ROMA

In mezzo ai mostri di cemento il lago è un sogno che si avvera

Sono passati quattro anni dal primo concerto al lago che combatte liberato, era il 12 ottobre del 2014, ed era stato da poco ottenuto il riconoscimento formale da parte del Comune di Roma dell’esproprio dell’area. Oggi si torna al lago che combatte perché sia dichiarato Monumento Naturale, per frenare così la speculazione.

Oggi domenica 14 ottobre 2018 torniamo al Lago che combatte: il programma della giornata.

 

Son passati quattro anni dal primo concerto al lago: e adesso nel 2018 a che punto siamo? Il lago è aperto ogni giorno grazie al Forum Parco delle Energie che si è assunto la responsabilità di aprirlo, custodirlo e fare i lavori in autogestione, dopo le inutili attese del Comune e i suoi stanziamenti approvati e mai arrivati… per questo c’è bisogno che tutta la grande comunità ogni tanto si riunisca, perché insieme andiamo avanti.  La battaglia continua perchè aspettiamo ancora dalla Regione Lazio che il lago diventi “MONUMENTO NATURALE” per mettere l’area al riparo dai piani mai sopiti degli speculatori.

 

Riproponiamo oggi un articolo di Rossella Marchini scritto in occasione della prima giornata, il 12 ottobre 2014, del Lago che Combatte.

 

Il lago che resiste lo abbiamo visto il 12 ottobre, quando due cortei colorati e rumorosi, partiti dal Prenestino e da Portonaccio, hanno raggiunto il varco aperto per entrare nell’area dell’ex Snia Viscosa.

Nell’area dell’ex SNIA, quella che all’inizio del novecento era la più grande fabbrica della città, circondata dal vasto parco dove, in padiglioni austeri venivano cuciti teli per paracadute, erano già pronti, da molto tempo, per trasformare quel vuoto nell’ennesima distesa edilizia. In quel luogo di lavoro si registrava la più alta presenza di mano d’opera femminile e, come riportato da recenti studi, un’altissima percentuale di operai che, a lungo a contatto con quei solventi, si ammalavano e venivano ricoverate/i a S.Maria della Pietà. Il Manicomio cittadino.

Un luogo di sofferenza su cui, da tempo, quando ancora la parola “rigenerazione urbana” era sconosciuta, si erano appuntati gli occhi di chi voleva trasformare il tutto in eleganti condomini. Palazzine sul finire del secolo scorso. Grattacieli oggi.

Poi è arrivato un lago ed eccoci a domenica 12 ottobre: una giornata speciale, questa domenica, che difficilmente chi l’ha vissuta potrà dimenticare. Perché il lago c’era. Si sapeva. Erano in pochi ad averlo visto. Anche se tutti conoscevano la storia della sua scoperta e di come la comparsa dell’acqua avesse accompagnato questa grande forma di resistenza urbana contro uno dei signori del cemento romano, che pensava di trasformare tutto in una colossale rendita.

 

Ma il lago, quello cantato dagli Assalti Frontali e dal Muro del Canto, il lago che resiste lo abbiamo visto domenica quando due cortei colorati e rumorosi, partiti dal Prenestino e da Portonaccio, hanno raggiunto il varco aperto per entrare nell’area dell’ex Snia Viscosa.

 

E’ uno strano panorama quello che ci siamo trovati di fronte. Fra ruderi, veri e propri fossili edilizi, che una volta accoglievano le attività industriali della fabbrica di seta artificiale, in mezzo ad una vegetazione cresciuta libera nella vasta area, appare il lago. Una distesa di acqua appena increspata dalla brezza calda di questa magnifica giornata di ottobre, con le sue sponde a tratti sabbiose e le ombre della pineta, i canneti e i salici. La vegetazione accoglie proprio qui animali protetti. Si vedono germani reali. E’ un lago vasto 10mila metri quadri, perfino balneabile. Lascia senza parole.

Quello che vediamo ricorda i dipinti e le incisioni dell’ottocento, con i ruderi romani coperti dalla macchia di arbusti. Eppure è da vent’anni che quell’acqua naturale effervescente sgorga dalla terra. E’ da vent’anni che il proprietario di quei terreni, presi da un fallimento a prezzi stracciati, avrebbe voluto con le pompe e le idrovore, svuotarlo. Per costruire i soliti giocattoli di cemento: residenze e centro commerciale. Sono vent’anni però che i cittadini di quei quartieri si battono per salvare il lago e ottenere che sia realizzato il parco. Lo prevede il piano regolatore. Ma questo a Roma sembra non significare nulla.

Perché la proprietà le ha tentate tutte. Dal 1992, quando, dopo aver ottenuto una licenza sulla base di planimetrie falsificate come sarà accertato dal tribunale, il costruttore inizia gli scavi per le fondazioni e intercetta la falda dell’acqua bullicante. Quell’acqua sembra inarrestabile e lui tenta di tutto per nasconderla. L’impossibile per portarla via, fino ad arrivare ad allagare tutto il quartiere circostante. La butta nelle fogne. Loro non gradiscono. E’ acqua buona. Non c’è nulla da fare. La rispediscono al mittente.

 

E’ nato il lago e non ha nessuna intenzione di tornare sotto terra. Nel 1994 l’assemblea capitolina approva il progetto per la sistemazione a verde pubblico attrezzato di parte dell’area della ex fabbrica Snia Viscosa e avvia la procedura di esproprio. Ed è in quell’anno che, occupando i capannoni abbandonati, nasce il centro sociale Ex Snia a presidio del parco che dovrebbe nascere.

 

Ed è grazie alla costante vigilanza del centro sociale e dei comitati di cittadini che si impediscono nuovi tentativi di edificare su quell’area. Nel 2009 il commissario delegato ai Mondiali di nuoto destina l’area alla costruzione di piscine, palestre, sala congressi e appartamenti, ma l’occupazione del dipartimento allo Sport del Comune sventa l’operazione. L’anno successivo nasce l’idea di utilizzare l’area del parco per costruire dei residence universitari da affittare a canoni concordati. I cittadini tornano a far pressione per sventare il progetto e la delibera 107 del 2010 non verrà mai approvata in Campidoglio.

Nel 2013 la mobilitazione popolare impedisce l’ennesimo tentativo di costruire quattro torri alte 100 metri per un totale di 55mila metri cubi. Il tempo stringe, l’area è pubblica dal 2004, ma le normative prevedono che se entro dieci anni non si realizzano le opere previste per il parco, il terreno può tornare in mano all’ex proprietario.

 

Il lago della Snia diventa il lago di Roma, di tutti e tutte, la mobilitazione riguarda l’intera città. Si creano belvedere per poterlo guardare, si informano i cittadini della sua storia, si lavora con i bambini delle scuole. Nel Bilancio 2014 finalmente trova posto un primo stanziamento per far partire il Parco del Lago.

 

E’ fatta e il lago ha anche ora la propria colonna sonora . Quella degli Assalti e del Muro del Canto i nostri “poeti”urbani. C’erano anche loro alla grande festa di domenica, finita al tramonto sulle sponde del lago. Musica e parole hanno riempito l’aria. Qualcosa di più di una vittoria ambientalista.

E’un colpo alla rendita, al saccheggio della finanza. Arricchito da un valore aggiunto. La natura, che si vuole cacciare dalla città, si è ripresa quella la città che tante volte l’ha respinta. Per questo i tanti bambini presenti hanno partecipato anche loro con cartelli, canti e giochi all’avvenimento. Loro erano convinti di essere in una favola.

I loro genitori, noi, abbiamo assunto questa favola come la metafora della lotta del bene contro il male, della violenza che la costruzione della città, quando risponde alle regole imposte dalla finanza, esercita sulla natura. E’ l’acqua che sgorga dalla terra il simbolo della città di tutti.

Proprio nei giorni di Genova, massacrata dalla furia dell’acqua, quando la natura viene descritta come il male che vuole distruggere il nostro abitare e di fronte al quale dobbiamo abbassare la testa, abbiamo conosciuto la dolcezza e la forza del fiume sotterraneo, che non si arrende alla violenza della finanza ed è disposto a regalarci il lago di Roma. Il lago che combatte è un sogno che si avvera. Al suono degli Assalti Frontali & il Muro del Canto.

Nella sua battaglia il lago non è mai stato solo. Da domenica sappiamo che è in buone mani. Le nostre, che questa città riprenderanno.

 

Foto di Denise Esposito