Ponte di Nona. “Non finisce qui”

Dopo gli sgomberi i movimenti e il quartiere rilancia.

Ponte di Nona. Non è facile riunirsi per i molti partecipanti all’assemblea che chi ha occupato il 6 dicembre 8 stabili (850 i nuclei familiari che complessivamente hanno varcato la soglia di altrettante stanze e appartamenti!) ha convocato per il pomeriggio di sabato 13. Alla fine ci si trova in un locale sotto le case dell’Ater, che chi vive e ha occupato qui intorno conosce bene per essere l’unico spazio dove potersi riunire nel raggio di chilometri e di un numero impressionante di edifici.

Questa è tuttavia un’assemblea diversa. Non c’è rassegnazione e tanta attenzione, nessun comizio, anche se le storia non è nuova. Denuncia dei proprietari, arrivo delle guardie, sgombero. Questa volta con l’aggiunta di un comportamento inutilmente dispotico visto che, una volta allontanate le persone dalle case, i loro mobili sono stati gettati sulla strada ed ammassati sotto la pioggia su quel terreno fangoso che circonda quelle case, dove non esiste, né forse esisterà mai, alcuna forma di sistemazione. Per molti questo vuol dire aver perso anche quel poco che avevano.

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Assemblea all’occupazione di Anagnina. Mercoledì 19 dicembre

Le occupazioni (molti nuclei di giovanissimi con uno o due figli, in maggioranza romani) del 6 si sono sommate a chi spontaneamente aveva occupato nei giorni precedenti. Diversi gli “occupanti di seconda generazione”, visto che a Ponte di Nona hanno preso casa tantissimi degli occupanti degli anni ’80 e ’90, tanti inquilini dei residence, i figli ora sono costretti a tornare ad occupare. Si parla dell’unità dei vari movimenti per l’abitare, della volontà di proseguire, della solidarietà del quartiere, dei lavoratori (precari) che portano solidarietà, della richiesta di nuovi sportelli (a giorni passeranno da uno a tre in questa zona), della volontà di non farla finita, di legarsi alla lotta di chi si oppone alla politica di Alemanno che vuole costruire ancora case ma no per chi ne ha diritto.

Contro la rendita per il diritto all’abitare non finisce qui.

Parla Tania, una delle occupanti sgomberate la scorsa settimana:

Audio interviste: