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Una storia per Renato

Il libro verrà presentato per la prima volta venerdì 24 maggio alle 21, al Forte Prenestino durante Crack!

Non pensi che qualcuno possa strapparti il cuore,

no, non ci pensi.

Non ci pensi che poi non ci sei più

e lasci un vuoto

che prosciuga gli occhi di chi rimane.

Hai la sabbia fresca tra le dita e una vita davanti.

E no che non ci pensi.

Ed è giusto così.

Tra poco saranno passati esattamente dieci anni da quando, una notte di fine estate, Renato Biagetti veniva accoltellato all’uscita da una dance-hall reggae a Focene, sul litorale romano. Accoltellato a morte davanti agli occhi di Laura, la ragazza, e a quelli di Paolo, un amico, anche lui rimasto gravemente ferito. Renato viene assassinato da due ragazzi di quella estrema periferia metropolitana, 17 e 19 anni, perché riconosciuto come “diverso”. Prima di tutto in quanto non indigeno del luogo, perché veniva da fuori, in seconda battuta perché la musica che era andato a sentire è musica da “zecche”.

Non sarà facile spiegare alla città che quella non era stata una “rissa” finita male, ma che quel tragico episodio di cronaca era molto di più. Era un episodio di violenza tutto politico. Spiegare che il fascismo non è solo quello in camicia nera, o quello racchiuso nello stereotipo del naziskin, ma che si nasconde sotto le mille facce della sopraffazione, della violenza contro il più debole, del razzismo quotidiano. Di dare questa lezione alla città intera se ne sono fatti carico prima di tutti gli attivisti del Loa Acrobax, colpiti personalmente da quel lutto, da quella violenza, assieme a tantissimi altri in tutta Roma e non solo, poi la mamma di Renato, Stefania, con il lavoro instancabile del Comitato delle Madri per Roma Città Aperta.

Combattere la “cultura della lama” quartiere per quartiere, strada per strada. Non sfuggire dallo scontro con i fascisti, ma concentrarsi sul costruire soprattutto una società e territori solidali, pieni di bellezza e cultura. In anni segnati dalla pacificazione della memoria degli anni ’70, dalla macchina del revisionismo contro la Resistenza, dalla retorica degli opposti estremismi, per tantissimi attivisti, anche giovanissimi dieci anni fa come chi scrive, la vicenda di Renato ha rappresentato uno spartiacque. Ha cambiato il nostro modo di vedere la città, l’idea stessa di fare politica.

Un pezzo fondamentale di questo lavoro di controinformazione, di agitazione politica, di campagna culturale, è stato rappresentato da un fumetto intitolato “La politica non c’entra niente”, firmato da un ancora misconosciuto Zerocalcare (con quel tratto che a vederlo ora, dieci anni dopo, fa sorridere) e da Push-Erre. Ora, un decennio più tardi, gli stessi autori tornano con un nuovo fumetto sulla storia di Renato per la campagna #IoNonDimentico. Il libro, Prossima fermata. Una storia per Renato, contiene anche le tavole di 10 anni fa e tante parole, a cominciare da quelle di Stefania e Dario Biagetti.

Una storia per ricordarci che non dobbiamo mai smettere di riconoscere il razzismo e il fascismo, qualsiasi vestito essi indossino.