TERRITORI

Sconfinamenti: quarto appuntamento

Connettere territori, mobilitarsi per accoglienza degna, diritti di cittadinanza transnazionale, libertà di movimento. “Sconfinamenti” continua il suo percorso: dopo Bergamo, Padova e Imperia, il quarto appuntamento sarà a Bologna il 23 settembre.

Rilanciamo la costruzione di uno spazio assembleare, volendo fare un salto in avanti, aprendo a tante nuove realtà differenti, connettendo le esperienze territoriali per attivare percorsi di mobilitazione: per città accoglienti e nuova cittadinanza transnazionale contro logiche emergenziali, ricattabilità e sfruttamento; per la libertà di movimento contro i confini; per il diritto all’autodeterminazione contro politiche securitarie ed escludenti; per un permesso di soggiorno europeo contro deportazioni e respingimenti.

 

••• ASSEMBLEA PLENARIA – Connettere i territori, mobilitarsi per difendere e conquistare diritti (ore 10- 13:00) •••

 

Nell’ultimo anno abbiamo vissuto un fortissimo attacco ai diritti di cittadinanza e di movimento. In un contesto che ha visto un rapido scivolamento verso destra del dibattito pubblico, ci siamo trovati a confrontarci con una realtà che mutava velocemente in peggio: Leggi Minniti Orlando che, con l’eliminazione del secondo grado di giudizio e lo svilimento del primo, hanno aumentato a dismisura il potere delle commissioni e prodotto una riduzione delle possibilità di vedersi riconosciuta la protezione internazionale per chi fa richiesta d’asilo. Contestualmente le leggi prevedono l’aumento delle procedure di espulsione tramite il potenziamento del sistema CIE (ora CPR) e l’apertura di nuovi centri, l’introduzione del lavoro volontario obbligatorio, del ruolo di pubblico ufficiale per il responsabile della struttura d’accoglienza nel momento della notifica del diniego, i poteri straordinari concessi al sindaco di espellere dal centro città coloro che, in quanto poveri, mendicanti o ambulanti, fossero riconosciuti come “indecorosi”;
Attacco incrementato nei confronti delle ONG che salvano le vite in mare;
Accordi bilaterali con la Libia e con paesi di transito o di provenienza al fine di bloccare i flussi in arrivo (in territori di sfruttamento e violenze), esternalizzare le procedure di asilo, facilitare le deportazioni e i rimpatri;
Rinvio della legge sullo ius soli;
Barricate dei sindaci contro l’apertura di nuove strutture di accoglienza in diversi comuni italiani.

Nonostante questo quadro allarmante c’è però la consapevolezza che in molti territori ci sono realtà che quotidianamente praticano mutualismo, accoglienza dal basso ed organizzano lotte. Un quadro multiforme fatto di scuole di italiano e coordinamenti di migranti, di centri sociali e polisportive, di comunità di stranieri e di parrocchie, di cooperative etiche ed operatori consapevoli, di associazioni e reti antirazziste, di migliaia di persone che ogni giorno lavorano “sul campo” per garantire il rispetto dei diritti e condizioni di vita dignitose per tutte e tutti.
E ci sono, come ci dimostrano le straordinarie manifestazioni in tante diverse città, migliaia di persone che ripudiano il razzismo e che scendono in piazza con l’obiettivo di: opporsi alle leggi che criminalizzano e discriminano, che classificano ed escludono, che vincolano il diritto di cittadinanza, che alimentano lo sfruttamento lavorativo; rivendicare la libertà di movimento per tutt@, superando ogni confine interno ed esterno, costruendo canali di arrivo sicuri e regolarizzando immediatamente tutti coloro che arrivano; rifiutare gli accordi bilaterali con i paesi di provenienza e di transito; lottare contro la riapertura dei nuovi CIE; costruire città aperte, accoglienti e solidali.

Crediamo sia fondamentale agire su una dimensione transnazionale, abbattendo le frontiere e lottando per la libertà di movimento e il diritto all’autodeterminazione, connettendo le città e intrecciando le battaglie e le vertenze che avvengono nei diversi territori, connotando politicamente le pratiche di solidarietà e mutualismo e andando oltre ogni logica emergenziale o assistenzialista.

Partendo dalle molteplici esperienze e dall’attivazione crescente nelle piazze delle nostre città, vogliamo costruire un momento assembleare in cui mettersi in gioco in tant@ e nelle differenze, per definire come, intorno ai nodi decisivi della libertà di movimento, del diritto a vivere in città accoglienti e del contrasto all’apertura di nuovi lager per migranti (CPR), individuare campi di lavoro comuni e sperimentare traiettorie di mobilitazione condivise per il prossimo autunno/inverno (e non solo).

 

••• ASSEMBLE TEMATICHE (ore 14:30 – 17:30) •••

 

>>CITTÀ ACCOGLIENTI<<

La città è sicuramente il luogo che ha visto nascere le più grandi mobilitazioni per i diritti nell’ultimo anno. Barcellona, Milano, Bologna e tante altre città hanno mostrato come lo spazio urbano, a partire dalle energia di chi ogni giorno si mette in gioco per definirlo come spazio aperto e non chiuso, possa immediatamente trasformarsi in un terreno di mobilitazione molto fertile, trovando sempre relazioni tra lotte e vertenze su un livello transnazionale, per una movimentazione senza confini.

Ci poniamo alcune semplici domande: cosa significa vivere in un città accogliente? Chi sono i soggetti che ogni giorno si mettono in gioco per renderla tale? Come connettere le istanze degli operatori all’accoglienza e dei richiedenti asilo ospitati nelle strutture, per costruire una critica comune al sistema emergenziale e mettere in piedi un monitoraggio che, in modo sistematico, vada a segnalare tutte le situazioni di violazione dei diritti? Come attivare vertenze a partire da questi elementi? Partendo dalle tantissime esperienze di mutualismo che fanno vivere le nostre città (dalle scuole di italiano all’accoglienza informale, dagli sportelli per i diritti ai laboratori teatrali e lo sport popolare), come possiamo aprire ampi fronti comuni che siano in grado di rivendicare con potenza la volontà di accogliere, il rifiuto del razzismo e dell’istituzione di nuovi lager per migranti (CPR)? Come superare un’accoglienza segnata da emergenzialità, discrezionalità, delegittimazione e controllo dei migranti? Come costruire forme di accoglienza che si configurino immediatamente come percorsi di cittadinanza e quindi di rivendicazione di reddito, diritti, assistenza sanitaria? Come assumere continuamente una prospettiva femminista nell’attivazione di processi di mobilitazione? Come combattere la ricattabilità dei migranti costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento? Come operatori e migranti possono fare fronte comune per una migliore accoglienza e più diritti sul lavoro? Come avviare campagne contro la differenziazione e la disuguaglianza nell’accesso al welfare?

Partendo da queste domande e dal racconto delle nostre esperienze, vorremmo coinvolgere chi quotidianamente si batte per rendere le nostre città più accoglienti e solidali, per organizzare connessioni tra varie forme di monitoraggio-vertenza e proposte di mobilitazione attive sui territori.

 

>>LIBERTÀ DI MOVIMENTO<<

 

Il “dispositivo confine” continua ad agire, sia a sud dell’Europa che all’interno dell’Europa stessa, come un meccanismo mobile con il fine di filtrare, bloccare, respingere e deportare i migranti che cercano legittimamente di esercitare il loro diritto alla mobilità. Se guardiamo al caso specifico dell’Italia possiamo individuare almeno tre fronti di lavoro del governo italiano: quello con i paesi di partenza e di transito (che prevede accordi bilaterali al fine di consentire i rimpatri con i paesi di partenza e attivare attività di polizia congiunte nei paesi di transito al fine di ridurre i flussi), quello con la Libia (che ha l’obiettivo di aumentare “il filtraggio”, rafforzando la guardia costiera libica e restringendo il campo di azione delle ONG che salvano le vite in mare, ed esternalizzare le procedure di asilo) e quello del confine settentrionale dell’Italia (sempre più sigillato in uscita verso Francia, Svizzera e Austria). Inoltre le commissioni territoriali, con il loro numero crescente di dinieghi per i richiedenti asilo, non fanno altro che rappresentare un ulteriore confine. In questo quadro è emersa molto timidamente la proposta governativa di concedere visti umanitari temporanei ai migranti in transito per l’Italia. Pensiamo sia fondamentale non lasciare il nodo della revisione di Dublino e della permeabilità dei confini interni alla dialettica tra governi europei, al loro uso strumentale e alle loro soluzioni inefficaci o dannose. Il tema della libertà di movimento ci riguarda tutti e tutte come cittadini e cittadine europee: l’obiettivo deve essere la costruzione di una nuova cittadinanza transnazionale senza confini.

A partire dalle tante realtà che lavorano sui confini/contro i confini, per monitorare la situazione ed aiutare i migranti e le migranti a disobbedire alle molteplici forme di confinamento a cui sono sottoposti, ci piacerebbe discutere sia di come definire un meccanismo di network tra realtà che garantisca condivisione di pratiche e scambio di informazioni in tempo reale sia della possibilità di produrre discorso e organizzare campagne comuni attorno alla rivendicazione del Permesso di Soggiorno Europeo per tutte e tutti contro i confini interni ed esterni alla UE.