ITALIA

Airbnb per monti e valli alla ricerca delle dimore storiche italiane

L’associazione Dimore Storiche Italiane, Confagricoltura e Confedilizia hanno messo gli occhi sui paesi abbandonati del nostro paese e soprattutto sulle dimore storiche italiane per trasformarle in alberghi diffusi per turisti attratti dal patrimonio culturale e dagli antichi borghi, trasformati in location per finte ricostruzioni storiche

Scopriamo dal sito di Confagricoltura che l’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) che riunisce i proprietari privati di questi beni, ha concluso un accordo con Airbnb. La società ha devoluto 1 milione di euro per restaurare e ristrutturare 25 dimore storiche italiane con l’obiettivo di sviluppare l’Heritage Tourism, ovvero il turismo del patrimonio culturale.

L’iniziativa ADSI/Airbnb prevede un bando per l’erogazione di contributi a fondo perduto per progetti di manutenzione e riqualificazione di dimore storiche da destinare a finalità turistico-ricettive o per il miglioramento di servizi di ospitalità.

L’importo va da 25 a 150 mila euro per ogni intervento di recupero a uso turistico di dimore storiche. Sono contributi per opere di restauro di immobili di proprietà privata, per promuovere lo sviluppo di attività ricettive, interventi migliorativi dei servizi di ospitalità, anche intervenendo su parchi e giardini, o nell’ambito di vincoli paesaggistici all’interno di proprietà private. 

Perché sia Confagricoltura a pubblicizzare l’iniziativa sono loro stessi a spiegarlo, ricordando che numerose ville, castelli e palazzi, che sono parte integrante del patrimonio culturale del nostro Paese, si trovano all’interno di aziende agricole «Lo ha stimato il rapporto dell’Osservatorio del patrimonio culturale privato, promosso dall’ADSI, Confagricoltura e Confedilizia, precisando che ben il 54% delle dimore storiche si trova in Comuni con meno di 20.000 abitanti e, nel 29% dei casi, addirittura sotto i 5.000».

Nel Lazio dal 2018, la Regione stanzia risorse per finanziare, attraverso un avviso pubblico, interventi di manutenzione e recupero delle dimore storiche. Sono progetti di restauro e riqualificazione per rendere questi siti accessibili e fruibili in piena sicurezza.  

I proprietari o gestori dei beni che rientrano nella rete delle dimore storiche possono richiedere contributi fino a 50 mila euro pari al 50% delle spese previste se soggetti privati, del 70% se soggetti pubblici e del 100% nel caso di piccoli comuni. La condizione è che i beni siano già visitabili da parte del pubblico o che lo diventeranno in piena sicurezza grazie ai lavori di ristrutturazione.

Non si parla di Heritage Tourism, ma della possibilità di rendere queste dimore aperte al pubblico che intenda visitarle. Nel 2021 la Regione ha finanziato 32 progetti con uno stanziamento di 1,4 milioni di euro.

Evidentemente però l’idea che anima l’iniziativa di Airbnb non è quella di rendere questi beni accessibili a chiunque, ma di farne residenze per turisti in cerca di “piccoli borghi” trasformati in merce, attraverso la costruzione di brand, associati a ricostruzioni pittoresche, rievocazioni storiche e prodotti tipici della cucina.

Anche il PNRR ha deciso di occuparsi di queste aree, destinando 420 milioni di euro al «rilancio economico e sociale di borghi disabitati o caratterizzati da un avanzato processo di declino e abbandono. Le risorse saranno utilizzate per l’insediamento di nuove funzioni, infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale o della ricerca».

Nel frattempo si è sviluppata una rete di strutture ricettive chiamate albergo diffuso che utilizza immobili privati situati nei centri abitati dei paesi delle aree interne per ricavare camere e appartamenti da affittare a fini turistici. Ancora una volta si pensa che per “rivitalizzare” paesi privi di abitanti e di servizi bisogna affidarsi al “volano” del turismo.

In questo assume un ruolo da protagonista Confedilizia che in un documento intitolato “5 priorità per l’immobiliare” pubblicato sul sito qualche giorno fa al punto 4 invoca di «sviluppare il turismo con la proprietà diffusa».

«L’Italia – è scritto – è un paese naturalmente vocato al turismo, di cui è necessario sfruttare tutte le potenzialità per il bene dell’intera economia nazionale e per la rinascita di aree o singoli borghi altrimenti senza futuro. In questo quadro occorre favorire lo sviluppo – accanto ai modi più tradizionali di ricettività turistica – di forme di ospitalità che si stanno affermando in risposta a specifiche esigenze che si sono presentate, a partire da quelle (come a esempio le locazioni brevi) che vedono protagonista la proprietà immobiliare diffusa, anche attraverso il nostro esteso patrimonio di interesse storico-artistico».

Il progetto è evidentemente quello di acquisire a prezzi irrisori gli immobili dei centri storici dei paesi oramai svuotati degli abitanti e farne, come è avvenuto nelle grandi città, territori a disposizione di investitori finanziari. Ricostruire paesi con tratti “medievaleggianti” e offrire a turisti l’aspetto finto di un borgo d’altri tempi, assicurando processioni e tornei organizzati all’uopo. Naturalmente spacciando tutto questo come rinascita dei paesi e attivazione di nuova economia.

Il documento di Confedilizia si chiude con un capolavoro di arroganza e prepotenza. Al punto 5 denominato “Tutelare l’affitto” dichiara che occorre assicurare una maggiore tutela ai proprietari che concedono in locazione i loro immobili, sostenendo che essi svolgono una funzione economica e sociale fondamentale. Come pensano di ottenere queste maggior tutele? Avendo la possibilità di procedere alle esecuzioni degli sfratti direttamente, utilizzando soggetti diversi dagli ufficiali giudiziari e avvalendosi di guardie giurate private.

Questo «avrebbe effetti benefici in termini di allargamento dell’offerta abitativa» sostengono. Cosa chiedono in fondo! Solo la possibilità di cacciare gli inquilini dalle loro case, mandando buttafuori stipendiati da loro, e poter utilizzare le loro proprietà come meglio credono. Si chiama arroganza proprietaria alla quale occorre porre un argine.  

Immagine di copertina di Luciernaga3