ITALIA

Foot: «Certo che sono fascisti, ma lasciamo perdere il 1921».

L’assalto alla CGIL è un evento pericoloso, si può parlare di fascismo, senza per questo pensare che lo stato stia per crollare come un secolo fa. Intervista con lo storico inglese, autore di molti libri sull’Italia e una delle voci più ascoltate in ambito anglofono

John Foot insegna all’università di Bristol ed è un acuto osservatore della realtà italiana. Storico, collaboratore di giornali e riviste, ha scritto su diversi argomenti (lo sport in Italia, la memoria, Milano, Franco Basaglia) e i suoi manuali sono tra i più letti nei dipartimenti anglofoni. Il suo nuovo libro, Blood and Power. The Rise and Fall of Italian Fascism (Bloomsbury e in italiano per Laterza), che uscirà l’anno prossimo, parla proprio dell’avvento del fascismo. Lo abbiamo raggiunto via Zoom per commentare l’assalto alla sede della CGIL di sabato scorso a Roma.

John Foot, foto di Francesco Alesi da Flickr.

Pensi si possano usare le categorie di fascismo e squadrismo?

C’è una confusione perché qualcuno pensa che siamo tornati di nuovo nel ventuno, nel senso di 1921. Ci sono molti paralleli storici certo, che riportano a quella memoria, ma ovviamente non è uguale. È un’ovvietà doverlo dire. Al tempo stesso, ignorare questi parallelismi, come il fatto che hanno scelto proprio la CGIL, sarebbe anche questo un errore.

C’è poi un’altra cosa dei commenti di alcuni storici che mi dà fastidio: è che sono staccati dalla politica, e cioè che parlano di questo problema come se fosse astratto. Per me invece è un problema di attualità politica, bisogna proprio andare a difendere la CGIL fisicamente.

Quindi va bene il dibattito sull’uso della parola fascismo, che può essere molte cose, ma bisogna capire i pericoli reali, e non vivere in una torre d’avorio.

Gli storici fuori dalla storia mentre si compie, dalla contemporaneità…

Ho visto qualcuno che dice «questo non è fascismo, è teppaglia». Mah, insomma. Così si minimizza, li si considera normali criminali. Ma il fatto che c’è Roberto Fiore [leader di Forza Nuova] in piazza, che i neofascisti hanno cavalcato questa protesta abbastanza grossa anche nei numeri, a me ricorda il 1921 ma soprattutto cose come Reggio Calabria del 1970. Loro sono molto abili in questo, riescono a dirigere e incanalare proteste anche eterogenee.

Sai, sul 1921 c’è anche la coincidenza del secolo, suona bene. Mi chiedo però a che serva, tornare lì, se non ci sia il rischio di un corto circuito. La storia si ripete, bisogna imparare dalla storia, ok, ma in che modo? Che vuol dire?

Mi pare anche questa una cosa molto pigra, è squadrismo come nel 1921, non ci serve a molto. Io credo che i fascismi si ripetano, ma lo fanno plasmandosi, cambiando, adattandosi. Questi si sono adattati a una lotta contro i vaccini, chi l’avrebbe detto, non c’entra niente con il fascismo! Hanno capito il momento, come sta succedendo in altri paesi, è un movimento internazionale. Poi in queste lotte c’è anche un po’ di sinistra, un po’ di New Age: però usando la piazza arrivano i fascisti veri a egemonizzare.

E su questo vedi delle differenze con un secolo fa…

Sì, quello è il momento in cui la violenza organizzata diventa il modo di fare politica, quello cambia la storia, ed è copiato in Germania e altrove. Non siamo in quella situazione lì, ma non bisogna sottovalutare i pericoli – tipo che questi sabato puntavano proprio a Palazzo Chigi, anche abbastanza indisturbati (la polizia infatti ha quantomeno sbagliato).

Insomma, c’erano dei fascisti con nome e cognome, possiamo parlare di fascismo, la domanda che ne consegue è se c’è un pericolo eversivo o meno.

Lo stato e la democrazia non sono in pericolo. Sono forti. C’è la Costituzione. Insomma, non c’è il pericolo di buttare giù un sistema come 99 anni fa. Però, l’Italia sta vivendo da diversi anni un sistema di governi di emergenza, non governi politici, che se ci sono durano poco. Quindi anche questo è uno strano momento, che prima o poi deve risolversi, o si va avanti per sempre con personaggi tipo Draghi: ma questo non è una buona cosa per una democrazia, che quindi anche se non è in pericolo attraversa un periodo di una grande crisi. Forza Nuova non può abbattere lo stato, però possono fare molti danni, attirando molte persone su questo crinale di violenza e di rifiuto dell’ordine.

Fascisti alle porte di Roma, 22 ottobre 1922 (foto da WikiCommons)

Del resto è una fase peculiare, di grande intervento del governo nella vita dei cittadini…

Lo stato durante la pandemia sta imponendo cose sulle persone che sono magari necessarie ma che comportano anche un altissimo controllo sulla loro vita. Questo cambierà dopo? Non lo so.

Infine, volevo chiederti se davvero la storia ci insegna qualcosa e cosa si può fare come storici.

C’è un pericolo: che gli storici scrivano lunghissimi pezzi per dire come il fascismo sia un’altra cosa, il fascismo faceva questo o quello, era completamente diverso, questo è una parodia… ma questo è quello che si diceva anche della marcia su Roma, sono buffoni, non prendiamoli seriamente. Io vedo questo pericolo di un distacco tra l’analisi della realtà e l’approccio tipo “io ho letto molti libri, ne so più di voi”. Secondo me la categoria del fascismo è necessaria politicamente, per mobilizzare: insomma anche se non è giusto storicamente, può essere utile politicamente. Infatti Giorgia Meloni su questo, per la prima volta da molto tempo, si è messa sulla difensiva.

E quindi gli storici che possono fare?

Dobbiamo sempre analizzare anche quello che è successo da poco, non sono d’accordo con chi dice che deve passare tempo. Su questo gli storici possono essere utilissimi, per parlare del presente e del passato: possiamo guardare al neofascismo del dopoguerra, di Almirante, di Ordine Nuovo più che a quello di Farinacci, insomma all’avvento del fascismo. Forza Nuova viene direttamente da quel mondo, dal fascismo del dopoguerra. Questi neofascisti hanno avuto un’influenza notevole nella Repubblica italiana. Sono stati importantissimi – in negativo naturalmente.

Quello che manca oggi, o sembra poco forte, è forse un antifascismo militante che ci si sappia opporre.

Ho visto la manifestazione davanti alla CGIL, sono perlopiù persone di una certa età. Bisogna inventare un altro linguaggio, i presidi sono un format un po’ vecchio. Poi naturalmente mi sono emozionato a vederlo, anche io ho quel retroterra culturale, però non si torna agli Arditi del Popolo o al servizio d’ordine di Potere Operaio. Bisogna avere altri mezzi, più moderni e poi attivarsi quando succedono cose come quelle di sabato e chiamarle con il loro nome, anche se è molto forte: fascismo.

Foto di copertina da WikiCommons.