ITALIA

A Firenze suona ancora la martinella: la lotta contro i licenziamenti alla Gkn

Prosegue la mobilitazione di lavoratrici e lavoratori GKN – Driveline Firenze licenziati in tronco il 9 luglio. Gli appuntamenti della settimana, tra assemblea permanente all’interno dello stabilimento industriale alle porte di Firenze e incontri istituzionali e sindacali di piazza, hanno scandito il ritmo della lotta, dando continuità e salienza al grido «Insorgiamo»

I licenziamenti di massa della GKN-Driveline, eseguiti per ordine del fondo finanziario inglese Melrose, hanno scosso istituzioni e sindacati dall’immobilismo a cui avevano ormai deciso di consegnarsi. Il primo banco di prova è stato costituito dal tavolo nazionale convocato dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), inizialmente convocato a Roma in videochiamata e poi tenutosi in Prefettura a Firenze in seguito alle pressioni delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) di fabbrica. Presenti fisicamente soggetti istituzionali come Alessandra Todde, Viceministra del Mise, esponenti del Ministero del Lavoro, sindacati confederali, Confindustria, i sindaci di Firenze e di Campi Bisenzio e la Regione Toscana. Grandi assenti invece la dirigenza GKN e il fondo Melrose, collegati in videoconferenza.

A un piano più basso prosegue invece la mobilitazione di lavoratori, lavoratrici e solidali che hanno accompagnato i delegati sindacali nella contrattazione facendo sentire la propria, massiccia presenza attraverso cori ed odore di fumogeni.

Il tavolo si è chiuso con la non volontà da parte del fondo finanziario di trattare sui licenziamenti, da loro giustificati come legittimi e legali in quanto attuati a norma di legge, e con lo sgomento delle istituzioni per tempi e modi in cui sono stati ratificati i licenziamenti. Per queste, infatti, si tratta soltanto di un problema di forma, non di sostanza. Di tutt’altro avviso invece i delegati di fabbrica, che rilanciano la sfida denunciando le responsabilità istituzionali rispetto al futuro del settore automobilistico italiano, che coinvolge in modo diretto GKN, l’indotto territoriale dello stabilimento e l’intera filiera produttiva di FCA-Stellantis nel paese.

L’incontro si è concluso con l’invito del delegato Rsu Dario Salvetti, rivolto alla Viceministra, di visitare lo stabilimento di Campi Bisenzio: «Abbiamo invitato e spiegato per filo e per segno come funziona lo stabilimento, le celle non completate, i robot nuovi. Se vuole noi siamo trasparenti, che se vuole può venire ora a vedere lo stabilimento: noi lo stiamo tenendo aperto. E se adesso viene le rispiegheremo tutto quello che le abbiamo spiegato, non per fare passerelle, non per fare la fabbrica che si raccomanda a questo o quel ministro ma per guardare negli occhi le istituzioni e dire loro che, se queste sono le parole, le consideriamo responsabilizzate e che sono dentro la partita. Se questa fabbrica chiude, chiuderà con loro dentro la partita».

Un riferimento a lavoratori e lavoratrici a rischio licenziamento. In particolare, l’intero settore dell’indotto automotive è in via di ristrutturazione in vista della transizione alla produzione su larga scala di autoveicoli elettrici. La voce del Mise si è levata a giugno a mezzo del Ministro Giorgetti, con la convocazione del tavolo allargato dell’automotive a cui hanno partecipato aziende dell’indotto settoriale e sindacati.

L’attenzione è tutta sull’indotto FCA-Stellantis, a cui è destinato l’85% della produzione GKN, in vista della riorganizzazione della strategia industriale negli stabilimenti di Melfi e di Termoli (CB). Nel primo caso, il Ministro ha accolto con entusiasmo il passaggio da due a una sola linea di produzione integrata, prevedendo il passaggio alla produzione di auto elettriche a partire dal 2022, con l’attuazione del nuovo piano industriale FCA-Stellantis. Riguardo al caso di Termoli si prevede un investimento di circa 30 miliardi nello stabilimento per il passaggio alla produzione di batterie e componenti per le auto elettriche dei quattordici brand appartenenti al megagruppo.

Il tutto fa pensare ad una ristrutturazione predatoria su modello Melrose (fondo finanziario proprietario di GKN) dove stavolta l’ammodernamento sarà molto probabilmente volto ad accaparrare ingenti parti del PNRR – non a caso la transizione all’elettrico avviene negli stabilimenti del mezzogiorno a cui dovrebbero essere destinati 82 miliardi.

La partita si gioca su molteplici livelli: industriale/settoriale, categoriale/territoriale, istituzionale/sociale. Tutti tenuti insieme dalla consapevolezza che oltre ai 500 posti di lavoro più indotto territoriale, ci sono di mezzo migliaia di lavoratori e lavoratrici a rischio licenziamento. Per questo è più che necessario insorgere.

Con la consapevolezza dell’estensione nazionale della partita emerge la necessità di portare il piano dalla singola vertenza alla necessità politica di generalizzare la lotta. Si arriva così allo sciopero generale provinciale del 19 luglio, convocato dai sindacati confederali ed esteso all’intera regione grazie al supporto dei sindacati di base.

Un appuntamento da tanto tempo ricercato: ancora insufficiente per la sua dimensione territoriale, ma già essenziale per uscire dal piano vertenziale e muovere passi verso una mobilitazione generale nel paese.

La giornata parte ben prima dell’appuntamento fissato in piazza Santa Croce dalle organizzazioni confederali. Si parte, infatti, dallo stabilimento alle 8 con pullman e scooter per arrivare al concentramento fissato dal collettivo di fabbrica sul Lungarno della Zecca, di lì il corteo si dirige alla volta della piazza. Il lungo serpente di persone si apre con le bandiere della Brigata Sinigaglia e dell’ANPI, seguite dallo striscione del collettivo di fabbrica e da quello con cui si richiama alla mobilitazione con scritto «Insorgiamo». Il corteo prosegue variegato e composito, aperto da tamburi, fumogeni e dal Coordinamento donne GKN.

Composto da più di mille persone, la manifestazione ha sfilato per i lungarni di Firenze per poi andarsi a prendere piazza Santa Croce, dove i confederali hanno chiamato la piazza statica di sciopero. Una manifestazione variegata con da una parte sindacati e partiti, dall’altra le istituzioni locali e al centro lavoratori, lavoratrici GKN e solidali.

Nel susseguirsi degli interventi dal palco sono emerse le contraddizioni dovute a questa composizione assortita, che rispecchia la trasversale solidarietà a lavoratrici e lavoratori in assemblea permanente nello stabilimento. Le contraddizioni non restano celate: nell’intervento di Salvetti emergono le responsabilità politiche di chi ha dato vita agli strumenti legislativi che hanno permesso tutto questo. «Alle istituzioni chiediamo, voi che strumenti avete per fermare la delocalizzazione? Se siete impotenti, allora siete complici, perché a un certo punto impotenza e complicità coincidono. Se non ti attrezzi per diventare potente, diventi complice».

La rabbia è mista alla gioia data dall’essersi presi la piazza da protagonisti, con l’aria di chi non conosce ancora il significato della resa. Il grido di un’intera comunità scesa in piazza, a cui un fondo finanziario avrà tolto il lavoro ma di certo non la dignità.

Dal palco ancora si esortano lavoratori e lavoratrici a insorgere collettivamente: «Siamo entrati in piazza con la bandiera dell’Anpi e quella originale della brigata Sinigaglia, perché i ventenni bui a volte capitano nella storia, ma c’è un giorno in cui finiscono. E io non so se questo è il giorno, ma so che abbiamo l’obbligo di provare a insorgere, di provare a trasformare questa lotta in una mobilitazione più generale, altrimenti non ci salviamo. E Firenze suoni la Martinella per dire che entriamo in guerra e che bisogna liberarsi. Insorgiamo insieme».

Alla fine della manifestazione lo spezzone di lavoratrici e lavoratori GKN riprende la via dei pullman dando vita a un corteo ancor più rabbioso e numeroso di quello d’entrata. La mobilitazione continua ai cancelli dello stabilimento e con la data del corteo nazionale convocato per sabato 24 proprio a Campi Bisenzio.

Tutte le foto di Luca Mangiacotti.