editoriale

17 dicembre 1928: morte di un “disertore”

Il 17 dicembre 1928 viene fucilato alla schiena a Gialo, Libia, l’ex-caporalmaggiore Giuseppe Iorio, contadino meridionale del 79° reggimento dei Cacciatori d’Africa, aka Iusef el-Musulmani

Aveva disertato nel luglio 1916 dall’esercito di occupazione ed era passato alla Resistenza libica, convertendosi all’Islam e accasandosi felicemente con moglie e prole nell’oasi di Cufra. Unitosi alla guerriglia di al-Mukhtar fu catturato all’inizio della sanguinosa controffensiva di Badoglio e Graziani nel Gebel al-Akhdar cirenaico. Prima di morire, rifiuto i sacramenti. Uno dei pochi che salvarono l’onore italiano in quello sterminio coloniale. In certi casi è gloria disertare e cambiare fronte.

Paese a fiacca propensione epica e di colonialismo che si vergogna o si imbelletta (Tripoli, bel suol d’amore e Faccetta nera), l’Italia non ha avuto una tradizione musicale anti-militarista, eccetto la “maledetta” canzone su Gorizia e una insolita Ninna nanna di Trilussa. Ecco invece due splendidi esempi:  Boris Vian contro le guerre di Indocina e d’Algeria e Jim Morrison contro quella in Vietnam.

 

Fonte: A. Del Boca, Gli italiani in Libia, 2 vv., Laterza, Bari 1986; Mondadori, Milano 1993-1994. (Immagine: particolare di copertina del libro)

 

Le déserteur

 

 

The unknown soldier