ROMA

Roma, sgomberato il circolo Arci di Casal Bruciato

Il 26 luglio alle 10, vigili e poliziotti si sono presentati al circolo Arci Diego Angeli per chiuderlo. Il foglio apposto sulla porta, che non equivale ai sigilli giudiziari, recita che il Dipartimento Patrimonio, Sviluppo e Valorizzazione “riprende in consegna i locali” sulla base di un’ordinanza del 2009.

Il circolo in questione ha una storia quasi trentennale e offre servizi importanti al quartiere di Casal Bruciato. Viene aperto negli anni ’90, in alcuni locali di proprietà pubblica (la cui gestione, però, è stata delegata ad imprese private, la Romeo prima e e la Prelux dopo). Fino al 2009, e grazie alla delibera 26, gode di un canone agevolato sulla base delle importanti e riconosciute attività sociali che offre a titolo gratuito. I problemi cominciano quell’anno, quando viene chiesto l’aggiornamento del canone d’affitto. «La richiesta ci sembrava legittima ed eravamo d’accordo a ricalcolare il prezzo, ma poi abbiamo scoperto che pretendevano di moltiplicarlo per dieci. Una somma per noi irraggiungibile», afferma Rino Signorelli, presidente del circolo Arci. Infatti, il canone d’affitto richiesto schizza da 120 euro a 1.080 al mese. L’associazione fa ricorso e, alcuni anni dopo, lo vince. Siamo a dicembre dello scorso anno, il giudice fissa il canone a 580 euro. «Durante il periodo della causa siamo andati più volte al Patrimonio perché volevamo pagare il giusto prezzo, ma ci è stato sempre risposto che non era possibile. Dopo la vittoria del ricorso, tra gennaio e marzo 2016, abbiamo ricevuto i bollettini. E abbiamo pagato. Poi più niente. Nessun bollettino, nessuna risposta», dice un altro membro del circolo. Ma il canone d’affitto è solo uno dei problemi. Come chiarito più volte dallo stesso avvocato dell’associazione, il vero nodo, dopo la delibera 140, sono le modalità di assegnazione dello spazio.

Probabilmente è anche per questo che stamattina in via Diego Angeli si sono presentati vigili e poliziotti. È bastata qualche chiamata perché sul posto accorressero tanti abitanti del quartiere, che frequentano assiduamente il circolo. «Non si rendono conto che qua può scoppiare tutto da un momento all’altro» – afferma uno di loro – «Se chiudono quel poco che abbiamo la pagheranno cara. L’11 agosto vorrebbero mettere i sigilli anche alla palestra qui dietro». Presenti anche due consigliere municipali del Movimento 5 Stelle, che hanno affermato di non essere stati messi al corrente dell’operazione e di essere intenzionati ad acquisire «tutta la documentazione necessaria a capire bene il caso».

Il circolo Arci è un punto di riferimento riconosciuto per un pezzo del quartiere popolare di Casal Bruciato. Al suo interno vengono offerte attività sociali e ricreative di grande valore. È presente un centro anti-violenza a cui possono rivolgersi le donne che hanno subito abusi o maltrattamenti. Un avvocato offre consulenze gratuite in diversi ambiti del diritto. È stata costruita una pista per giocare con le macchinine, «per togliere i bambini dalla strada e farli divertire in un luogo sicuro». C’è anche un gruppo di teatro. Sempre all’interno di questi locali, le suore orsoline garantiscono un’assistenza medica di base, diretta soprattutto agli anziani. Inoltre, il circolo Arci è un presidio solidale: al suo interno vengono conservate le medicine e i macchinari che una ragazza che abita lì accanto necessita per realizzare la dialisi. I suoi genitori sono stati tra i primi ad accorrere sul posto.

I frequentatori del circolo hanno già lanciato una raccolta firme per chiederne l’immediata riapertura. E sono già tanti quelli che hanno risposto. La loro determinazione sembra indicare che non basterà uno sgombero a cancellare un pezzo di quella Roma popolare che non ci sta a farsi chiudere le porte in faccia.

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