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Alla ricerca del pezzo mancante

Recensione a “Frantumi”, di Giovanni Masi e Rita Petruccioli

Presentato in anteprima e subito andato sold-out all’ ARF Festival di fumetti di Roma, dal 1 giugno nelle librerie, arriva “Frantumi” il graphic novel di Govani Masi e Rita Petruccioli per la Bao Publishing.

Un bellissimo misto tra una fiaba colorata ed un cazzotto nella bocca dello stomaco. Si può riassumere così il nuovo libro “Frantumi” di Giovani Masi (testi) e Rita Petruccioli (disegni) edito per la Bao Publishing..

La storia si basa su uno spunto semplice ma efficacissimo: siamo soliti dire, quando ci capitano cose negative, frasi tipo “sono a pezzi”, “la mia vita è in mille parti” o “mi è crollato il mondo addosso”, ecco, cosa succederebbe se questo avvenisse davvero?

Ce lo mostra Mattia quando, appreso della malattia della sua fidanzata Sofia , il mondo gli va materialmente in frantumi e si ritrova, dalle macerie della Stazione Termini, catapultato in un’altra dimensione in cui nulla è integro, neanche le persone. Il mondo altro non è che un gigantesco oceano, Mattia si ritrova così spiaggiato su «una specie di piattaforma galleggiante fatta di frammenti» portati assieme a lui dalla corrente.

In questa dimensione “non si chiede come stai”, né cosa si pensa. Ognuno è solo, ci spiega ad un certo punto la misteriosa Laila, perché «nessuno è amico di nessuno. Non vogliamo sapere cosa ti ha mandato in pezzi, non vogliamo sapere niente di te…» e sembra che l’unico modo per andarsene sia quello di ritrovare i propri frammenti e tornare “integri”.

Inizia così il viaggio di Mattia alla ricerca del suo pezzo mancante, per ritrovare la memoria e tornare da Sofia; Ma ancora una volta sarà Laila a centrare il nocciolo della questione: “le cose si trovano se le cerchi … il problema è che cosa ci fai quando le trovi”.

A mitigare la cupezza della trama, ci provano in parte i colori brillanti di queste 122 tavole che donano al libro un aspetto “pop”: è tutto coloratissimo. C’è il rosso della “brodaglia” e il rosa del cielo, il blu dei capelli di Laila e il giallo del vestito di Sofia. Sono proprio questi colori a donare al tutto la dimensione fiabesca, cui si accennava all’inizio.

Nonostante provenga dal mondo delle illustrazioni, Rita Petruccioli dimostra di sapersi confrontare egregiamente anche con la dimensione “allungata” di una storia a fumetti, che esige più dinamicità e cambi di visuale nella costruzione delle tavole. E proprio il cambio di inquadrature tra una prima parte del libro, in cui tutto è fermo, e la fine della storia, in cui tutto è dinamico, sembra sottolineare e amplificare il significato del viaggio svolto dai personaggi.

Con questo lavoro Masi e Petruccioli ci raccontano il percorso personale che si compie nell’accettazione del dolore, un cammino fatto di alti e bassi, di momenti di sconforto, di paure, di momenti di rabbia e di brusche accelerate… Come in tutti i racconti di viaggio, quindi, anche in questo libro c’è da prestare attenzione al movimento (o alla sua assenza).

All’inizio del libro, infatti, tutto è fermo, cristallizzato. I personaggi sono seduti ai tavolini di un bar o su di un letto e la narrazione procede attraverso uno scambio di sms tra Mattia e Sofia, o meglio attraverso i vari sms che i due si provano a scrivere per parlare della malattia. I gesti sono appena accennati e le azioni quasi inesistenti, tutto è immobile, ad eccezione del cursore del testo che cancella e riscrive intere frasi nei messaggi, come se il dolore (o la paura di esso) schiacciasse i personaggi sotto il suo peso.

Anche quando di fatto crolla il mondo, Mattia non si muove, spaesato da ciò che lo circonda e sballottato dagli eventi passati. Quando poi prova a reagire alla situazione, con rabbia, scopre di essere assai fragile in questa “nuova dimensione” e che lì «la gente si è distrutta cercando i propri pezzi mancanti».

Dovrà quindi imparare a muoversi, o meglio, dovrà avere il coraggio di farlo.

Pronto anche a correre il rischio, saltando da promontori o sbattendo contro scogli, onde e problemi, di rompersi un po’… perché alla fine: «Non fa niente se restano i segni!».

*redattore di BandeDessinée – trasmissione radiofonica sul mondo dei fumetti di Radiosonar.net