di ANPAL Servizi Domenico Parisi, dal canto suo, nel corso di diversi incontri presso il Ministero annunciava che non si sarebbe trattato di stabilizzazione dei precari in forza, quanto, piuttosto, di nuove assunzioni con concorso aperto a tutti, esplicitando indirettamente la volontà di “rottamare” centinaia lavoratori, tempi determinati e collaboratori. Volontà a più riprese confermata, almeno fino a ottobre scorso, quando Parisi chiarì che non ci sarebbero state immediate conversioni dei tempi determinati, semmai procedure selettive pubbliche per 400 posizioni in tutto e una quota riservata ai precari “storici” non superiore al 50%.

Ritenendo inaccettabili le proposte aziendali, abbiamo intensificato la mobilitazione, avviando nello stesso tempo una importante interlocuzione con le forze politiche della nuova maggioranza di Governo. Così abbiamo strappato un primo, fondamentale, risultato: l’approvazione dell’emendamento all’articolo 4 del Decreto Legge 3.09.2019 n. 101 (recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la soluzione di crisi aziendali, il “Decreto crisi”), convertito nella Legge 128/2019, con il quale si è per la prima volta aperta la strada alla stabilizzazione di tutti i precari “storici”: trasformazione diretta per i tempi determinati; procedure selettive riservate per i collaboratori. Saltata l’emendazione della Legge di Bilancio, abbiamo comunque ottenuto un importante Ordine del Giorno alla stessa, che ha impegnato il Governo ad allocare in tempi stretti nuove risorse per la stabilizzazione dell’intera platea. Infine, dopo lo sciopero del 5 febbraio, l’approvazione in Commissione Bilancio e Affari costituzionali dell’emendamento che, con risorse certe, rende possibile l’estensione della platea ampiamente oltre i 400. Attendiamo che l’iter della conversione in Legge del Decreto si concluda al meglio, ma siamo fiduciosi. Se adesso dunque la Ministra Catalfo può annunciare che «oltre 500 precari di ANPAL Servizi verranno stabilizzati», smentendo nuovamente Parisi, ciò è dovuto alla lotta che con tenacia e determinazione abbiamo portato avanti in questi due anni. Lotta nella quale, bene segnalarlo, desideravamo alleata almeno una parte della rappresentanza sindacale confederale, più sensibile alle istanze dei precari. Così non è stato.

L’accordo sottoscritto da azienda e Organizzazioni confederali stabilisce esclusivamente i criteri per individuare il bacino dei lavoratori da stabilizzare – dipendenti a termine e collaboratori –, e delle generiche procedure selettive. Tutto il resto è totalmente subordinato alla volontà (e quindi alla totale discrezionalità) dell’azienda, come viene sancito dalle Premesse, laddove si fa esplicito riferimento alla valorizzazione di «tutte le risorse che (…) rispondano alle necessità organizzative e strutturali previste dal Piano Industriale»: nessuna garanzia che il fabbisogno dell’azienda corrisponderà ai profili degli operatori in forza, non solo per i collaboratori, ma anche per i CTD con contratto già scaduto; nessuna certezza sui tempi nei quali le procedure saranno attivate e sul numero di posizioni che di volta in volta saranno aperte; una graduatoria che avrà validità per 36 mesi, contro quanto definito dalla norma, che parla di stabilizzazioni entro il 2021; la stessa proroga dei contratti di collaborazione, che dovrebbe essere una garanzia, viene subordinata alla verifica di «coerenza con i fabbisogni dell’attuale programmazione» (quale programmazione? Quella che secondo il vigente piano operativo terminerà nel 2021…?). L’accordo non dice volutamente nulla sui numeri, soprattutto per quanto riguarda i collaboratori. Sancire i numeri, i tempi e le risorse nell’accordo avrebbe fissato un decisivo vincolo nella redazione del Piano industriale, fornendo effettive garanzie ai precari. Così, invece, sarà l’azienda a decidere in ultima istanza, rendendo fragilissima l’esigibilità dell’accordo stesso da parte dei collaboratori, quelli esposti al rischio maggiore. Se le Organizzazioni Sindacali confederali parlano, senza mai fornire evidenze, della stabilizzazione per oltre 710 lavoratori, il Ministero del Lavoro più onestamente chiarisce che il piano riguarderà circa 500 lavoratori, stabilizzati i quali non ci saranno più precari in ANPAL Servizi, annunciando di fatto oltre 100 esuberi. Leggendo l’accordo, e alla luce delle risorse fin qui stanziate, si capisce il perché. Infine, particolare non irrilevante, nell’accordo si ratifica che la stabilizzazione imporrà la rinuncia – senza alcuna contropartita economica – dei diritti pregressi, senza escludere demansionamenti – come tra l’altro già accaduto per i tempi determinati stabilizzati nel 2017.

Pur usufruendo dei risultati da noi faticosamente conquistati, non è il nostro accordo. Le Camere del Lavoro Autonomo e Precario non considerano la partita chiusa. La nostra battaglia proseguirà con due obiettivi principali: chiedere con forza al Ministero del Lavoro di dare certezza a quanto previsto dalle norme, attraverso azioni concludenti e non semplici dichiarazioni di successo; vigilare fermamente e rigorosamente sulle procedure con le quali si darà attuazione all’accordo, denunciando con determinazione e a ogni livello qualsiasi ulteriore atto che neghi i diritti dei tempi determinati e dei collaboratori di ANPAL Servizi. Ancora: non accettiamo e non accetteremo di essere estromessi dalla contrattazione, nonostante la maggiore rappresentatività, la concretezza della lotta, l’interlocuzione trattante di questi mesi. Non abbasseremo la guardia, ci ritroveremo in assemblea a inizio marzo, pronti a rilanciare con forza la mobilitazione fin quando tutti non saranno stati stabilizzati, non una e non uno di meno.

CLAP ANPAL Servizi