MONDO

Tra terrore, solidarietà e ipocrisia

Dove colpisce il terrorismo? Come reagiamo al terrore? Una mappa, dei numeri e alcune dinamiche che occorre conoscere.

Guardate questa mappa e stampatevela bene bene in testa. Indica gli attentati terroristici compiuti nel 2017; sono 866 ed hanno fatto 5.224 morti.

Se escludiamo l’Europa ed i Paesi a noi più lontani in termini geografici, si può facilmente comprendere come la maggior parte degli attacchi terroristici abbia colpito Paesi dell’area mediorientale (Iraq, Siria, Egitto, Afghanistan) e quelli dell’Africa occidentale (Nigeria, Mali, Burkina Faso) mentre nel corno d’Africa spiccano la Somalia e lo Yemen.

Attenzione, stiamo parlando di attentati terroristici, quindi escludiamo tutti quei paesi dove da tempo sono in corso guerre e conflitti.Ecco, ora visto che i numeri non sono mai fini a se stessi, ma anzi ci danno una mano a comprendere cosa ci succede attorno, proviamo a fare due ragionamenti.

Prendiamo solo il caso dell’Italia.In Italia fino a Luglio 2017 si sono registrati 95.074 arrivi, tendenzialmente in linea con il 2016 quando nello stesso periodo furono 93.781.

Quali sono le nazionalità maggiormente rappresentate? Sorpresa sorpresa (per così dire…). In testa (ormai da anni) ci sono i cittadini provenienti dalla Nigeria (18% degli arrivi, circa 14 mila persone) seguiti poi da Bangladesh (10,4%, ottomila persone), Guinea (10%, 7.800 persone) e Costa d’Avorio (9,3%, 7.300 persone) ed ancora Gambia, Senegal e Mali.

La Nigeria, dove solo nel 2017 sono stati decine gli attacchi sferrati da Boko Haram (la filiale nigeriana di ISIS) ed i morti centinaia. Sono molti i fattori che possono spingere una persona a lasciare la propria casa e partire. Certamente il fenomeno migratorio non si può né spiegare nè ridurre ad una sola causa scatenante; che sia la guerra, la dittatura, gli attentati terroristici o i cambiamenti climatici. Ma certamente questi influiscono, ed influiscono molto quando si decide di partire per migliaia di km, attraversare deserti e mare rischiando la vita.

Quindi quando dopo tragedie come quella di Barcellona sento parlare a vanvera di “solidarietà e vicinanza ai chi viene colpito dal terrorismo” mi vengono i conati di vomito per la puzza di falsità che si può sentire a chilometri di distanza. Che muoiano lì dove sono, lontano da noi e dai nostri occhi. Che saltino per aria, che vengano massacrati, le donne violentate, rapite, usate come schiave. Noi saremo lì pronti.

A scuotere la testa indignati davanti a qualche TG che forse ce ne da notizia, magari commuovendoci pure se di morti ce ne sono davvero tanti, se i nostri media ci ricamano su qualche bella e toccante storia. Salvo poi schifarli, vessarli, insultarli, discriminarli quando arrivano in Italia. Perchè di base siamo un popolo di vigliacchi.

Non si chiama solidarietà. Si chiama ipocrisia.

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