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Turchia, lettera dal carcere di Selahattin Demirtaş

Selahattin Demirtas è stato arrestato insieme ad altri membri dell’Hdp lo scorso novembre: dal carcere ha scritto una lettera che è stata letta all’incontro del partito

Lo scorso novembre venivano arrestati in Turchia otto membri del Partito democratico dei popoli (Hdp), tra cui i co-presidenti Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ: il giro di vite dei deputati curdi è stata una chiara operazione politica messa in campo dal presidente Recep Tayyip Erdoğan che, soprattutto dopo il fallito colpo di Stato, ha aumentato la stretta securitaria nel Paese. Subito dopo l’arresto dei deputati curdi una bomba è esplosa a Diyarbakir: inizialmente tutti i giornali hanno senza nessuna prova attribuito l’atto al Pkk, salvo poi ricredersi quando la sera l’Isis ha rivendicato l’attacco.

Qui di sotto la lettera di Selahattin Demirtas scritta dal carcere.

Nella sua lettera dal carcere il co-presidente dell’HDP Selahattin Demirtaş ha detto “Ci mobiliteremo con intelligenza, emozione e passione, rafforzeremo la coscienza e il risveglio sociale, e usciremo da questa spirale.

Il Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha tenuto il suo quarto incontro di gruppo senza la presenza di 8 parlamentari e dei co-presidenti dell’ HDP Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ. Durante l’incontro, il vice capogruppo ha letto ad alta voce la lettera di Demirtaş che è stata censurata da funzionari del carcere chiuso di tipo F di Edirne.

Di seguito il messaggio del co-presidente dell’HDP Selahattin Demirtaş in carcere:

“Cari amici parlamentari, amministratori, iscritti, amici e giornalisti, saluto ciascuno di voi. Mi scuso per le manchevolezze che questo messaggio potrà avere, dato che sto scrivendo in condizioni dove sono disponibili solo carta e penna. Come sempre ci opponiamo con entusiasmo all’ingiustizia e alla crudeltà con le quali ci confrontiamo.

Miei cari amici, il Medio Oriente, la Mesopotamia e l’Anatolia sono sotto attacchi e interventi senza precedenti. Organizzazioni che si caratterizzano per ferocia e stupro come le organizzazioni affiliate ad ISIS e al-Qaida, si sono trasformate in meccanismi di massacro e genocidio. Queste organizzazioni che affermano di rappresentare l’Islam non contribuiscono all’Islam o ad alcun’altra religione e hanno adottato un’aggressione che cerca di sradicare i valori dell’umanità che sono vecchi di migliaia di anni. L’insistenza sul creare una nazione basata su una lingua e un’identità in Turchia ha trattato con crudeltà le diverse identità, lingue e colori di queste terre. Coloro i quali vogliono che questa repubblica incontri la democrazia sono stati bollati come ‘nemici interni, ‘terroristi’ o ‘traditori.’ Ogni desiderio di trasformazione democratica nella società è stato represso con la violenza e artisti, accademici, imprenditori, politici, giornalisti e altre persone sono state incarcerate e esiliate.

Queste politiche attuate dall’ideologia egemonica propagata dall’AKP formano anche l’asse di politica estera del governo. L’asse politico settario è stato l’elemento determinante della politica estera e la Turchia si trova di fronte a un collasso nell’arena diplomatica.

L’errore più critico in periodo così difficile è formare strategie basate su politiche settarie e nazionaliste. Sfortunatamente questo è quello che l’AKP ora sta facendo. Questo è esattamente dove si trova la nostra differenza, dove la differenza dell’ HDP diventa visibile. Si può vedere che difendere tutte le identità e i gruppi di fede per garantire la loro libera coesistenza tra pari attraverso la prospettiva di una nazione democratica è cruciale in un momento in cui razzismo, nazionalismo, settarismo e sessismo terrorizzano la nostra intera geografia.

Continueremo la nostra lotta in carcere con il morale alto e molto entusiasmo. Non tratterremo il nostro grido per la pace perché veniamo trattati ingiustamente.

Ci mobiliteremo con intelligenza, emozione e passione, rafforzeremo la coscienza e il risveglio sociale, e usciremo da questa spirale. Infine mando i miei ringraziamenti a tutti coloro che ci hanno sostenuti dentro e fuori dalla Turchia. Estendo la mia solidarietà ai dirigenti del quotidiano Cumhuriyet, giornalisti della stampa libera e editorialisti e a tutti i prigionieri politici.

La libertà vincerà.”

Pubblicato da Uiki Onlus