PRECARIETÀ

#StopJobsAct: a Roma 3 a contestato Pietro Ichino

Studenti e precari bloccano un convegno con il giuslavorista sostenitore di precarietà e flessibilizzazione: “contro la precarietà garantita, garantiamoci un futuro”. Verso lo sciopero sociale del 14n.

Il volantino distribuito durante la contestazione:

DI CHE COSA HA BISOGNO IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO? SALARIO MINIMO EUROPEO, REDDITO E WELFARE UNIVERSALI

Siamo studenti e studentesse, precari e precarie, disoccupati e neet, giovani a cui è stato rubato il futuro e che non vogliono essere condannati per legge a una precarietà infinita.

I responsabili della nostra condizione precaria – lavorativa ed esistenziale – non sono i giovani choosy, la scuola o l’università che non preparano adeguatamente al mondo del lavoro o i lavoratori dipendenti scansafatiche e poco produttivi, ma le ricette neoliberiste della flessibilizzazione del mercato del lavoro, della finanziarizzazione dell’economia e del monetarismo, ben rappresentante oggi in questo convegno, che che hanno fatto schizzare in alto la disoccupazione, soprattutto giovanile, che oggi in Italia si assesta al 44,6%.

Il Jobs Act, in particolar modo, attraverso la liberalizzazione totale del contratto a tempo determinato e di apprendistato e il contratto unico a tutele progressive, s’inserisce, fornendogli una base giuridica, in un cambio di paradigma che viviamo sulla nostra pelle da anni: quello dello sfruttamento intensivo, del lavoro servile e del freejob.

Si alimenta in questo modo la becera contrapposizione tra cosiddetti garantiti e non garantiti, che significa omogeneizzare verso il basso diritti e tutele incentivando dinamiche di competitivita’ e di guerre tra “impoveriti”.

Non possiamo assistere inerti di fronte all’intenzione del Governo di smantellare definitivamente il già precario sistema dei diritti e delle tutele nel mondo del lavoro, abolendo ciò che rimane dell’articolo 18, invece di estenderlo.

Diciamo basta ai lavori gratuiti e umilianti!

Vogliamo un reddito di base universale che ci permetta di non essere ricattabili nel mercato del lavoro, così da non vederci costretti ad accettare lavori sottopagati e senza diritti. Rigettiamo “scatole vuote” come la Youth Guarantee, che riproduce precarizzazione e ha aperto, tra ritardi e disorganizzazione, un vero e proprio “business della disoccupazione giovanile”, in cui i reali benefiniciari dei fondi stanziati risultano essere imprese, agenzie interinali, enti privati di formazione e orientamento e le agenzie tecniche della pubblica amministrazione.

Rivendichiamo a gran voce, incrociando le braccia e le lotte, una proposta radicalmente alternativa, che fermi il jobs act ed estenda i diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori, abolendo il decreto Poletti e torni a parlare di un contratto unico a tutele immediate.

Vogliamo, un salario minimo europeo e forme di welfare universale.

Di questo il Jobs Act non parla. Parla degli imprenditori che devono poter controllare, demansionare e licenziare a piacimento i propri lavoratori. Così come #labuonascuola decide che è necessario uniformare l’offerta di lavoro alla domanda esistente, e non interrogarsi su come la conoscenza, la cultura, la ricerca, possano imprimere la trasformazione necessaria per uscire veramente dalla crisi e dalla precarietà.

Pretendiamo un investimento massiccio nella ricerca pubblica e nel diritto allo studio, perché ormai studiare è diventato un lusso per pochi; rifiutiamo logiche meritocratiche che, escludendo una pluralità di soggetti dai percorsi di formazione, mirano a dividerci mediante vergognosi processi di selezione.

L’azione del Governo, il Jobs Act, il Piano Scuola, il rispetto dei vincoli di bilancio, non servono affatto a portarci fuori dalla crisi ma casomai a rafforzare e rendere strutturali quelle dinamiche “emergenziali” introdotte dalle politiche d’austerità.

Per questo, dopo le mobilitazioni studentesche del 10 ottobre, invitiamo tutti a partecipare all’ l’assemblea pubblica su scuola, ricerca e formazione che si terrà il 24 ottobre alle 15.00 nella facoltà di lettere e a scendere in piazza il 14 novembre, mettendo in campo uno sciopero sociale, lo sciopero di chi non può scioperare, di chi ad oggi si vede privato di tutti i propri diritti.

#SCIOPEROSOCIALE #14N