ROMA

Studentə del Ripetta, “Abbiamo bisogno di parlare, abbiamo bisogno di essere ascoltatə”

Dopo il Rossellini e l’Albertelli, oggi a Roma è stato occupato il centralissimo istituto Ripetta: studenti e studentesse chiedono più fondi e materiali per le lezioni, ma anche un diverso modello educativo. Le istituzioni rispondono però solo con le Forze dell’ordine

In via Ripetta 218, la scritta «Istituto delle Belle Arti» spicca tra le volte del palazzo storico del Liceo Artistico del centro Romano e da una delle finestre svolazza uno striscione «Ripetta occupato». I cancelli sono presidiati da poliziotti in tenuta antisommossa e, davanti a loro, una marea di studentesse e studenti fa sentire le proprie voci.

Marco, candidato alla consulta studentesca romano, spiega di essere uscito stamattina dall’istituto per radunare allievə della sede succursale, ma al ritorno non è potuto più accedere all’edificio: «Abbiamo deciso ieri di occupare verso le 13.10 perché è un gesto esasperato che però andava fatto. Una protesta che faccia capire che siamo esasperati, che questo non è un carcere o un posto di lavoro, questa è una scuola. Dovrebbe essere un posto sicuro non un posto dove mancano i materiali, i laboratori, in cui ci cascano gli scuri delle finestre addosso, però poi rimbiancano la scuola ogni anno. Dev’essere un posto dove dobbiamo sentirci al sicuro, dove dobbiamo imparare a maturare e ad avere un pensiero critico non a diventare figli della logica di mercato che è quella che ci dice che dobbiamo lavorare e basta perché se ci ribelliamo abbiamo sbagliato. E per questo motivo ieri abbiamo occupato, abbiamo iniziato a fare un’assemblea all’interno del piano terra e la preside si è barricata con noi dentro».

«Anna Anna Dimissioni» è l’urlo che arriva da studentesse e studenti nei confronti della dirigente Anna De Santis. È lei che non lascia occupare gli studenti, nonostante giri voce che addirittura il prefetto le abbia suggerito di allontanarsi dal palazzo. Sempre lei avrebbe richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Ma alcuni studenti resistono all’interno dell’edificio.

Caterina parla attraverso le grate di una finestra del piano terra: «Forti delle proteste del Rossellini e l’Albertelli abbiamo preso anche noi la decisione di occupare la nostra scuola. Abbiamo dovuto fare un’occupazione con camionette e digossini qua davanti, caricano insultano e hanno molestato una di noi, una studentessa che stava protestando per il suo futuro, il suo presente, il suo studio. Questa cosa è inaccettabile. Noi sappiamo che la polizia è un organo politico, che rappresenta lo stato, il volere di questo governo, ebbene noi respingiamo il governo che tenta in tutte le maniere di normalizzare questa situazione, non c’è niente da normalizzare. Come ci può essere una ripresa se noi neanche possiamo esprimere le nostre difficoltà».

Una delegazione composta da una rappresentante di consulta e una d’istituto stanno dialogando con il prefetto per trovare un accordo. Le istanze portate avanti denunciano il modello scolastico del governo e del ministro Bianchi, oltre alle problematiche interne del Ripetta. Gli alunni richiedono materiali garantiti, la ripresa delle attività laboratoriali, fondi per sistemare i danni alla struttura scolastica, l’ampliamento del personale docente, l’eliminazione degli orari scaglionati, un’aula autogestita per gli studenti, miglioramento per i percorsi dedicati agli studenti con Disturbo specifico di apprendimento (Dsa) e Bisogni educativi speciali (Bes).

Marco spiega che «gli studenti in questo sistema scolastico non sono più studenti, ma lavoratori sfruttati, siamo preparati per essere precari una volta usciti, a non avere certezze e lo dimostra l’alternanza scuola lavoro. Nonostante tutto questo, ci troviamo nella condizione in cui non si può più protestare, perché anche il diritto di parola è stato tagliato».

Studentesse e studenti non si arrendono, hanno chiamato un’assemblea davanti all’edificio invitando tutte le scuole romane per confrontarsi sulla situazione.

Tutte le foto di Patrizia Montesanti.