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Lo “scherzo” delle molestie sessuali non ci fa ridere

Il “tavolo narrazione della violenza attraverso i media” del movimento Non Una Di Meno a proposito del brutto episodio di molestie sessuali andato in onda durante la trasmissione Amici di Maria de Filippi.

Durante il serale di Amici di Maria De Filippi, lo scorso sabato 22 aprile, è stato trasmesso uno “scherzo” a Emma Marrone registrato durante le prove pomeridiane. Durante il cosiddetto scherzo vediamo la cantante che esegue un pezzo, quando un ballerino d’accordo con lo staff inizia a strusciarlesi contro, ad avvinghiarla e a palparla. Visibilmente turbata Emma dapprima lo allontana, e gli dice di smettere perchè, afferma: così non riesco a cantare”. Nonostante ciò lo “scherzo” continua e quando il pezzo riprende, di nuovo il ballerino comincia a spingerle contro i genitali mentre lei tenta di scansarlo come può, cercando di continuare a cantare e restando al microfono. La scena prosegue più o meno sugli stessi prevedibili toni, passando da avances moleste a una finta rissa, fino a quando Emma decide di abbandonare lo studio; finalmente la regia le spiega che si tratta di uno scherzo organizzato e la situazione si risolve.

Questo episodio ha innescato un dibattito in Rete da cui emerge in vari modi che lo “scherzo” non è stato apprezzato.

Uno scherzo basato sulla violenza sessuale non fa mai ridere, e in questo caso la violenza si è mostrata più volte quando la cantante ha detto di smetterla, di essere in difficoltà  e di non voler più lavorare in queste condizioni, ma pur di continuare lo scherzo, che veniva ripreso dalle telecamere, la sua volontà è stata messa in secondo piano.
È nata anche 
una petizione online che riporta: Lo scherzo di Amici a Emma non fa ridere perchè oltre a colpire la cantante, colpisce tutte le vittime di violenza e di molestie, facendo credere loro che gli abusi siano normali. Così normali che diventano perfino divertenti. Così divertenti che se ti ribelli, sei una che se la prende troppo.”

Accanto a chi ha esposto queste criticità  sulla vicenda, c’è la rappresentazione dello “scherzo hot a Emma ad Amici” nei media mainstream, a partire dalla trasmissione stessa, che con la scritta “scherzo ad Emma” in sovraimpressione stabiliva il contesto interpretativo: giocoso e divertente.

Lo stesso taglio è stato adottato da molte testate che già nei titoli non lasciavano dubbi che si trattasse di un semplice scherzo, forse soltanto un po’ più “spinto” o “sensuale”.

A questo punto Emma che cerca di sottrarsi alle molestie viene descritta come “esagerata”, si scrive che la cantante sbotta” reagisce male”, come se reagire a queste molestie fosse un’anomalia rispetto al commetterle. Negli stessi articoli si considera esagerata e “polemica” tutto ciò che esce da questi vincoli interpretativi della vicenda; come se fossero i media mainstream (in astratto) a poter decidere qual è il confine tra uno scherzo e una prevaricazione, e non chi la subisce.
Lo stesso meccanismo mediatico lo ritroviamo il lunedì successivo quando Emma si è vista consegnare il Tapiro d’Oro da Staffelli per “uno degli scherzi più divertenti” visti in televisione.

Questo è un altro esempio di come viene deviata e incanalata la narrazione di un episodio di violenza anche attraverso la scelta di termini come “scherzo hot” o “sensuale”, oltre all’atto fisico della consegna del tapiro che riporta l’attenzione sulla cantante, piuttosto che sulla regia che ha progettato e confezionato un siparietto con delle molestie sessuali come prodotto comico per suo pubblico.

Il dibattito su questo ed altri episodi di narrazione tossica da parte dei media mainstream non è polemica sterile, ma un contributo necessario per ripensare e costruire tutt* insieme i linguaggi, soprattutto quelli veicolati dai grandi canali d’informazione.
Riscrivere le narrazioni in un’ottica femminista per noi significa anche disattivare tutti quei dispositivi che rappresentano come giocose, scherzose, o anche soltanto ammissibili quelle dinamiche di sopruso che vanno dal mobbing alle molestie sessuali; perchè anche nelle pratiche di tutti i giorni (ad esempio le palpatine sull’autobus) sia chiaro che una violenza si verifica quando un soggetto sente di esser vittima di un abuso (magari perdendo il controllo su ciò che accade al proprio corpo), senza queste dialettiche pacificatrici che riconducono le violenze a un ambito di normalità .

Non Una Di Meno, Tavolo Narrazione della violenza attraverso i media

Fonte: nonunadimeno