DIRITTI

Un torto fatto a una è un torto fatto a tutte

Riflessioni sullo stupro di Roma e il machismo della società italiana. Una ragazza di quindici anni è stata stuprata da un militare della Marina Italiana. Tendenzialmente cose del genere dovrebbero far rabbrividire, suscitare sdegno, scatenare odio: e invece cosa succede? Si prendono le parti del “maschio”, dell’uomo virile – a maggior ragione perché bianco e militare – che non ha saputo resistere di fronte a una ragazzina sicuramente svestita che beveva una birra con le amiche. A mezzanotte per giunta.

Chissà cosa stava facendo poi, in giro a quell’ora: le brave donnine stanno a casa dopo cena, guai ad azzardarsi ad andare in giro da sole: che se poi un uomo viene, e ti stupra, te la sei andata a cercare. Il maschio è maschio e se lo provochi, cosa pretendi che faccia? La colpa è tua, la prossima volta è meglio che ti vesti di più e in giro da sola non ci vai.

Il corpo della donna, visto troppo spesso non solo come mero oggetto sessuale atto solo a dover dare piacere all’uomo, ma anche come una proprietà esclusiva di padri, fidanzati, mariti e “amici”, è ancora una volta oggetto di odio e rancore da parte della società cosiddetta “perbene”. Si tratta di quella società che va al Family Day e aborra le unioni civili o le coppie omosessuali, perché loro non avrebbero mai permesso che la figlia, la moglie, la fidanzata o l’amica andasse in giro da sola e poco vestita. Si tratta di quella società che odia il fatto che una donna possa autonomamente decidere che cosa fare del proprio corpo, sia nelle scelte che riguardano la sua sessualità, sia in quelle che riguardano il fatto di essere o meno madri.

È buono sottolineare come personaggi della risma di Matteo Salvini, in questa occasione non abbiano proferito parola. Forse perché stavolta l’aggressore non è straniero, ma bianco, italiano e militare? Come mai non si sono invocate le ruspe o la castrazione chimica contro chi ha stuprato una ragazza di quindici anni? Il silenzio di Salvini e del suo entourage di fascisti e razzisti, dimostra chiaramente come, ancora una volta, ciò che interessa non è la tutela delle donne, bensì dare addosso all’ “uomo nero”. Il corpo femminile, per questi soggetti, è solo un qualcosa di strumentale alla loro politica, al loro voler allargare il proprio bacino elettorale: nel momento in cui questo non porta voti, è considerato meno di niente. Se è possibile strumentalizzarlo per le proprie campagne xenofobe ben vengano invece gli stupri, ma solo se sono opera di extra-comunitari, sia chiaro.

Il corpo delle donne è considerato ancora come qualcosa da proteggere e preservare e, nel caso in cui queste non rispettino i dettami dell’uomo-padrone, violare. Questo è il punto più odioso di un pensiero machista e – diciamocelo – di stampo fascista, che domina la società benpensante, di qualunque colore o classe essa sia. Il fatto che una donna o una ragazza rifiuti di sottostare a queste regole, manda completamente fuori di testa l’uomo o il ragazzo di turno che, per ristabilire il proprio controllo, cerca di imporre con la violenza, fisica e psicologica, il proprio potere.

I vergognosi attacchi alla ragazza brutalmente stuprata da un militare della Marina Italiana, sono attacchi rivolti a tutte noi. Non siamo più disposte a tollerare neanche una sola di queste insinuazioni meschine, maschiliste e criminali nei nostri confronti: la colpa, ed è bene ribadirlo con forza, è sempre di chi stupra, mai di chi è stuprato.

Vogliamo darvi qualche avviso: non abbiamo bisogno di essere protette né noi né il nostro corpo. Non abbiamo bisogno di uomini che ci facciano da guardia del corpo la sera, di uomini che ci dicano come dobbiamo vestirci, di uomini che preservino l’integrità del nostro corpo.

Usciamo quando ci pare, dove ci pare e con chi ci pare. Anche da sole. Questo non vuol dire che desideriamo ricevere i vostri sguardi o le vostre avance, o peggio, che desideriamo essere stuprate.

Ci vestiamo come vogliamo: se mettiamo un paio di shorts, o una maglia trasparente, o un vestito scollato non è per voi, né per ricevere le vostre attenzioni, né per provocarvi. Nulla vi autorizza a infastidirci o a pensare di poterci stuprare.

Siamo libere di stare a casa o di uscire, da sole o in compagnia, a tutte le ore del giorno e della notte. Possiamo tornare accompagnate o possiamo tornare da sole. Possiamo tornare ubriache o sobrie. Possiamo tornare a casa con un nuovo ragazzo ogni sera o sempre con lo stesso. Siamo libere di fare sesso con chi, dove, come e quando vogliamo. Siamo libere di avere molti partner – anche tutti insieme se vogliamo – senza dover stare per forza a giustificarvi perché invece non vogliamo stare con voi. Il nostro modo di vivere il sesso non è una cosa che vi riguarda o che può indurvi a pensare che allora siete autorizzati a stuprarci. Siamo libere di uscire con la gonna, senza gonna, scollate e trasparenti e il nostro modo di vestire non è una cosa che vi deve interessare. Una minigonna non stupra, uno shorts non stupra, un seno in mostra non stupra: siete voi, frustrati nel vostro desiderio di potere, a violentare. Tutte insieme, prima o poi, vi spazzeremo via, perché un torto fatto a una è un torto fatto a tutte.