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Valerio, questa ferita che non guarisce mai

Per i 40 anni dall’omicidio fascista del giovane militante rivoluzionario di Autonomia Operaia, torna disponibile in una versione ampliata il libro di Marco Capoccetti Boccia Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta (Lorusso Editore)

Questa ferita che non guarisce mai

Signore dei banditi,

oltre alla pelle non abbiamo altro da dare

se non questa preghiera

Fa che i figli del nostro sacrificio

portino nel cuore sangue e libertà

Fa che ancora tra cent’anni ci sarà chi curerà questa ferita

che non guarisce mai

(Atarassia Grop, La preghiera dei banditi)

È tornato disponibile da pochi giorni, grazie all’impegno dei tipi di Lorusso Editore, Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta. Si tratta della riedizione ampliata e aggiornata del libro di Marco Capoccetti Boccia che ricostruisce la vita, la militanza e l’omicidio di Valerio Verbano, oltre che affrontare la successiva vicenda giudiziaria che si trascina fino ai nostri giorni (nel febbraio 2010 il caso è stato riaperto dalla Procura di Roma).

Il libro torna nelle librerie a pochi giorni dal quarantennale dell’assassinio del diciannovenne, studente del liceo Archimede e militante di Autonomia Operaia. È il 22 febbraio del 1980, quando un commando neofascista si introduce nell’abitazione dei Verbano nel quartiere di Montesacro a Roma e attende il suo rientro, dopo aver legato e immobilizzato i genitori Carla e Sardo. Trovatosi di fronte i suoi assassini, Valerio prova a reagire e viene ucciso davanti agli occhi del padre e della madre. Anche quest’anno una mobilitazione antifascista ricorderà con un corteo e un concerto Valerio.

L’autore unisce felicemente il rigore dello storico, attingendo da una pluralità di fonti (racconti orali, atti processuali, giornali e documenti dell’epoca), con la passione militante che lo ha portato a raccontare proprio questa particolare storia. La vicenda politica e umana di un giovanissimo militante della sinistra rivoluzionaria viene così restituita in tutta la sua complessità, umana e militante, senza edulcorare le scelte di uno studente che a 19 anni era già entrato e uscito dal carcere per motivi politici, aiutando invece il lettore di oggi a contestualizzare il clima in cui l’omicidio di Valerio Verbano è maturato.

Ed è proprio il rigore dello storico, che consente di restituire la vicenda di Valerio Verbano in maniera viva, senza cedere neanche per un momento al racconto che si è imposto nella maggior parte della pubblicistica sugli anni ’70. Niente “anni di piombo”, niente “opposti estremismi”, niente demonizzazione della “violenza politica”. Piuttosto il lettore troverà il tentativo di restituire lo scontro tra organizzazioni neofasciste e sinistra di base che nel 1980 è ancora un fatto quotidiano nella capitale, e si inserisce nel più generale scontro di classe ancora in atto. L’antifascismo militante rappresenterà per le organizzazioni della sinistra in molti quartieri prima un’esigenza vitale per difendersi e sopravvivere, poi parte integrante dell’attività offensiva per imporre il “contropotere”.

Il libro di Capoccetti Boccia restituisce poi al lettore il particolare contesto politico e umano di cui Valerio Verbano è stato protagonista, ovvero quello di un gruppo di ragazzi dell’area di autonomia che nei quartieri di Montesacro, Tufello e Valmelaina cercano una loro strada per cambiare il mondo a partire dalle strade che abitano, dalla scuola che frequentano, dallo stare insieme, insofferenti anche alle gerarchie e ai “grandi” del movimento del ’77, per non parlare delle liturgie del sindacato e del Pci del compromesso storico.

Un volume prezioso, che rappresenta uno strumento importante per addetti ai lavori, studenti e ricercatori, ma che è soprattutto uno strumento di divulgazione per chi vuole conoscere la storia di Valerio Verbano e non si vuole accontentare della retorica rassicurante dei media e delle istituzioni. Una storia per innescare storie nuove.