Il Tar dà ragione ai NoMuos

Il movimento vince una battaglia legale ma la lotta contro il megaradar militare targato Usa non finisce qua.

Il Tar di Palermo ha detto “no” al Ministero della Difesa, che chiedeva il ritiro dell’ordinanza di sospensione dei lavori per il Muos e 25,000 euro per di rimborso (!) per ogni giorno di blocco dei lavori. Il provvedimento era stato preso dalla giunta regionale siciliana di Rosario Crocetta subito la vittoria: prima di dare il via libera al proseguimento dei lavori, l’amministrazione siciliana chiedeva garanzie sulla salute dei cittadini a seguito delle proteste e dei blocchi del movimento.

Marcello D’Amore, docente universitario dell’Universita la Sapienza è stato chiamato a dirimere la questione. La sua rlazione non lascia adito a dubbi: “il campo elettromagnetico irradiato dal Muos può produrre effetti biologici sulle persone esposte; interferenze elettromagnetiche in apparecchiature elettroniche, strutture aeroportuali e aeromobili; effetti sulla biocenosi e sulla fauna del Sito di importanza comunitaria Sughereta di Niscemi”. Avevano ragione allora cittadini e istituzioni locali a non fidarsi delle parole degli “esperti” americani, dell’ambasciata e del loro governo (o meglio di tre governi: quello Berlusconi e quello Monti prima, quello Letta oggi).

Esultano i No Muos che ora rilancian: “l’opera è chiaramente illegittima e va bloccata punto e basta”, mentre il Tar nel merito non si è pronunciato limitandosi a confermare il provvedimento della Regione Sicilia. L’indicazione dei comitati, in prima fila alla conferenza stampa quello delle mamme No Muos, è chiara: non abbassiamo la guardia, la sentenza è positiva ma non basta – il progetto dev’essere fermato in maniera definitiva.

Nei mesi passati la battaglia No Muos non si è combattuta solo nelle aule di tribunale. Due grandi manifestazioni, una a marzo e l’altra il 31 maggio, hanno assediato il cantiere, e tanti sono stati i blocchi della popolazione di Niscemi, Modica e non solo per impedire l’ingresso di gru e materiale nella base americana, blocchi a cui la polizia ha risposte con botte e manganelli garantendo il proseguimento dei lavori, continuati imperterriti.

Ancora una volta la determinazione delle popolazioni a difendere il proprio territorio – e non certo per egoismo o per la sindrome di nimby come media e istituzioni provano a raccontarci – mette i bastoni tra le ruote alle decisioni unilaterali di costruzione di opere dannose per la salute e i territori, facendo emergere la verità anche nelle sedi istituzionale oltre la cortina di relazioni fumose, parole e promesse.

Il Muos poi non è solo un’opera nociva per la salute, ma anche un’opera che serve a fare la guerra, l’ennesima servitù militare che alcune zone del nostro paese devono pagare agli Stati Uniti. Le parabole del Muos servono per far volare i droni, per sganciare bombe, per “esportare democrazia”. Un altro buon motivo per dire “NO”.

Per informazioni sulle ragioni dei No Muos e sulle mobilitazioni: www.nomuos.info