ROMA

Alexis occupato: un anno è passato

A un anno dallo sgombero, gli attivisti dello studentato occupato sono tornati in Via Ostiense per denunciare lo stato di abbandono dello stabile e gli impegni mancati delle istituzioni

6 dicembre 2012. Roma conosce dieci nuove occupazioni in poche ore. Lo tsunami tour consente a tremila persone di avere una casa. Una casa vera. Una di quelle 250.000 che restano vuote in una città colpita da dieci sfratti al giorno, 2500 famiglie ogni anno.

La palazzina di proprietà di Acea su via Ostiense è occupata da giovani precari e studenti. Alexis è il nome scelto per lo studentato. Alexandros Grigoropulos, studente ateniese di quindici anni, quattro anni prima, proprio il 6 dicembre, nel quartiere di Exarchia era stato assassinato dalla polizia.

Il piccolo stabile abbandonato da anni e ridotto a un rudere, viene fatto rivivere dai suoi nuovi abitanti. Cinque anni intensi durante i quali si è formata una comunità aperta al quartiere, preda oramai degli appetiti della finanza. All’interno dello stabile è stata aperta la libreria Piuma di mare, sono stati attivati sportelli di consulenza e l’aula studio, oltre naturalmente gli alloggi per i venti giovani abitanti.

Una catena di carrozzerie di auto disegnata da Blu sulla facciata segna quel tratto della via Ostiense, poco dopo la magnifica Centrale Montemartini.

Il 10 gennaio di un anno fa uno sgombero preannunciato ha messo fine a questa esperienza. Sembrava che fosse possibile realizzare il progetto di auto recupero presentato dagli occupanti durante un’assemblea cittadina pochi giorni prima.

La Delibera della Regione Lazio del 2014, relativa ad un piano straordinario per l’emergenza abitativa nel Lazio e attuazione del Programma per Roma Capitale, aveva censito le famiglie che vivevano in occupazioni e destinato i fondi ex Gescal alla soluzione per loro del problema della casa.

Il progetto per il recupero di Alexis prevedeva la realizzazione di dieci alloggi, uno spazio pubblico da destinare a servizi per la città e spazi culturali. L’investimento totale richiesto era di un milione di euro. Nulla per tutto quello che si sarebbe voluto fare. La realizzazione sarebbe potuta partire subito.

Un cornicione pericolante ha reso tutto impossibile! Sgombero immediato per la messa in sicurezza dello stabile. I venti occupanti sarebbero stati trasferiti nell’edificio adiacente all’ex deposito Atac di via della Collina Volpi. Garante l’allora assessore Paolo Berdini, viene fatto un rapido trasloco. Nella nuova casa gli abitanti di Alexis non sono mai entrati e non hanno potuto neanche recuperare le loro cose.

Un anno è passato. Il cornicione è sempre pericolante, l’edificio sta riprendendo la sua immagine di abbandono. La comunità che lo aveva fatto vivere si è dispersa. I fondi ex Gescal giacciono ancora nelle casse della Regione.

Un anno è passato e la città continua a chiedersi:

«Dobbiamo arrenderci a fronte di un mondo che riconosciamo come insensato? I sogni finiscono? Per noi il mondo insensato è la nostra città e i sogni sono le lotte e i progetti per cambiarla».