EUROPA

Anarchici russi: «Lottiamo contro il fascismo imperialista di Putin»

La testimonianza del gruppo Боец Анархист (“Combattenti anarchici”) che fin dalla scoppio del conflitto è in contatto con battaglioni antiautoritari presenti sul campo in Ucraina e con cui ha avviato un rapporto di mutuo aiuto

Oltre agli eserciti regolari, in Ucraina così come in Russia e in Bielorussia, ci sono tanti gruppi che si stanno opponendo sul campo all’invasione militare decisa da Vladimir Putin. In particolare, fin dal primo momento del conflitto, diverse reti anarchiche e antiautoritarie si sono attivate in vari modi, dalle proteste per strada al sabotaggio, fino alla formazione di battaglioni armati.

Il gruppo russo Боец Анархист è fra queste. Oltre ad aver messo in piedi un canale informativo su Telegram, sta fornendo appoggio a chi ha deciso di unirsi alla lotta in Ucraina. Li abbiamo intervistati per capire meglio il loro punto di vista, sia sull’andamento della guerra e le forze in campo, sia sulla situazione della società russa.

Prima di tutto vogliamo ringraziarvi per la disponibilità. Vi chiediamo come prima cosa di spiegarci il vostro punto di vista su questa guerra. Perché pensate sia scoppiata proprio adesso?


Sul tema abbiamo già scritto in questo testo, ma cercheremo di aggiungere alcuni elementi.

È evidente che lo stato ucraino in questa storia non rappresenti né un “agnello innocente” né un “amico del popolo” ed è altrettanto evidente che la situazione nelle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk fosse al momento dello scoppio della guerra tutt’altro che “normalizzata” o comunque sostenibile, soprattutto se la confrontiamo coi primi anni del conflitto.

Tuttavia, crediamo che all’inizio del 2022 il conflitto fosse da tempo entrato in una fase tale da  permettere una sorta di distensione, oltre che l’applicazione di formule risolutive, anche a livello di politica pubblica, (relativamente) pacifiche.

La propaganda russa (in continuo cambiamento), la quale sostiene che l’Ucraina stesse preparando armi chimiche/biologiche/nucleari, così come che avesse pianificato un attacco congiunto alle Repubbliche popolari, alla Bielorussia e alla Russia, è a dir poco impossibile da prendere sul serio.

Allo stesso modo è debole la retorica sulla questione della Nato ai confini della Federazione Russa, poiché anche qualora dovesse essere accolta una nuova potenza al suo interno, ad esempio l’Ucraina, il che è tutt’altro che sicuro, essa non avrebbe alcun ruolo decisivo.

Quindi pensiamo che le ragioni principali della guerra siano riassumibili in questi punti:

a) La necessità da parte di Putin di avviare una “guerra su piccola scala”, tesa a compattare la società russa attorno a un leader vittorioso e che possa presentarsi come risolutore dei problemi economici della Russia;

b) Lo scarso lavoro dell’intelligence, che assicurava una vittoria a breve termine con il popolo russo accolto a braccia aperte dalla gente del posto. Ciò ha anche permesso alla leadership russa di pensare che i costi sarebbero stati contenuti e che l’Occidente non avrebbe avuto il tempo di imporre delle ingenti sanzioni, mentre nel frattempo stavamo già vivendo sotto un regime di sanzioni più contenute, cosa che tra l’altro permetteva al governo di giustificare i deficit in campo economico (vedi punto a).

c) Ultimo punto, ma non meno importante, è la personalità del leader russo. Come si dice nel nostro paese “Il nonno è vecchio e a lui non interessa” ( in lingua originale дедушка старенький, ему все равно). È abbastanza probabile che uno dei fattori decisivi sia stato il desiderio del vecchio Putin di passare alla storia in pompa magna, come il restauratore dell’Impero, mentre ora, molto probabilmente passerà alla storia come il distruttore della Russia.

Detto questo, è facile fare valutazioni a posteriori. Francamente possiamo dire che anche se le discussioni sulla possibilità di una guerra e l’anticipazione di un possibile cataclisma ci accompagnano dall’inizio dell’anno non avremmo mai pensato che una leadership, inadeguata e estremamente lontana dalla realtà, sarebbe stata capace di avviare una guerra vera e propria.

All’epoca sembrava fosse più una questione di rapporti di forza, di mostrare i muscoli per apparire più potente sia al pubblico nazionale che internazionale. Anche dopo il riconoscimento delle Repubbliche popolari, circolava ancora l’idea che la leadership russa avesse un’opzione intermedia: introdurre truppe sul territorio delle due Repubbliche e fermarsi dopo aver ricevuto i benefici dell’intervento e alcune sanzioni minime che avrebbero permesso di cancellare i problemi economici.

Ma la realtà si è rivelata molto più folle di quanto si potesse immaginare. Ora è chiaro che i preparativi per questa guerra hanno richiesto diversi anni almeno. Perché proprio ora? Coesistono molti fattori che possono rispondere a questa domanda.

Possiamo proporre alcune indicazioni di massima tra cui la (percepita) preparazione dell’esercito russo, l’età del leader, la pericolosità di organizzare un’operazione simile in un periodo prossimo alle elezioni del 2021, che per quanto farsesco, in Russia il periodo elettorale apre sempre una fase turbolenta. O forse, come potremmo scoprire in futuro, si stava preparando una crisi nell’economia russa e sarebbe stato pericoloso prolungare ulteriormente questa situazione e si è deciso di agire secondo il principio del “o la va o la spacca”.

(da commons.wikimedia.org)

Come vi siete comportati dopo l’inizio della guerra? Come vi siete attivati?

Per ovvi motivi, purtroppo, non possiamo rivelare tutti i dettagli delle nostre azioni. Possiamo però dirvi che abbiamo fornito informazioni e sostegno alla resistenza del popolo ucraino, così come al movimento contro la guerra e al movimento antimperialista russo. Per quanto riguarda i dettagli delle nostre azioni come gruppo Combattenti Anarchici (Боец Анархист), ci riserviamo di darvi ulteriori informazioni in seguito.

Come potreste definire l’atmosfera generale della società russa? Ci sono state molte proteste contro la guerra e molte persone vengono arrestate. Come vi esprimete rispetto a queste forme repressive?

La questione dell’atmosfera nella società russa è un argomento che meriterebbe un ampio studio sociologico. La situazione oggi sembra molto vicina a quella vigente nella società tedesca alla fine degli anni ‘30: dall’ambizione imperiale nutrita durante i lunghi anni del governo di Putin e il complesso dell’orgoglio nazionale ferito a causa della sconfitta dell’URSS nella guerra fredda, che è stata anche alimentata con successo dalle autorità, e da ultimo il permanere del complesso di “accerchiamento da parte dei nemici”.

La propaganda russa ha utilizzato con successo tutti questi elementi, alimentandoli e sviluppandoli a proprio vantaggio. Ora, si può dire, che una parte significativa della società si è improvvisamente dimostrata molto ricettiva alla propaganda militarista e crede seriamente a tutte quelle sciocchezze che vengono propinate dai media.

Inoltre, a volte questo iper-patriottismo non fa nemmeno il gioco dell’attuale governo, per esempio quando sono usciti i risultati preliminari dei negoziati dalla Turchia, si è parlato di tradimento, e della necessità di «rivolte per costringere le autorità a continuare la guerra». (Qui di seguito un video di un blogger militar-patriottico che ha ottenuto un vasto seguito dall’inizio della guerra: https://www.youtube.com/watch?v=BGiP4BuLwQM)

Inoltre, c’è un ampio componente sociale che, nel complesso, nega la guerra, inorridita dal numero di vittime e dalla catastrofe delle operazioni militari. Allo stesso tempo, a causa dell’impotenza forzata imposta da anni di governo Putin, vale a dire l’incapacità immaginaria di cambiare qualcosa di ciò che sta accadendo e di influenzarlo in qualche modo, alcune persone sono tendenti al principio secondo il quale «è meglio che la Russia vinca velocemente prima che ci possano essere altre vittime».

Lo stesso vale per coloro che non possono accettare che il loro paese, la loro patria si sia rivelata una potenza fascista, un po’ come si vede in uno dei meme circolati in questi giorni (“Siamo noi i cattivi, Hans?”, tratto dalla serie tv britannica That Mitchell and Webb Look, ndr). Perché se il tuo paese è fascista, devi fare qualcosa, agire, sacrificare il tuo benessere, rischiare la vita, altrimenti sei complice dei crimini che vengono commessi. Ma negando questi crimini, non ci sono problemi, e la nostra immagine rimane quella di paese liberatore e vittorioso e non di stato oppressore.

Sicuramente nella nostra società ci sono coloro che hanno una visione ragionevole di quello che sta succedendo, ma non riescono a farvi fronte. Non tutti sono attivamente impegnati, in molti si limitano al tentativo di incidere sulle coscienze delle persone che li circondano.
Detto questo, la situazione non è statica. Nei primi giorni abbiamo assistito a un’ondata di manifestazioni e azioni di protesta contro la guerra. Poi, forse, siamo entrati in una fase più cupa e dimessa per cui alcune delle voci contrarie alla guerra sono state costrette a tacere e la gente ha iniziato a pensare che forse, aspettando pazientemente, la situazione sarebbe rientrata.

Tuttavia, a solo un mese dall’inizio della guerra, la Federazione Russa sta già affrontando grandi difficoltà, e le prospettive di una piccola guerra vittoriosa appaiono decisamente scarse. E inoltre, ogni giorno che passa, le sanzioni cominciano a incidere sempre più sulle nostre forme di vita quotidiana. Eppure non abbiamo ancora le cifre reali sulle vittime di questa guerra!  Allo stesso tempo coloro che si oppongo alla guerra cominciano a unirsi più saldamente per tracciare una linea d’azione, allontanandosi dai metodi rituali di protesta, applicabili nelle società democratiche, e avvicinandosi sempre più a delle forme di resistenza applicabili ed efficaci in una dittatura fascista.

Pertanto, se parliamo del rapporto tra oppositori attivi alla guerra e sostenitori della guerra, possiamo parlare di un rapporto di circa 50 e 50, con una grande maggioranza passiva, la quale, al momento, gioca piuttosto a favore dei sostenitori della guerra. Ma la tendenza sembra essere quella di una transizione dei sostenitori attivi della guerra verso lo schieramento dei passivi e dei passivi verso quello degli oppositori.

Come si sta muovendo la propaganda putiniana? È interessante come la guerra non sia stata preceduta da un periodo di forte mobilitazione in senso nazionalistico del popolo da parte governativa…

Non siamo così d’accordo su questo punto: già prima della guerra veniva impiegata una retorica fortemente nazionalista. Si tratta d’altronde di una delle caratteristiche salienti della propaganda putiniana. Diciamo che viene impiegata in un senso molto specifico, e cioè raffigurando la cosiddetta “Democrazia russa e sovrana” contrapposta all’Occidente in decadenza, che vuole distruggere i nostri valori e imporci i suoi, perversi, valori (questa in pratica è una citazione letterale dei toni propagandistici impiegati).

A ogni modo, va sottolineato che questo tipo di “unificazione” del popolo russo non è costruita attorno a un concetto di nazionalità quanto piuttosto a un’idea di “essenza” comune a tutte le popolazioni che vivono sul territorio della Federazione e che si contrappongono in maniera assoluta al resto del mondo, il quale infatti ci odia semplicemente per quello che siamo.  

Allo stesso tempo, però, sussiste una certa dose di conservatorismo e tradizionalismo nella società russa. Questo lo si evince per esempio da molti discorsi contrari ai lavoratori migranti che arrivano dall’Asia centrale, che vengono accusati di peccati mortali e di essere causa di grandi problemi per il popolo russo.

Ma ora l’intensità della propaganda è aumentata, com’è in un certo senso pure logico in tempi di guerra. Tuttavia, c’è l’impressione che le autorità non riescano completamente a governare questo processo. Il sentimento nazionalistico che hanno “disseminato” all’interno del corpo sociale potrebbe costringerli a non ritirarsi dall’azione bellica che hanno intrapreso, anche se lo volessero, o addirittura portare a un colpo di stato da parte dell’ultra-destra (nonostante sembrerebbe che già siamo ben più in là della semplice “destra”).

A ogni modo, considerando sia la situazione interna che esterna alla Russia, riteniamo abbastanza improbabile che si installi in Russia un regime di stampo militare e di destre e, anche se dovesse esserci un colpo di stato, difficilmente potrebbe mantenere il potere.  

(da commons.wikimedia.org)

Qual è la vostra opinione sulle persone che ora stanno combattendo in Ucraina? Ci sono eserciti regolari, ci sono brigate internazionali, gruppi di estrema destra ed estrema sinistra… Definireste quella della popolazione ucraina una “resistenza”?

In Ucraina sono effettivamente all’opera tante forze diverse fra loro. Purtroppo, da qui le nostre considerazioni non possono che essere incerte, visto che non possiamo valutare le cose direttamente. La guerra, com’è ovvio, attrae gruppi differenti e mette sotto pressione anche le persone migliori. Pertanto, nonostante siamo convinti che la parte ucraina in generale sia assolutamente nel giusto e che là arrivino persone animate dalle migliori intenzioni, riteniamo ci sia anche qualche eccezione.

Per esempio, riteniamo inaccettabile alcune situazioni come quelle per cui la fazione ucraina abbia contattato i parenti di qualche soldato russo morto per deriderli. Anche in un contesto in cui il nemico si stia disumanizzando con le sue stesse azioni (bombardamento di obiettivi civili, di case, ecc.) è importante rimanere umani e non adottare la stessa logica del nemico.

Ma possiamo pure dire con certezza che i battaglioni di sinistra hanno il proprio ruolo nelle unità di difesa territoriale. Non sono dei “fake”, sono veri combattenti di sinistra, anarchici e anarchiche devoti ai propri ideali. Persone che non stanno lottando per il potere del “capitale” ucraino ma contro un male ancora più grande ovvero il fascismo imperialista russo, il quale è ben predisposto ad abbattere quanto di buono già esisteva nello stato ucraino (che, comunque, si differenziava già prima della guerra dallo stato russo per un più alto grado di libertà e, visto la direzione che sta prendendo quest’ultimo, la differenza va ancor di più ampliandosi ora).

Questi combattenti di sinistra sono anche quelli che sono un passo avanti e che già si stanno preparando a puntare le loro baionette verso il capitale ucraino, per riconsegnare il potere all’unico soggetto che potrà assicurare una vittoria in questa guerra – ovvero il popolo ucraino.    

Riuscite ad avere contatti e collaborare con gruppi anarchici e anti-autoritari di altri paesi? Se sì, in che modo?

Anche in questo caso, non possiamo rivelare troppi dettagli e rispondere apertamente alla domanda. Diciamo che interagiamo con persone di diversi paesi, che condividono i nostri ideali e hanno prospettive simili alle nostre su come raggiungerli. Con loro ci scambiamo esperienze e competenze, cercando di aiutarci mutualisticamente.

C’è un messaggio che volete mandare a compagni e compagne in Italia e nell’ovest europeo?

Vogliamo augurare ai compagni e alle compagne di rimanere saldi nei propri ideali e di prepararsi alla lotta, all’azione diretta, alle rivoluzioni contro il capitale che non vanno mai accantonate. Come dimostra quanto sta accadendo in Ucraina, la stabilità mondiale è una condizione illusoria e potrebbe succedere che già domani toccherà a voi, come ora a noi, dover difendere con un fucile in mano la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà fraterna, per costruire il nuovo mondo futuro.

Immagine da canale telegram Боец Анархист