POTERI

Under the Dome

A un certo punto calò una parete invisibile e il Renzistan si staccò dal mondo reale assopendosi in un incubo agrodolce.

Quando la cappa di cristallo o vetro o plexiglass scese sul nostro paese, separandolo dal resto della contea di Castle Rock e dal mondo tutto, alta si levò una voce da celati altoparlanti: state sereni, adesso avanti con le riforme! E simultaneamente su tutte le pareti interne della cappa, che prima consentivano di vedere se non di toccare la realtà esterna, cominciarono a scorrere hashtag luminosi: #statesereni, #cambiaverso, #unariformaalmese, #sbloccaitalia, #sforbiciaitalia, #80euro, #italiariparte, #laVoltabuona, #laSvoltabuona, #passodopopasso, #grassochecola, #gufi maledetti, #allafacciadei gufi… E alcuni gufi, così come altri uccelli, in effetti andavano a sbattere da un lato e dall’altro della barriera invisibile e cadevano a terra lasciando strisce sanguinolente all’esterno e all’interno delle pareti leggermente ricurve della campana. Piatti e posacenere erano tutti siglati 40,8%.

Lì per lì non ce ne rendemmo conto, ma era iniziata. L’Apocalisse in un solo paese, contrariamente a tutte le profezie catastrofiche universali. Certo, lo sapevamo che prima o poi –come annunciavano le scritture cristiane e islamiche, sempre concordi nel portar sfiga all’umanità– che il mondo sarebbe finito, ma il luogo dove tutto sarebbe cominciato era da qualche parte nel Medio Oriente e la cosa sembrava perfettamente plausibile con i conflitti, le stragi e gli orrori di cui erano pieni i giornali e gli schermi televisivi.

Sapevamo che, fino a un certo punto, l’evento nefasto sarebbe stato trattenuto da un potere superiore –Paolo, nella seconda Lettera ai Tessalonicesi 2, 5-8, l’aveva chiamato il katechon– ma credevamo, in analogia all’Impero romano, che si trattasse al giorno d’oggi dell’Impero americano, con i suoi missili e droni.

Errava tuttavia chi guardava a Ucraina e Mesopotamia o magari identificava i segnali premonitori nei cinesi Gog e Magog: tutto prese una direzione più casalinga, il katechon si rivelò consistere in Bersani, un pelato smacchiatore di giaguari, e in Berlusconi, un vecchietto libidinoso con una pelle di giaguaro gettata sul culo avvizzito. E l’Anticristo, non più da loro tenuto a bada e del resto provvidenziale, perché avrebbe aperto le porte, dopo l’ultimo scontro, al Cristo ritornato sulla Terra per accompagnarla alla fine dei tempi, prese le sembianze di un bulletto di Rignano Fiorentino con cono gelato Grom fra le mani.

La cosa riguardò solo l’Italia, perché il resto del mondo continuò per la sua strada, però qui le regole dell’Apocalisse furono rigorosamente applicate. Dentro la cupola divisoria la gente smise di consumare e di lavorare e l’Anticristo simulò perfettamente il Cristo in bontà e promesse, disse che tutto era sbagliato e andava cambiato con le riforme. Secondo le profezie avrebbe dovuto nominarsi Taxo (Assumptio Mosis, IX), ma suonava poco promettente e l’Anticristo sussurrò benignamente: chiamatemi Matteo. Il suo numero era 666 o 888, ma il bulletto volle strafare e dichiarò: durerò 1000 giorni e costruirò un asilo al giorno, distribuendo gli appalti ai suoi amici palazzinari. Millegiorni, milleasili, millepiedi. Nel gergo apocalittico, l’iniquo è ánomos, chi finge il disprezzo per le regole solo quando queste ostacolano i propri interessi. Ed ecco, l’uomo dell’iniquità, l’ánomos tutto tweet e smorfie, posò il culo a palazzo Chigi, essendo Gerusalemme troppo a rischio razzi, e tutti adorarono lui e le gnocche del giglio magico.

Come il suo avatar spaziale, il Cancelliere supremo Palpatine di Star Wars, cominciò da uomo di base, eroe della democrazia assembleare e delle primarie, rottamatore dei perfidi Sith reazionari, per poi sopprimere il Senato e le correnti del suo partito rivelandosi infine il signore segreto dei Sith. Ognor mellifluo annuncia aumenti salariali, riforme del lavoro per creare nuova occupazione e tagli delle tasse, mentre i salari restano bloccati, la disoccupazione sale, i posti di lavoro stabili si trasformano in precari e la pressione fiscale sale inesorabile. Meglio di nonno belluscono. E poi irride a sé e ai fiduciosi ascoltatori denunciando/annunciando il vizio dell’annuncite, come il baro strafottente che lascia intravedere gli assi nella manica e la pistola sotto l’ascella. Segni e prodigi non ne ostenta, ma i giornali di corte li vantano lo stesso, fino a proclamare strabilianti successi della ricerca cui intanto si sottraggono finanziamenti: a Pomezia avrebbero scoperto il vaccino per l’Ebola! A Firenze si sveleranno i segreti per creare posti di lavoro! A Milano si farà l’Expo senza tangenti e su base volontaria! Nascerà l’armata del servizio civile! Un nuovo Rinascimento! Basta silenziare rosiconi e professoroni, sindacalisti e indovini.

Ogni perdita viene spacciata per guadagno, ogni nuova diseguaglianza per equità, ogni consolidamento del potere proclamato rivoluzione. È il regno della scimmia e della neo-lingua. È il regno della scimmia e della neo-lingua, dove l’ingiustizia soffoca l’amore per la verità che è salvezza (II Tessalonicesi 2, 9-12).

Ma come è possibile una tale allucinazione collettiva? E fuori d’Italia perché nessuno se ne accorge? La campana di vetro, the Dome, è il vero segreto di questa Apocalisse minore e clandestina dentro la grande crisi finanziaria e geopolitica mondiale. Stampa e Tv italiane parlano di cose che comprendiamo soltanto noi e ignorano i flussi mondiali di cui registriamo soltanto i devastanti effetti economici e demografici. Chi può si avventura per cunicoli fuori della barriera, chi ci arriva da migrante scappa al più presto, solo l’Isis promette di conquistarci, gli altri disertano ogni progetto turistico o invasivo.

A un certo punto, però, under the Dome l’aria si fece irrespirabile e lo spaccio di metanfetamina e tweet non imbrogliò più i superstiti. Peccato che, nell’Apocalisse, l’Anticristo rovina e arriva il Cristo vero. Domani invece, caduto Renzi, cosa succederà?