No Muos fino alla vittoria: invasa la base Usa!

In cinquemila in corteo tagliano le reti e rimandano al mittente le provocazioni di Crocetta.

Leggi il comunicato del Coordinamento No Muos

Niscemi, venerdì 9 agosto. Dopo le giornate del campeggio, i blocchi e le occupazioni di diversi comuni della zona, arriva il giorno dell’assedio alla base. Il corteo inizia sotto un sole torrido dall’ingresso della sughereta, il suggestivo parco naturale sventrato e inquinato dalle antenne militari. I manifestanti sfilano lungo stradine sterrate per diverse ore, scandendo slogan contro il Muos e rivendicando in maniera compatta il diritto ad invadere la base, per difendere “i diritti della popolazione che vengono continuamente usurpati: il diritto alla salute, il diritto a prendersi cura e decidere insieme della terra in cui si vive, il diritto all’esistenza delle generazioni future, il diritto alla pace e alla smilitarizzazione di tutti i territori”.

“Fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi” dice lo striscione di testa del corteo. In prima fila i comitati di base di Niscemi e delle altre città cantano “Dalla Val di Susa all’isola, non ci fermerete mai!”, poi le “Mamme No Muos” che intonano una versione di Bella Ciao rimodulata sul Muos di Niscemi, poi in ordine sparso le delegazioni no ponte, no tav, in fondo i partiti, Cobas e movimento 5 stelle, ma tutto il corteo è composto da tanti giovani, giovanissimi, da famiglie e anziani, tanti cittadini attivi nel movimento, pacifisti di nuova e vecchia data. Dai cori e dall’energia che vibrava nell’aria emerge una fotografia in movimento dei cittadini di Niscemi e dei paesi limitrofi che incontrano una generazione cresciuta nelle lotte dei movimenti studenteschi, nelle esperienze territoriali dalla Val Susa al movimento contro il Ponte sullo Stretto.

Si arriva alle reti dopo due ore di marcia attraverso la Sughereta e si affronta il primo blocco delle forze dell’ordine, schierate davanti al cancello: si avanza a mani nude, partono le manganellate della polizia, si resiste e si riparte in corteo. “Lasciate libera la nostra terra, andate via, vogliamo riprenderci i nostri diritti, non ci potete fermare!” Urlano i manifestanti. La polizia è in difficoltà. Brividi, urla di rabbia, ma nessuno ha paura, le forze dell’ordine sono schierate in numero insufficiente per fermare i manifestanti che attraversano i viottoli della sughereta e cominciano ad accerchiare la base da più punti. Sono tutti determinati ad entrare nella base, a tagliare le reti, così in migliaia avanzano nonostante i blocchi in maniera pacifica, ma disposti a violare ogni divieto: è questa la sensazione che si vive al corteo, fin dall’inizio. Guarda la videocronaca del corteo “L’assalto” e il video del Fatto Quotidiano

Tutto diventa possibile, le reti vanno giù, le cesoie passano di mano in mano, si comincia ad invadere la base. Un manipolo di finanzieri prova a caricare dove per primi i manifestanti hanno tagliato le reti, ma vengono respinti: sarà là che, cercando di buttare giù una recinzione, un poliziotto si ferisce inciampando da solo (i media amplificheranno ad arte la notizia). I cordoni però resistono e non arretrano, permettendo a tanti manifestanti di entrare nella base, mentre ad un certo punto un boato attraversa la manifestazione: ancora altre reti sono state tagliate, la celere schierata dentro la base non può fermare l’invasione di massa. Le bandiere No Muos salgono al cielo dentro la base, i manifestanti corrono da tutte le parti, anche i più timorosi si decidono finalmente ad entrare: ci si abbraccia, si fanno i cordoni, si cantano slogan, si va avanti.

La base è violata, le ragioni dei manifestanti e la determinazione di tutti ha avuto la meglio: le reti prese d’assalto in più punti, da migliaia di persone che decidono poi di andare in corteo fino alle antenne dove ancora Turi Vaccaro e gli altri otto attivisti si trovano arrampicati a decine di metri. Gli applausi scroscianti coprono l’emozione della discesa degli attivisti dalle antenne, dove sventola ancora la bandiera No Muos. Si ritorna, scavalcando le reti al contrario, dalla base verso fuori, con le torce accese e sotto le stelle cadenti nel buio della sughereta, dopo aver costeggiato il cantiere del Muos interno alla base, protetto dalla celere. “E’ solo l’inizio!” dicono i manifestanti tornando, dopo sei ore di corteo, verso i pullman.

Se i numeri sono stati di certo inferiori alla grande manifestazione del 31 marzo – preparata per diversi mesi a differenza di quest’ultima – questa manifestazione, organizzata in poco più di dieci giorni in pieno agosto, per rispondere alla “revoca della revoca”, è stata un grande successo dal punto di vista delle pratiche di lotta. Di certo segna di certo un punto di non ritorno: le mamme e gli anziani, i giovani e i sindaci, assieme, hanno legittimamente forzato le reti. A chi vuole dividere i buoni dai cattivi, possiamo solo rispondere con i fatti: basta guardare le migliaia che hanno abbattuto le reti ed invaso la base, mamme, famiglia, giovani, studenti, cittadini, consiglieri comunali e sindaci, accomunati dalla decisione di non abbassare la testa e dalla volontà di proseguire una lotta che sta crescendo anche oltreoceano (leggi l’appello degli intellettuali USA e il seguente articolo).

Mi preme infine prendere parola su due elementi, correlati tra loro: da una parte la falsa narrazione mediatica, dall’altra le vergognose dichiarazioni di Crocetta. Sappiamo che molti casi i giornali raccontano verità faziose e distorte, per non smentirsi anche stavolta Repubblica dà il meglio di sé (basta guardare il titolo: “Protesta al No Muos, tensione al corteo, un militare ferito, bengala contro elicottero”, scrive un giornalista o la questura?), e lo stesso ovviamente vale per il Corriere della Sera. Per fare solo un esempio, è evidente (infatti basta semplicemente guardare le immagini) che quelli che per il Corriere erano un “centinaio di manifestanti che hanno invaso la base” sono almeno duemila persone, di tutte le età e le provenienze, che hanno praticato un’azione di disobbedienza per segnalare la propria determinazione a proseguire la lotta [Leggi il comunicato dei comitati No Muos “No all’inganno, in migliaia dentro la base”]

“Crocetta, la nostra vita non ha prezzo” piuttosto che “Revochiamo Crocetta” sono gli slogan che campeggiano sugli striscioni: e così il presidente dell’ARS, trasformatosi da “paladino” istituzionale dell’opposizione al Muos a semplice esecutore della volontà degli Usa e del governo italiano diventa bersaglio di cartelli, cori e slogan da parte dei manifestanti. “‘Crocetta ci ha preso per cretini ma noi non ci fermiamo. Lui ha avuto paura e si é ritirato. Noi lottiamo per i nostri diritti e la salute dei nostri figli” dicono le mamme No Muos. Oltre al passo indietro sul Muos, quel che però indigna particolarmente sono le ignobili dichiarazioni apparse sempre sul Corriere della Sera: a questo giro ha davvero esagerato, parlando di infiltrazioni mafiose tra i No Muos. Siamo di fronte alla solita becera retorica questurina degli “infiltrati” venuti da fuori (come se il Muos riguardasse solo i siciliani o gli abitanti di Niscemi, pur presenti in massa) e non chiunque abbia a cuore la pace, la difesa dei diritti e della salute. Una retorica messa in campo costantemente quando i movimenti fanno paura e chi governa non sa come affrontarli, soprattutto se, come in questo caso, il governatore ha costruito la sua campagna elettorale all’insegna del blocco dei lavori del Muos. Una vergognosa dichiarazione questa di Crocetta per colpire una lotta popolare che cresce e si rafforza: a chi da anni si erge a paladino dell’antimafia di stato, vogliamo solo ricordare che sono le imprese implicate con il Muos a non avere il certificato antimafia, e che tra le imprese e soprattutto gli interessi legati alle grandi opere, dal Ponte sullo Stretto ai lavori della Tav si trovano le reali infiltrazioni mafiose. Nulla a che vedere con i movimenti sociali. Nè infiltrazioni mafiose nè di altro tipo, ieri abbiamo vissuto una grande giornata di resistenza, democrazia e libertà.

Sabato 10 agosto al presidio di Niscemi si terrà un’assemblea con delegazioni dei movimenti territoriali in difesa dei beni comuni provenienti da tutto il paese, e si decideranno le prossime mobilitazioni. Perchè l’invasione della base e l’occupazione delle antenne, su cui ancora sventolano le bandiere del movimento, rappresentano un ottimo punto da cui ripartire con le mobilitazioni per femare i lavori e smantellare la base militare.

Le foto sono di Francesco D’Amore, in ordine 1) l’invasione della base, 2) le tensioni ai cancelli, 3) il cantiere del Muos, 4) gli attivisti sulle antenne

Guarda il video della giornata “L’assalto” di Enrico Montalbano: